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L’Enpa Savona sull’uccisione di pecore da parte dei lupi

Ursula, la lupa investita, non sopravvive alle ferite
Un lupo ucciso (immagine di repertorio)

C’è delusione della Protezione Animali savonese per la recente uccisione, in Valle Bormida, di alcune pecore da parte dei lupi.

Enpa si chiede come sia possibile che le tribù Masai dell’Africa sappiano difendere i loro bovini dai leoni e a Savona non si riesca invece a tenere i lupi lontano dalle greggi.

I lupi sono animali intelligenti ma, come tutti i predatori, opportunisti, nel senso che attaccano le prede più facili, come pecore e mucche; bisogna quindi rendere più difficile il contatto tra di loro, senza inventare nulla che già non sia stato applicato con successo altrove, come in Abruzzo (o in passato dagli allevatori locali dell’ottocento quando il lupo era presente anche in Liguria).

Occorre pagare certamente i danni arrecati agli allevatori, ma rendere obbligatoria e sanzionabile la difesa delle greggi, ovvero l’impiego di cani da pastore, oltre al ricovero di ovini, caprini e bovini in stalle o recinti notturni e temporanei robusti o elettrificati.

In questo modo si costringeranno i lupi ad andare a caccia solo degli ungulati selvatici, ovvero le dure leggi della natura non conoscono Walt Disney i soggetti giovani, feriti, malati o molto vecchi di cinghiale, daino e capriolo, ben presenti sul territorio per colpa dei cacciatori; ma non solo, essendo la riproduzione delle specie selvatiche proporzionale alle risorse alimentari, sottraendo loro cibo facile, si contribuirà a favorire la riduzione della fertilità dei branchi di lupi, che cresceranno meno rapidamente o si stabilizzeranno naturalmente.