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La Transfotografia di Vescovo in mostra a Finalborgo

Roberto Vescovo è un attento ed inquieto testimone dei nostri tempi. Il parere del noto scrittore e critico d'arte Armando D'Amaro

La locandina della personale

SAVONA. 23 AGO. Sta ottenendo un notevole successo di pubblico a Finale Ligure, ed ha anche acceso l’interesse di nuovi critici, la bella personale del grande fotografo finalese Roberto Vescovo.

Le sue opere (che però non possono definirsi fotografie, sono qualcosa di diverso) sono in esposizione fino al 31 agosto nell’ Oratorio dei Disciplinanti nel complesso architettonico di Santa Caterina a Finalborgo. La mostra, che è organizzata dall’ associazione Cento Fiori Eventi, è intitolata “Una vita per la fotografia”. Ed in effetti vescovo ha dedicato l’intera esistenza a questa sua grande passione.

“Questa mostra- ci ha detto Vescovo- è l’occasione per chi ancora non conosce le mie opere per l’incontro con la Transfotografia; si tratta di un linguaggio nuovo attraverso il quale presentare la scrittura della luce”.

Con alle spalle sessant’anni di carriera Vescovo ha prima fermato con i suoi scatti le vicende ed i personaggi dadli anni Sessanta agli anni Novanta, per poi pian piano evolvere la sua arte e giungere a quela che egli stesso definisce Transfotografia.

“Definire Vescovo un fotografo– ci ha spiegato il noto scrittore ed esperto d’arte Armando D’Amaro- ci sembra un po’ riduttivo. Lo è riferendosi al Roberto Vescovo di oggi, ieri e forse anche ieri l’altro, visto che fin da giovanissimo nei suoi scatti, ritraenti celebrità o sconosciuti, andava oltre le semplici apparenze, sempre com’era ad indagare sulle interiorità più profonde dei soggetti…d’altronde, nei primissimi anni ’70, era già invitato ad esporre con pittori di alto livello”.
Il filo conduttore del suo percorso d’avanguardia infatti si snoda come un’ininterrotta ricerca espressionista: “Il risalto cromatico- prosegue D’Amaro- il segno intenso e la frequente tragicità dei temi palesano un’arte dove prevalgono deformazioni o citazioni suggestive della realtà tanto da accentuarne emozionalmente i drammi, estrapolati dalla banalità del quotidiano da cui scaturisce sempre un disperato amore per la vita”.

In Vescovo sono presenti sempre desiderio di ricerca, grande studio dell’ immagine ed il suo superamento, attraverso un lavoro accurato e paziente, realizzato anche tramite tecniche digitali che egli sa utilizzare con sapiente maestria.

“Roberto – prosegue D’Amaro- è certamente intellettuale, ma non intellettualistico ed ha vero talento. Le sue visioni interagiscono con il nostro intimo più sensibile, ci conducono allo stupore, in una società che ha perso la capacità di guardare il mondo con la necessaria curiosità e nella l’arte non riesce più neppure a farci porre domande”. Vescovo si può dire essere un figlio d’arte: il padre Aldo è stato fotografo e fotoreporter della “Gazzetta del Popolo”; la madre Anna una delle primissime donne fotografo del Dopoguerra.

Era una coppia attiva ed impegnata che anche fu di ispirazione per il famoso racconto di Italo Calvino “L’ avventura di un fotografo”. Roberto già nel 1971 era considerato un fotografo d’arte: esponeva le sue foto insieme alle opere di artisti famosi come Emilio Scanavino.

“Vescovo- conclude D’ Amaro- è esemplare ed inquieto testimone dei nostri tempi, sotto il suo atteggiamento mite nasconde uno spirito beffardo, riesce a colmare le tante amarezze della vita con la convinta certezza di dare dimostrazione di come l’arte vera, quella che induce alla meraviglia, che costringe a ragionare, esiste davvero e lo dimostrano i suoi lavori che, in effetti, finiscono con il risvegliare totalmente il nostro interesse”.

Da segnalare anche che lo sponsor della mostra è l’intramontabile e mitico Fabrizio Fasciolo “il re delle discoteche ponentine”, titolare dei più rinomati locali della Riviera. La mostra è visitabile dal martedì alla domenica con il seguente orario: dalle 17 alle 23.
CLAUDIO ALMANZI