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Tari e rifiuti, incontro a Genova di Linea condivisa: no a qualsiasi inceneritore

Gli esponenti di Linea condivisa (foto di repertorio fb)

I responsabili di Linea condivisa oggi hanno invitato la cittadinanza all’incontro “Tari e rifiuti, spendere meno e meglio si può” dedicato alla gestione dei rifiuti in Liguria, in programma giovedì 25 alle 17.30 presso la sala Quadrivium in piazza Santa Marta 2 a Genova.

Interverranno Rossella d’Acqui – Apertura Lavori – presidente Linea condivisa; Nadia Repetto – moderatrice – responsabile Ambiente Linea condivisa; Luca Costa – consigliere Città Metropolitana di Genova; Gianni Pastorino – consigliere regionale della Liguria; Luca Marchiani – segreteria Cgil Fp Genova; Mauro Solari – referente Energia e Rifiuti Linea condivisa; Enzo Favoino (in collegamento) – esperto di Economia circolare Scuola Agraria di Monza e presidente di ZeroWaste Europe.

“Dopo gli appuntamenti dedicati alla mobilità e alla sanità – hanno spiegato da Linea Condivisa – questo è il terzo di una serie di incontri che stiamo organizzando per mettere a disposizione di tutta l’area progressista della nostra città e della nostra regione l’elaborazione che in questi anni l’associazione ha realizzato.

Una gestione corretta dei rifiuti fa bene all’ambiente e costa meno. Mentre Regione Liguria crea l’ennesimo carrozzone la gestione dei rifiuti è sempre meno efficiente e sempre più costosa. Nonostante i numerosi progetti, chiusi nei cassetti, vengono fatte scelte dispendiose e poche efficaci e non in linea con le indicazioni europee.

L’economia circolare non è una favola, ma un obiettivo raggiungibile per città vivibili anche a partire dalle nostre proposte operative.

La Liguria resta indietro dal punto di vista della raccolta differenziata e registra il più alto costo pro capite relativo al ciclo di gestione dei rifiuti.

Nel 2018 erano 832.333 tonnellate. Su una popolazione totale di 1,520644 milioni di abitanti, la produzione pro capite di ru è passata dai 555,3 kg/abitante/anno nel 2015 ai 541 attuali. Savona, con 581 kg/abitante, è tra le province italiane con la maggior produzione pro capite di rifiuti urbani.

La percentuale di raccolta differenziata in Liguria è ancora troppo bassa: siamo al 55,70% del 2021 (la media nazionale è del 61,3%). La Spezia ha conseguito uno dei maggiori risultati d’Italia: 75,12%. Segue Savona, con il 63,55%, Imperia con il 53,48%. Genova fanalino di coda con il 48.40%.

Sono stati analizzati 184 Comuni liguri su 234, per un totale di quasi 1,4 mln di abitanti, ed emerge che il costo totale maggiore si registra proprio in Liguria (253,73 euro/ab/anno), in particolare la voce preponderante, con 85,41 euro/ab/anno, è riferita alla gestione del ciclo di rifiuti indifferenziati.

In queste settimane la giunta Toti si è inventata Arlir, una nuova agenzia regionale in materia di gestione integrata dei rifiuti. Un’agenzia simile ad Alisa che dovrebbe chiudere definitivamente il ciclo dei rifiuti. Non capiamo però come una struttura amministrativa possa fare questo. Come Alisa, si tratta di un ente sovrapposto alle strutture democraticamente elette dai cittadini e dalle cittadine (come Comuni e Città Metropolitana).

Le cittadine e i cittadini di Genova si trovano a pagare la Tari più cara d’Italia. In media nel 2022 una famiglia ligure ha pagato 357 euro la tassa per i rifiuti, rispetto ai 314 della media nazionale. Le nostre proposte prevedono l’introduzione di una raccolta porta a porta seria, fatta in modo diversificato a seconda della struttura urbanistica della nostra città, raddoppiare subito l’impianto di via Sardorella a Genova Bolzaneto e costruire un impianto per la separazione dei rifiuti con trattamento meccanico-biologico (TMB) invece di mandare i nostri rifiuti fuori regione.

Per ridurre i costi della Tari pensiamo sia anche necessario partire con una raccolta differenziata porta a porta spinta. Ci sono esempi di grandi città con sistemi di porta a porta che funzionano come Milano.

Diciamo no a qualsiasi ipotesi di inceneritore perché la realizzazione di questo tipo di impianto è estremamente costosa, produce a sua volta rifiuti (il 30% di quello che entra in un inceneritore diventa poi rifiuto speciale). Ha poi una produzione di energia elettrica meno efficace di quel che si pensa: un rendimento del 21%, ciò significa che il 79% di energia che recuperiamo la buttiamo via. Gli inceneritori non rientrano poi nel sistema di economia circolare e quindi non possono essere finanziati con fondi europei”.