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I murales di Soriani a Dente a Quiliano per il crollo del Morandi

I murales di Soriani a Dente a Quiliano per il crollo dl Morandi

I mostrilli e le mani che suscitano profondi sentimenti ed emozioni

Oggi, si scrive di pancia, e lo si fa osservando i due murales, realizzati a Quiliano, dagli artisti liguri Nicola Soriani ed Enzo Dente, dedicati al crollo del Ponte Morandi: “sento il bisogno, inevitabilmente, di lasciare spazio ai miei sentimenti ed alle mie emozioni”.

I famosissimi “Mostrilli” di Nicola Soriani, questa volta, sono protagonisti ed anche spettatori della tragedia; impersonano la gente che, non solo ha visto crollare “Il Ponte di Brooklyn”, com’era conosciuto e, con affetto, chiamato, da tutti i genovesi e non solo che lo percorrevano, ma che ha visto crollare un pezzo della propria stessa vita, così, improvvisamente, in un istante, come in un film catastrofico, come se fosse stato l’11 Settembre di Genova.

Questa volta, no, non si tratta di un film. Questa volta la tragedia è stata reale e, consumandosi, ha trascinato con sè 43 vittime innocenti, 43 persone comuni che, nella loro quotidianità, l’attraversavano, nonostante non si sentissero sicuri o avessero denunciato, più volte ed invano, che il Ponte non fosse sicuro, perchè traballava e vibrava.
Voci rimaste inascoltate, segnali ed allarmi a cui non si è data la giusta importanza o che non sono stati considerati, ai quali non si è data la priorità che avrebbero dovuto avere, lavori che non erano urgenti, finchè, per l’ennesima volta, non c’è scappato il morto!
Questa volta, di morti, ce ne sono “scappati” ben 43, le cui uniche colpe sono state quelle di essere al momento sbagliato, nel luogo sbagliato, o di andare a lavorare, o di andare in ferie.
Se davvero è così, siamo tutti colpevoli, perchè tutti potevamo essere su quel maledetto Ponte.
Le avvisaglie e le denunce c’erano state, da parte di chi non si sentiva al sicuro, da parte di chi aveva paura.
I veri colpevoli, ancora adesso, riescono ancora a guardarsi allo specchio, a dormire la notte, senza chiedere scusa a chi ha perso nella tragedia i propri cari.
Cercano di far ricadere le colpe altrove, in una macabra danza di rimpallo di responsabilità e di continui scarica barile, a cui non ci si abitua mai, come sempre, troppo spesso, accade, in queste tragedie annunciate, che si potevano e non si sono volute evitare.
I “ Mostrilli” di Soriani siamo tutti noi, noi di tutte le etnie, di tutte le religioni, di tutte le culture, perchè siamo sconvolti, siamo tristi, siamo ancora increduli, incapaci di farci una ragione per ciò che è successo, perchè quel maledetto 14 Agosto 2018, non è crollata solo una parte del ponte, ma è crollata la quotidianità di noi stessi, sono crollate le nostre speranze, i nostri sogni, i nostri passati, presenti e futuri, quelli dei nostri famigliari. La tragedia ed il crollo hanno inghiottito e portato a fondo tutto, speranze, sogni, pensieri razionali ed irrazionali, certezze, progetti.
Adesso, in quelle zone, riecheggia forte la domanda che molti hanno paura di fare e di farsi: “E adesso…?” Perchè non esistono ancora risposte concrete, continuano a regnare la confusione, le incertezze, il susseguirsi d’ informazioni e di smentite.
Il “Che ne sarà di noi” è un pensiero che fa ancora troppo rumore, in un silenzio surreale, macabro e tombale, un pensiero che fa ancora troppo male e che s’insinua come un tarlo nella mente, di chi è sfollato e non vede più alcuna luce o barlume di speranza per il proprio futuro e per quello dei propri cari.
Le parole sono sempre tante, anzi troppe, in queste circostanze ed allora, ecco i “Mostrilli” di Soriani che imprecano, perchè quella situazione precaria era conosciuta fin troppo bene, perchè si sarebbe dovuti agire prima, perchè niente e nessuno può giustificare 43 vite spezzate, una sfilata di bare indimenticabile e che fa gelare il sangue e venire i brividi, anche ripensandoci adesso, a distanza di quasi un mese dalla tragedia, perchè alcune bare piccole erano “abbellite” da giocattoli o da magliette dei calciatori tifati preferiti, quando erano in vita, perchè le vittime, piccole o grandi che fossero, avevano ancora tutte le loro vite davanti ed è inammissibile ed ingiustificabile morire così, nel 2018.
Sempre nel murale di Soriani, c’è l’altro rovescio della medaglia: il “Mostrillo” che, forse, fa più rabbrividire di tutti, il “Mostrillo” che rappresenta l’essere che, di “Umano” non ha veramente nulla: quello idiota, che si fa il “selfie” sul luogo della tragedia, il turista macabro, quello dell’orrore, lo sciacallo, quello che immortala il luogo, che, così facendo, non capisce che, da immortalare, ci sono solamente la sua stupidità, il suo schifo e la sua vergogna.

