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Due donne truffavano sudamericani con pratica di cittadinanza falsa

Due donne truffavano sudamericani con pratica di cittadinanza falsa
La Squadra Mobile della polizia

Le due donne si fingevano avvocate e sono state arrestate dalla Polizia

Gli agenti della Polizia di Stato, al termine di un’articolata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Genova, oggi hanno eseguito due misure cautelari nei confronti di due donne, un’italiana e una sudamericana, per i reati di truffa aggravata in concorso.

Nel corso dell’indagine la Squadra Mobile ha individuato numerose vittime del raggiro messo in atto dalle due persone denunciate, rispettivamente di 30 e 28 anni, le quali, spacciandosi per avvocate, ed in alcune circostanze anche per magistrate, hanno procurato alle “clienti”, la maggior parte di origini sudamericane, in cambio di cospicue somme di denaro, certificazioni attestanti la cittadinanza italiana, che le vittime hanno in seguito scoperto essere fasulle.

L’indagine ha permesso di evidenziare come gli incontri tra le donne e i clienti, avvenuti per ingenerare negli stessi il convincimento della veridicità della pratica amministrativa, in alcune circostanze avvenivano nei pressi della Prefettura o del Tribunale di Genova, ma molto più spesso all’interno di falsi studi professionali riconducibili ad avvocati.

In particolare, le finte avvocate affittavano apposite location (studi professionali affittabili ad ore), in quartieri genovesi di prestigio, luoghi con reali postazioni di lavoro e addetti alla reception che ricevevano gli ignari clienti e li indirizzavano dagli “avvocati”, che firmavano gli atti rilasciati come avvocati di uno Studio Legale e Tributario Associato.

Le due indagate, per raggiungere i loro scopi, utilizzavano carte intestate a uffici ministeriali e timbri istituzionali falsificati, elementi che, uniti ai finti studi legali, inducevano in errore molte persone, procurando per le due indagate un introito al momento in oltre 70.000 euro.

Nei confronti della 28enne è stata eseguita la  misura cautelare degli arresti domiciliari, mentre nei confronti della 30enne quella dell’obbligo di dimora e di presentazione quotidiana alla Polizia giudiziaria.