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Manuale di volo per uomo, storia di un uomo-bambino al teatro Modena

Manuale di volo per uomo, storia di un uomo-bambino al teatro Modena

Una matita spezzata non cessa di scrivere. Questo vuole rammentare Simone Cristicchi, amante del teatro della parola, ma non delle parole inutili, con il suo monologo  scorrevole di un’ora e mezza, che un po’ affascina e un po’ stupisce.

La vita non lascia indenne nessuno: è bene impararlo fin da piccoli, quando sembra di avere il mondo davanti e gli ostacoli paiono essere una  frenante quanto inevitabile realtà escogitata  dagli adulti.

Ma è anche il caso di capire in fretta  che la realtà è movimento, per cui tutto passa. E così passano il dolore, i fallimenti, i distacchi, i lutti. Conviene non mettersi nella condizione di restare feriti più di tanto, serbando lo spirito e la freschezza di un bimbo, che dimentica presto, pur conservando la traccia della  passata ferita.

Gli orientali aggiustano i vasi rotti o lesionati  reincollando i cocci con uno smalto dorato ben visibile, che non nasconde  la fenditura ma al tempo stesso impreziosisce l’oggetto. Saggezza antica.

La scena si apre e resta su una stanza tutta bianca e spoglia, forse una stanza d’ospedale dove giace la madre morente, forse uno spazio dove la mente di un quarantenne, passato per la triste esperienza di vent’anni di istituto religioso per orfani, vaga e ricorda. Forse entrambe le cose.

In prima  battuta  Raffaello appare colmo di rancori e di rivalse verso quella madre che, pur provvedendo puntualmente al suo mantenimento, non si è mai fatta viva, probabilmente vergognandosi del triste “mestiere” al quale le vicende della vita l’avevano costretta. Nel colloquio vero o immaginario con lei il protagonista man mano  scioglie il rancoroso malessere dedicandole attenzione e comprensione con piccole affettuosità. Mentre rivive tutta la sua vita di bambino praticamente orfano, accudito ma solo, senza il conforto di una  telefonata, costretto a rituali religiosi incomprensibili o incoerenti.

Resterà fanciullo nella psiche ma capace di  osservare e di ritenere particolari che ne faranno una persona  piena di vita, capace di crearsi e di godere di un suo mondo di gioie semplici. E di mettere in atto strategie di vita ( come i pini di città, che crescendo  si spostano impercettibilmente tra le costruzioni e ritrovano il raggio di luce sufficiente per continuare a vivere), aiutato da semplici frasi colme di insegnamenti vitali che le persone valide incontrate, una monaca, la zia maestra, il datore di lavoro, gli hanno via via suggerito, costruendo il suo “manuale di volo”.

Adottato dagli abitanti del suo quartiere, Raffaello trova infine il suo spazio vitale diventando pittore e un commovente sostegno di affetti simboleggiato dalla festa a sorpresa per il suo compleanno.

Scritto dallo stesso Cristicchi insieme a Gabriele Ortenzi, con la collaborazione di Nicola Brunialti, diretto da Antonio Calenda, lo spettacolo resta al Teatro Modena ancora domenica 2 febbraio.

Elisa Prato