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Presunte tangenti Terzo Valico: assolti pure Salini (WeBuild) e Longo (ex Cociv)

Nuovo Ponte di Genova-San Giorgio, l'a.d. di WeBuild Pietro Salini (foto d'archivio)

Il processo per le presunte tangenti per la realizzazione del Terzo Valico, il raddoppio ferroviario tra la Liguria e Milano, si è chiuso oggi in Tribunale a Genova con l’assoluzione della gran parte degli imputati (27) e soltanto 7 (lievi) condanne.

I pm genovesi, invece, avevano chiesto la condanna per tutti e 27 gli imputati.

L’inchiesta nell’ottobre del 2016 aveva addirittura portato in carcere 14 persone e decapitato i vertici del Cociv. Secondo il teorema dei pm genovesi diverse gare sarebbero state truccate.

Tra le assoluzioni quella di Pietro Salini, amministratore delegato di WeBuild, per il quale erano stati chiesti 3 anni e cinque mesi per turbativa d’asta.

I giudici hanno condannato a 1 anno e tre mesi Giandomenico Monorchio, imprenditore, figlio dell’ex ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio, assolto.

Giandomenico Monorchio è stato accusato di turbativa d’asta e corruzione, mentre il padre è stato accusato di turbativa d’asta per avere “sponsorizzato” il figlio.

La procura genovese aveva contestato a Salini in particolare una telefonata con l’ex presidente Cociv Michele Longo: il primo chiedeva di escludere il cugino Claudio, che aveva lasciato nel 2005 l’azienda di famiglia per crearne una autonoma ed è poi morto in un incidente stradale, e il secondo lo rassicurava.

Salini, però, ha sempre rimarcato che “in tutte le conversazioni contestate si fa riferimento ad appalti ormai non modificabili”.

Assolto anche Ettore Incalza (turbativa d’asta) storico “grand commis” delle maxi-opere.

Assoluzione pure l’ex presidente del Cociv, il consorzio nato per realizzare l’opera, Michele Longo.

Tra gli altri imprenditori assolti figurano Stefano Perotti e Duccio Astaldi.

Condannato a un anno Ettore Pagani, il direttore generale del Cociv. Stessa pena per Piersandro Tagliabue e Massimiliano Tricomi.

Fabrizio Fornasieri, Giorgio Zanuso e Diego Gandolfo sono stati condannati a 10 mesi.

Nel mirino della procura genovese era finito il sistema con cui venivano smistati gli appalti da parte del general contractor individuato dallo Stato per la realizzazione dell’opera (53 chilometri di cui 37 sotterranei, valore superiore ai 6 miliardi).

L’indagine ruotava intorno al Cociv, consorzio formato in origine da Salini-Impregilo, Società condotte d’acqua e Civ, il general contractor, che ha gestito una somma ingente di denaro pubblico.