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Macelleria giudiziaria, pamphlet di Vassalli sul caso Enzo Tortora

Il giornalista genovese Enzo Tortora, conduttore di Portobello, vittima di malagiustizia (foto d'archivio)

Tra le carte dello scrittore Sebastiano Vassalli (1941-2015), custodite nell’archivio depositato presso il Centro Novarese di Studi Letterari, il critico letterario e filologo Roberto Cicala, fondatore e direttore editoriale di Interlinea Edizioni, ha trovato una cartella intitolata “Affaire Tortora” con una serie di appunti per un pamphlet poi non pubblicato.

È una documentazione cospicua sul caso di malagiustizia di cui fu protagonista il giornalista e conduttore Tv genovese Enzo Tortora.

Il calvario giudiziario vissuto dal presentatore televisivo fu definito dal collega giornalista Giorgio Bocca “il più grande esempio di macelleria giudiziaria all’ingrosso del nostro Paese”.

Enzo Tortora visse con grande dignità il caso di malagiustizia di cui fu vittima che durò dal 1983, quando fu ingiustamente arrestato, fino al 1987, quando la sua innocenza venne riconosciuta dalla Corte di Cassazione. Tuttavia, morì il 18 maggio 1988 a soli 59 anni.

Nel dossier ci sono un’intervista al giornalista genovese, una selezione di documenti processuali, ritagli di articoli e il “Libro bianco” con cui il Partito radicale denunciò la falsità delle accuse a Tortora.

Tutto il materiale raccolto da Vassalli è pubblicato ora in una plaquette a tiratura limitata dal titolo “Affaire Tortora. Un caso italiano di ingiustizia e odio” a cura di Massimo Novelli (Interlinea, pagine 80, euro 14).

Il materiale raccolto da Vassalli nel suo archivio, con idee e spunti per possibili romanzi o saggi, comprende vari fascicoli, dalla cartella dedicata a Giacomo Casanova alle carte su Avanguardia e dintorni, ma solamente due, uno su Giulio Einaudi e uno su san Paolo e la polemica sull’introduzione alla Lettera ai Romani, sono intestati come “Affaire”.