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Superstizioni liguri: il fascino della fortuna nei cuori genovesi

Superstizioni liguri: il fascino della fortuna nei cuori genovesi
La dea bendata

L’Italia è un paese noto per essere intriso di credenze, tradizioni e rituali, tutte attività legate al mondo della fortuna. Si è sicuramente perso il velo di misticismo che vi era una volta, ma adesso è rimasta solo una mera passione e il fascino dello “stuzzicare la dea bendata”. 

In altre parole, non vi è più quel senso di fanatismo e vera credenza legata ad esempio al rompere gli specchi o passare sotto a una scala, ma alcune tradizioni positive sono ben lungi dal morire, anche perché non fanno altro che aggiungere vivacità a una terra piena di colori come la nostra. 

Possono essere un esempio le tradizioni come il lancio della moneta alla Fontana di Trevi a Roma o il pellegrinaggio al santuario di Montenero a Livorno per i maturandi toscani. Dove ci si gira e ci si gira, in questa affascinante terra possiamo trovare meravigliosi simbolismi. 

Nel cuore della regione ligure, a Genova, questa predilezione è profondamente radicata nell’animo dei suoi abitanti, dove le superstizioni permeano molti aspetti della loro vita, tra cui soprattutto il gioco. 

Che sia il tentare un giro di carte con gli amici o scegliere i numeri fortunati alla lotteria, per i genovesi è un vero piacere dedicarsi ogni tanto a questo genere di intrattenimento, soprattutto ora che è possibile fare la verifica Lotteria Italia anche online, in pochissimo tempo. 

Ma da dove nasce questa passione per la simbologia e la fortuna?

Genova patria della simbologia: alcune delle più famose

Genova, patria dei naviganti e città ricca di storia, pur essendo conosciuta per la concretezza dei suoi abitanti, custodisce credenze e tradizioni che si intrecciano con la vita quotidiana. 

Triora, il borgo delle streghe, è il primo esempio che incarna questa fusione tra mito e realtà. Gli abitanti portano gli “abitini”, piccoli amuleti di stoffa con erbe raccolte in momenti specifici dell’anno, come il solstizio d’estate, per affascinare, innamorare o proteggersi dal malocchio. 

Ma le superstizioni non si limitano solo alle pratiche più antiche. Nel tessuto culturale genovese, l’attenzione si estende anche a dettagli quotidiani come olio, sale e vino. L’olio d’oliva, prezioso e frutto di fatica, deve essere infatti rispettato: sprecarlo o rompere una bottiglia è considerato un presagio di sfortuna. 

Il sale, elemento vitale, non deve essere consegnato direttamente ma posto davanti a chi lo richiede. E il vino, gioia condivisa, diventa un portafortuna quando si passa un dito bagnato dietro alle orecchie.

Anche la gastronomia rivela il legame tra tradizione e superstizione. La cima genovese, piatto celebre e cantato da Fabrizio De André, richiede infatti una particolare attenzione: tenere una scopa di saggina vicino durante la cottura, un dettaglio che si mescola tra cucina e simbolismo, incarnando la fusione di antico e moderno.

Nel contesto più attuale, la simbologia continua a influenzare questa terra. Nell’anno in corso, ad esempio, due biglietti vincenti nella scorsa edizione a Genova hanno evidenziato come certe credenze siano ancora vivide. 

La combinazione di numeri selezionata da alcuni fortunati, ispirata forse da antiche credenze o segni personali, si è rivelata di ottimo auspicio, dimostrando che questo modo di vedere alla fortuna è parte integrante della vita quotidiana delle persone.

Le simbologie in Liguria non sono quindi solo una superstizione per i suoi abitanti, ma un modo di vivere che si intreccia con la storia, la cultura e la vita contemporanea.