In relazione al clima anti-umano in corso, si pone impellente l’ interrogativo: com’è che, malgrado il potenziale relazionale tipico dell’ esistenza social-globalizzata, l’individuo adulto avversa qualsivoglia contatto col prossimo e convintamente si relega ad un domestico auto-isolamento? In altri termini, com’è che non riconosce l’ arricchimento di un’ esistenza a fattor comune, felicitata dal flusso spontaneo delle relazioni sociali?
L’ interrogativo sorge dalla percezione quotidiana di un individuo in-sofferente e in-acidito, irreversibilmente convinto che le ordinarie relazioni sociali possano mettere a rischio la sua pretesa condizione di felicità.
Pare tuttavia che l’ esclusione dalle priorità delle relazioni inter-personali, quando reputate improduttive in termini di profitti materiali, si traduca in perdita personale e che l’ esorcismo del tipo vade retro, estraneo! dichiari in sé il tragico sbandamento in corso rispetto alla direzione ben-essere.
Pertanto, dinanzi ad un Mercato che santifica fino all’ultimo respiro l’idea del profitto, che ripone negli algoritmi i riferimenti esperienziali, che alimenta la diffidenza, la paura e il sospetto, diviene improbabile alleggerire il carico esistentivo, ri-abilitare e tesaurizzare le relazioni col prossimo, fino a considerarle alla stregua di beni essenziali evolutivi: in altre parole, “a nascere sono buoni tutti, ma poi bisogna maturare senza avvizzire” (cit. D. Pennac).
Tutto ciò contraddice il gratuito ben-essere insito in ogni idea altruistica, mentre si allinea perfettamente alle asettiche regole dell’ individualismo di massa.
E’ dunque paradossale, con l’avanzare dell’età, quanto poco l’ individuo rifletta a proprio beneficio su tale mal-essere da delirio collettivo (cit. R. Bodei) e intervenga sui propri convincimenti auto-afflittivi.
Nonostante tutto, resta la possibilità di ri-semantizzare l’esistenza individuale come un aboutness: una circostanza non fine a se stessa, bensì riferibile anche ad altro e altri.
A ribadire il concetto, l’ esistenza ideale è quella a fattor comune. Massimiliano Barbin Bertorelli