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Dopo 80 anni ritrovata in Russia la gavetta di Angelo Perrone

Dopo 80 anni ritrovata in Russia la gavetta di Angelo Perrone, loanese disperso dal 1943, dal passato è riemerso un piccolo tassello
Dopo 80 anni ritrovata in Russia la gavetta di Angelo Perrone, loanese disperso dal 1943, dal passato è riemerso un piccolo tassello

Dopo 80 anni ritrovata in Russia la gavetta di Angelo Perrone, loanese disperso dal 1943, dal passato è riemerso un piccolo tassello

Come migliaia di suoi connazionali, a poco più di trent’anni ha lasciato il suo Paese e la sua famiglia per andare a combattere in Russia. Come migliaia di suoi connazionali, dopo la partenza di lui si sono perse completamente le tracce. A distanza di 80 anni, però, dal passato è riemerso un piccolo tassello, che potrebbe aiutare a fare luce sulla sorte di Angelo Perrone, loanese appartenente al corpo di spedizione italiano diretto in Russia nella Seconda Guerra Mondiale mai tornato a casa.

Angelo Perrone, figlio di Tommaso, nacque a Loano il 6 febbraio del 1911. A 31 anni, nel 1942, partì per la Russia. A casa lasciò la moglie e il piccolo Tommaso, nato giusto pochi mesi prima, nell’agosto del 1941. Dopo la sua partenza, come detto, di lui non si è saputo più nulla. I registri lo indicano come deceduto il 16 dicembre 1942, ma il luogo esatto della sua morte, così come la sorte delle sue spoglie, resta avvolto nel mistero. E’ uno dei tanti “dispersi” di quella spedizione conclusasi nel disastro e costata la vita a decine di migliaia di italiani.

Ad agosto 2020, però, arriva una svolta. All’interno di un vecchissimo pollaio di un’isba (le tipiche abitazioni rustiche della Russia) viene ritrovata una vecchia gavetta dell’esercito italiano, risalente alla Seconda Guerra Mondiale. Sopra c’è inciso il nome del suo proprietario: Angelo Perrone.

Un amico del nuovo proprietario dell’isba, cioè colui che ha ritrovato il cimelio, pubblica alcune foto dell’oggetto nel gruppo Facebook “Armir, sulle tracce di un esercito perduto – di Pino Scaccia” lanciando un appello per rintracciare i familiari del soldato che era stato il primo possessore della gavetta. Sul social inizia il tam-tam ed in breve l’oggetto viene sottoposto all’attenzione di Tommaso “Masitto” Perrone, figlio di Angelo che ancora vive a Loano, il quale non ha dubbi: “Sento che apparteneva al mio papà”.

Da quel momento si è messa in moto una vera e propria “macchina solidale” per consentire alla famiglia Perrone di ritornare in possesso della gavetta del loro congiunto. Anche l’amministrazione di Loano si è fatta parte attiva del “processo”, come spiega il sindaco Luca Lettieri: “Per il nostro concittadino Tommaso, per sua moglie Angela e per le loro figlie Sabrina e Claudia è stata certamente una grande emozione poter ritrovare e vedere con i propri occhi (seppure solo in fotografia) questo cimelio appartenuto al loro caro Angelo. L’attuale proprietario della gavetta si è reso disponibile a restituire l’oggetto alla famiglia e, grazie anche alla collaborazione degli uffici e di alcuni nostri concittadini, contiamo di poter organizzare la consegna già nei prossimi mesi”.

Non è la prima volta che dalla Russia odierna giungono notizie e aggiornamenti su loanesi dispersi durante la guerra. Nel 2015, e cioè dopo 72 anni, sono individuati i resti di Angelo “Giulin” Burlando, alpino loanese partito per Russia durante la Seconda Guerra Mondiale e mai ritornato a casa. Dichiarato disperso, fu catturato dai sovietici ed internato nel lager ospedale numero 1.149 di Belaia Khouluniza (Regione di Kirov, in Russia) ove morì il 1^ marzo 1943. I suoi resti furono gettati in fosse comuni e perciò la speranza di riportare a casa i resti, in quel caso, andò vanificata. Se non altro, ai familiari resta la consolazione di sapere con precisione cosa sia successo al loro caro.

“In questo caso – aggiunge il sindaco Lettieri – quale sia stata la sorte di Angelo Perrone è ancora un enigma. Il ritrovamento della sua gavetta, tuttavia, ci suggerisce quale itinerario potrebbe aver seguito e quali potrebbero essere state le sue azioni in quei giorni terribili. La speranza di ritrovarne le spoglie è forse vana, ma certamente è di grande consolazione, per la famiglia e per tutti i loanesi, aver ritrovato e ricostruito un piccolo frammento della sua storia personale, che è poi storia dell’intera nostra comunità”.