“Vergogna”, questa parola sconosciuta che nemmeno sa cos’è. Il “Mostrillo Inumano” di Soriani non ha nessuna dignità e, purtroppo, fa ancora più paura per questo, perchè rappresenta in pieno il contesto attuale; un contesto in cui si dà più valore all’involucro, che alle persone, più valore allo sfondo che al protagonista.
Sempre nel murale, è raffigurato il moncone del ponte Morandi che, che ancora adesso continua a far paura, che dovrebbe presto venire abbattuto, ma, come sempre, è ancora tutto incerto e frammentario, è ancora sempre un susseguirsi di decisioni più o meno sicure, che variano o che vengono modificate, giorno dopo giorno.
E’ stato dipinto, un cielo grigio, plumbeo e minaccioso: alle 11.36 del 14 Agosto 2018, a Genova, diluviava e tutto ciò rendeva la tragedia ancora più surreale ed impossibile da concepire.

Oltre al murale dipinto da Nicola Soriani, ieri, sempre a Quiliano, è stato dipinto anche un altro murale, quello di Enzo Dente.

Quelle 43 mani che rappresentano le 43 vittime del crollo del ponte, almeno per quanto riguarda la parte superiore del murale, sono mani che creano a loro volta un arco, un ponte loro stesse.
In quelle mani c’è speranza, la voglia, la forza ed il coraggio di rialzarsi della nostra “Superba”, vedo la sua volontà di voler reagire, anche se nuovamente ferita, per l’ennesima volta, in modo pesante, ma la sua voglia di voler rinascere e di voler risorgere, la sua forza disperata d’unione, di fare rete tutti insieme, l’uno con l’altro, dal comune cittadino, alle istituzioni.

Credo che il tendere la propria mano a quella altrui, sia un gesto bellissimo d’altruismo, empatia, vicinanza, solidarietà concreta, sia un “aggrapparsi” alla vita, un voler continuare a combattere, un volersi rialzare di nuovo, un non volersi abbattere, dopo l’ennesima batosta.

Le mani più in basso, invece, secondo me, sono anche quelle dei soccorritori e dei volontari che, per ben 3 giorni di fila, hanno scavato senza sosta, senza mai fermarsi, per cercare le vittime, i dispersi, per recuperare i cadaveri, le parte anatomiche degli stessi e per riuscire a tirare fuori i superstiti rimasti.

Queste mani, che sembrano creare una rete circolare di protezione, sono mani di persone che non vogliono essere considerate speciali o eroiche, persone che amano il loro lavoro, che se potessero lo sceglierebbero altre mille volte, persone che ho avuto la fortuna di poter ascoltare e descrivere il loro vissuto, che mi resteranno nel cuore e che porterò per sempre con me, testimonianze troppo forti da dimenticare, un impatto emotivo non indifferente, perchè su quel Ponte, ci siamo passati tutti.

Questi due Grandi Artisti di Genova, Nicola Soriani ed Enzo Dente mi hanno dato l’opportunità di poter collaborare con loro, provando emozioni e sensazioni osservando i loro murales.
Spero con tutto il cuore di aver trasmesso qualcosa a loro e che a chi mi leggerà, perchè dal 14 Agosto 2018, per quanto mi riguarda, nulla sarà più come prima.

Laura Candelo