Home Consumatori Consumatori Mondo

Rsf, l’Italia perde 17 posizioni per la libertà di stampa

Rsf, l'Italia perde 17 posizioni per la libertà di stampa
Rsf, l'Italia perde 17 posizioni per la libertà di stampa

L’allarme di Reporters sans frontières. Covid-19 e guerra impattano negativamente sulla libertà di stampa e la vita dei giornalisti 

Pandemia Covid e guerra in Ucraina stanno impattando negativamente sulla libertà di stampa e la sorte dei giornalisti.

L’allarme viene lanciato, in occasione della Giornata mondiale della stampa, da Reporter senza frontiere (Rsf) che pubblica la sua classifica 2022 sulla salute dell’informazione e l’esercizio della professione in 180 Paesi nel mondo.

Globalmente Rsf ha riscontrato un forte peggioramento della libertà di stampa, in particolare in quasi tutto il continente asiatico, classificato in una situazione “molto grave”.

Rsf, l'Italia perde 17 posizioni per la libertà di stampa
Il report di Rsf del 2022

Sotto la lente d’ingrandimento, in particolare, Russia, Ucraina e Cina ma con un’Italia che perde ben 17 posizioni.

Nell’ultimo anno ben 12 Paesi asiatici sono entrati in questa cerchia nera, di cui fanno parte anche Afghanistan e Bielorussia.

La Cina è al 175° posto nella classifica di Rsf, confermandosi come un dei regimi più repressivi. Seguita da Birmania, Turkmenistan, Iran ed Eritrea. Pecora nera è la Corea del Nord, al 180° posto.

Pechino è stata penalizzata dal privare la popolazione di informazioni dal resto del mondo in piena pandemia.

La Russia, osservata speciale dall’inizio dall’invasione dell’Ucraina lo scorso 24 febbraio, si attesta al 155° posto, in calo di cinque posizioni rispetto al 2021. Ucraina al 106° posto (nel 2021 era al 97°).

Rsf, l'Italia perde 17 posizioni per la libertà di stampa

libertà di stampa. Primi tre posti detenuti da Norvegia, Danimarca e Svezia

I primi tre posti della classifica sono detenuti da Norvegia, Danimarca e Svezia.

Al Portogallo va il 7° posto; alla Germania va il 16° posto mentre la Francia guadagna ben otto posizioni (26°) e Spagna 32°.

Il Canada al 19° posto; gli Stati Uniti arrivano al 42° posto; Brasile 110°; Messico al 127°; Colombia 145°; Cuba 173° e il Giappone al 71°.

Nel suo rapporto Rsf esprime preoccupazione per i Paesi democratici, dove sarebbe presente una deriva definita come “Fox Newsisation dei media”.

Secondo l’organizzazione “La polarizzazione mediatica rafforza e alimenta le divisioni all’interno della società” con “le crescenti tensioni sociali e politiche che vengono accelerate dai social network e dai nuovi media di opinione”.

Secondo Rsf, i media dando un’ opinione amplificano e banalizzano l’informazione.

“E’ un pericolo fatale per le democrazie – spiega il segretario generale di Rsf, Christophe Deloire – in quanto mina le basi dell’armonia civile e di un dibattito pubblico tollerante”.

libertà di stampa. La situazione in Italia secondo Rsf

Ma veniamo all’Italia, vera sorpresa. Il Belpaese sprofonda da un 41° posto ad un 58° (su 180) con una caduta di 17 posizioni. Con uno ‘score’ a livello politico di 57; economico di 67 e sulla sicurezza di 68.

In particolare nel report riguardo l’Italia si legge: “La libertà di stampa in Italia continua ad essere minacciata dalle organizzazioni mafiose, in particolare nel sud del Paese, nonché da vari gruppi estremisti violenti o di protesta. Questi hanno visto un aumento significativo durante la pandemia.”

Panorama dei media

Il panorama dei media italiano è ampiamente sviluppato e comprende un’ampia gamma di media che garantiscono una reale diversità di opinioni.

Il settore audiovisivo è composto da diverse televisioni pubbliche e radio generaliste, oltre a un gran numero di media privati.

La stessa diversità caratterizza la stampa scritta, che comprende una ventina di quotidiani (Corriere della Sera, La Repubblica, ecc.), la cui tiratura supera le 20.000 copie giornaliere, una cinquantina di settimanali (L’Espresso, Famiglia Cristiana, ecc.) a larga tiratura , oltre a numerose riviste e vari siti di notizie.

Contesto politico

I giornalisti italiani lavorano, nel complesso, in un clima di libertà.

Tuttavia, i professionisti dell’informazione a volte cedono all’autocensura, sia per la linea editoriale seguita dai loro media, sia per paura di possibili azioni legali come denunce per diffamazione, o per paura di rappresaglie da parte di attori estremisti e reti mafiose.

Quadro giuridico

Una certa paralisi legislativa sta ostacolando l’adozione dei vari disegni di legge che sono stati proposti per preservare e anche migliorare il libero esercizio della professione giornalistica.

Questa situazione spiega in parte i limiti che alcuni giornalisti incontrano nel loro lavoro.

La criminalizzazione della diffamazione non è ancora stata abolita e la pandemia ha reso più complesso e laborioso l’accesso ai dati da parte di tutti i media nazionali.

Contesto economico

L’universo dei media è sempre più dipendente dagli introiti pubblicitari e da eventuali sussidi pubblici dovuti alla crisi economica. La professione sta inoltre affrontando il progressivo calo delle vendite di giornali e riviste. Il risultato è un pericoloso processo di precarietà che limita l’esercizio, il vigore, ma anche l’autonomia del lavoro dei giornalisti.

Contesto socioculturale

La polarizzazione della società durante la pandemia di Covid-19 ha colpito i giornalisti, vittime di attacchi sia verbali che fisici durante alcune mobilitazioni contro le misure sanitarie.

Sicurezza

I giornalisti che indagano sul mondo della criminalità organizzata, della corruzione e delle mafie sono sistematicamente minacciati e persino aggrediti fisicamente a causa del loro lavoro investigativo.

Il loro veicolo o la loro casa a volte viene distrutta da un incendio doloso.

Allo stesso modo, vengono orchestrate campagne intimidatorie online per “punire” professionisti che hanno il coraggio di esplorare temi delicati, come i rapporti collusivi tra clan mafiosi e rappresentanti politici locali.

Venti giornalisti vivono attualmente sotto la protezione permanente della polizia a seguito di intimidazioni e attacchi.