Home Politica Politica Italia

Saggio Orbàn: non arresteremo Putin. Becchi: e Meloni lo farebbe arrestare?

Orbàn e Putin (foto di repertorio fb)

Il saggio presidente dell’Ungheria Viktor Orbàn, democraticamente eletto con una valanga di voti, per il tramite del suo capo di gabinetto ieri ha riferito che se Vladimir Putin andasse in Ungheria che non sarebbe arrestato, malgrado il Paese UE abbia firmato e ratificato lo Statuto di Roma che ha istituito la Corte penale internazionale dell’Aja.

“Possiamo fare riferimento – ha logicamente spiegato Gergely Gulyas – alla legge ungherese e sulla base di essa noi non possiamo arrestare il presidente russo poiché lo statuto della Corte penale internazionale non è stato promulgato in Ungheria. Il mandato di arresto per Putin è una decisione non felice in quanto porta le cose verso un’ulteriore escalation del conflitto e non verso la pace in Ucraina”.

Venerdì i giudici del Tribunale dell’Aja hanno emesso un mandato di arresto contro Putin accusandolo di crimini di guerra perché avrebbe deportato illegalmente centinaia di bambini dall’Ucraina in Russia.

“Se Putin venisse in Italia lo farebbe arrestare?” si è quindi chiesto il prof. genovese Paolo Becchi, attento osservatore della politica e del conflitto tra Usa-Nato e Russia in territorio ucraino, scoppiato a seguito degli attacchi al Donbass russofono da parte delle forze del regime di Kiev composte dagli ucronazisti e nazionalisti del presidente-comico Volodymir Zelensky.

“Ancora una volta – ha sottolineato il prof.Becchi – Victor Orbán si differenzia da quello che definisco ‘il fondamentalismo occidentale’. Infatti, solo dei fondamentalisti potevano pensare di fare arrestare Putin e farlo giudicare come un criminale di guerra.

Una cosa del genere non avverrà, ma se per un destino assurdo dovesse succedere, sarebbe inevitabile la guerra nucleare.

L’avere emesso un mandato di cattura, tuttavia, non fa altro che allontanare la prospettiva della pace. Bene quindi ha fatto Orbán a prendere, dopo il no all‘invio delle armi al regime di Kiev, anche su questo le distanze da posizioni fondamentalistiche del tutto irresponsabili.

Certo, Orbán è in Europa isolato, ma mostra che si può restare in Europa da ungheresi senza aderire alle follie degli europei.

Sono sicuro che se in Italia si facesse un sondaggio molti sarebbe d’accordo con Orbán e non con Meloni. La quale, dicendo che se ne fotte del consenso popolare, dimentica che è quel consenso che l‘ha portata ad occupare il posto che occupa.

Dal punto di vista tecnico appare invece difficile dire giuridicamente come Orban sia arrivato a questa conclusione, dal momento che anche l’Ungheria ha ratificato il riconoscimento della Corte internazionale dell’Aja.

Ma cosa potrebbe succedere da noi?

La cosa è meno chiara di quello che pensano i più. Certo, noi abbiamo l’obbligo di cooperare con la Corte internazionale, ma è un obbligo coercibile?

Noi non abbiamo nel nostro codice penale il reato di crimini contro l’umanità, demandato, appunto, alla Corte internazionale. E allora come facciamo ad arrestare Putin e, inoltre, come la mettiamo con le immunità di un Capo di uno Stato che non riconosce comunque quella Corte?

Insomma, anche sotto il profilo squisitamente giuridico non è così scontata, come molti pensano, la procedura di consegna di Putin alla Corte internazionale.

Teniamo presente che nel caso di Slobodan Milosevic ci sono voluti due anni per la cattura e le condizioni erano molto diverse. Milosevic aveva perso , Putin sta vincendo.

Nel giorno di oggi 24 anni fa si era iniziato l’intervento della Nato in Serbia. In 78 giorni di bombardamenti 2500 civili morti (89 bambini) e 12500 feriti, senza contare i morti di leucemia e cancro causati degli effetti delle radiazioni delle bombe ad uranio impoverito (tra le vittime anche i militari del contingente italiano presente nei Balcani).

Duemilatrecento attacchi aerei hanno distrutto 300 scuole, 40 ospedali, 71 ponti e altro. Anni dopo Massimo D’Alema ha dichiarato al Riformista che bombardare Belgrado fu un errore e non era necessario.

Il processo a Milosevic era un processo contro uno Stato che era stato annientato: i vincitori che giudicano i vinti. Molto diversa, ora, la situazione con Putin”.

Simbolo delle SS sul collo: un soldato ucraino del battaglione Azov a Mariupol. Zelensky li ha definiti “eroi” (Twitter)