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Storie di profughi nel libro di Chiara Atzeni

Storie di profughi nel libro di Chiara Atzeni
"L'eco di un esodo" di Chiara Atzeni - Cover libro

Storie di profughi nel libro di Chiara Atzeni. Per commemorare il “Giorno del ricordo” l’autrice racconta le memorie dei nonni.

Storie di profughi nel libro di Chiara Atzeni, “L’eco di un esodo”.

Di pubblicazione con Erga edizioni il libro autobiografico di Chiara Atzeni.

La presentazione del libro domani martedì 15 febbraio alle 18 alla libreria laFeltrinelli di Genova.

Evoluzione in narrativa del suo brano Esodo, pubblicato il 10 febbraio dello scorso anno, L’Eco di un Esodo (Erga edizioni) è un viaggio autobiografico che ha come sfondo la tormentata ma poco conosciuta storia dell’esodo giuliano-dalmata avvenuto nel secondo dopo guerra,

quando migliaia di italiani che abitavano le terre d’Istria,

Quarnaro, Fiume e Zara, passate dall’Italia alla Jugoslavia, lasciarono in massa le loro case e le loro vite, abbandonando ogni cosa.

Martedì 15 febbraio alle 18 Chiara presenterà il suo libro presso la libreria laFeltrinelli di Genova con la partecipazione del saggista ed editorialista Pierfranco Pellizzetti e della relatrice Carla Scarsi.

Per partecipare inviare una mail a eventi.genova@lafeltrinelli.it.

Info sul libro

Un viaggio nella grande storia, passando per le piccole vicende che la compongono come pezzi di un puzzle attraverso le voci di chi le ha vissute in prima persona; un viaggio alla ricerca delle radici dell’autrice, nipote di esuli giuliani, attraverso le travagliate vicissitudini familiari;

viaggio dentro sé stessa, dove gli strascichi dell’abbandono vissuto e raccontato quotidianamente dai nonni hanno sedimentato, per far capolino nella sua musica e nelle sue parole, anni e decenni dopo.

“Lasciai ogni cosa e in una valigia troppo piccola chiusi la mia storia / pochi vestiti, sorrisi spenti e l’odore del mare…” (tratto dal brano Esodo)

“Il punto di vista cui ho dato voce è quello di coloro che sono partiti quando hanno deciso che restare fosse pericoloso o, semplicemente, abbandonare la loro terra risultava ai loro occhi l’unica alternativa possibile. Il punto di vista cui ho dato voce è solo un tassello di un puzzle complicatissimo”.

“Il mio, invece, è il punto di vista del dolore, che non ha colore politico. Esiste e basta. Esiste perché è insito nell’uomo e oltrepassa confini, lingue, etnie.

E di fronte al dolore siamo tutti uguali. È una chiave di lettura universale.

Perché questa storia va compresa con il cuore prima ancora che con la ragione, per evitare di esser risucchiati da quel groviglio di idee e convinzioni, in cui, anche a voler essere obiettivi, si faticherebbe a venirne fuori indenni.” (Tratto da Chiara Atzeni, L’Eco di un Esodo).

Storie di profughi nel libro di Chiara Atzeni
“L’eco di un esodo” di Chiara Atzeni – Cover libro

“Ma il fil rouge di tutto è la vita di mia nonna Marucci, cui la guerra ha tolto la sua terra ma dato l’altra metà del suo cuore, mio nonno Simone. Storia, la loro, che ho ricostruito piano piano nella mia memoria tramite i loro racconti, le parole di chi li aveva conosciuti e vivendo fisicamente i luoghi: l’isola di Lussino e il piccolo meraviglioso paese di Neresine.

Storia che qui proverò a restituire, in punta di piedi, sotto forma di musica e parole.” (Tratto da Chiara Atzeni, L’Eco di un Esodo)

Prefazione a cura della dottoressa Petra Di Laghi.

“Attraverso la cronaca di questo viaggio alla ricerca delle proprie origini, Chiara ci restituisce non solo le memorie di chi per molto tempo dovette ricordare in silenzio, ma anche preziosi tasselli di un unico racconto attraverso la storia, le testimonianze e – filo rosso che lega tutta la vita dell’autrice – la musica.” (Tratto da Prefazione di Petra Di Laghi a L’eco di un esodo).

Postfazione a cura del saggista ed editorialista Pierfranco Pellizzetti.

“Resteranno i racconti dei nonni che parlano di una terra lontana, ricca di sole, mare e allegria: il Quarnaro, il luogo dove erano nati e cresciuti.

Il ricordo di quando quel loro luogo, che sembrava un paradiso, venne investito dall’aggressione devastatrice della Storia con la “s” maiuscola.

Che ne disgregò le pacifiche comunità, obbligando larghe fasce di abitanti alla fuga. All’esodo.” (Tratto da Postfazione di Pierfranco Pellizzetti a L’eco di un esodo)