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Slow Fish 2025: i Presìdi Slow Food raccontano la biodiversità che resiste, tra mare, lagune e acque dolci

I Presìdi Slow Food protagonisti di Slow Fish 2025

A Genova, fino all’11 maggio, la manifestazione Slow Fish 2025 accende i riflettori sulla biodiversità degli ecosistemi acquatici attraverso le voci dei Presìdi Slow Food, progetti che tutelano specie ittiche, metodi di pesca tradizionali e culture marinare. Sono diciotto i Presìdi italiani presenti al Porto Antico: un mosaico di esperienze che raccontano territori diversi ma uniti dalla stessa volontà di resistere, innovare e trasmettere saperi antichi.

Accanto alla vendita dei prodotti, gli espositori animano momenti di racconto e approfondimento, dove pescatori, allevatori, cuochi e ricercatori si confrontano su temi come la crisi climatica, la scarsità di risorse ittiche, l’inquinamento e le nuove sfide del consumo consapevole. L’obiettivo è rendere visibile ciò che spesso resta sommerso: l’enorme lavoro delle comunità locali per mantenere vivi gli ambienti marini e lacustri italiani.

Bottarga di muggine di Cabras: un nuovo Presidio tra identità e futuro

Tra le novità del 2025, spicca il nuovo Presidio della bottarga di muggine dello Stagno di Cabras, in Sardegna. Questo prodotto, noto anche come “oro di Cabras”, viene realizzato attraverso una pesca regolamentata e rispettosa dell’ambiente. I pescatori locali, circa 130, sono organizzati in cooperative e operano in uno dei pochi luoghi rimasti dove si pratica ancora la pesca con le antiche “fassonis”, imbarcazioni intrecciate in erbe palustri.

La bottarga di Cabras è minacciata dalla concorrenza estera e dall’abbassamento della qualità sul mercato. Per questo, il nuovo Presidio nasce con l’obiettivo di proteggere il prodotto autentico e valorizzare le tecniche artigianali, la salatura manuale e l’essiccazione naturale, in un contesto dove ogni fase è legata al rispetto del ritmo naturale delle stagioni e delle migrazioni dei pesci.

Lo Stretto di Messina e la pesca costiera tradizionale

Un altro protagonista di questa edizione è il Presidio dedicato alla pesca costiera dello Stretto di Messina, un ecosistema unico dove le acque dello Ionio e del Tirreno si incontrano generando correnti vivissime e una biodiversità straordinaria. Qui si pratica ancora la pesca con le feluche, imbarcazioni leggere con lunghe passerelle da cui si arpiona il pesce spada.

Accanto a questa tradizione, sopravvivono anche tecniche come il “suri”, una forma di pesca con piccole barche a remi, e l’uso dei “coffi” per la cattura dei crostacei. Giovani pescatori come Antonella Donato stanno riportando valore a questi mestieri, legandoli all’ittiturismo e all’educazione alimentare. A Slow Fish, la loro testimonianza si intreccia con quella di altri Presìdi che raccontano come le tecniche antiche possano diventare strumenti di innovazione sostenibile.

Le anguille delle Valli di Comacchio e il futuro di una specie minacciata

La storia dell’anguilla europea, oggi a rischio di estinzione, è al centro del progetto sviluppato nelle Valli di Comacchio, in Emilia-Romagna. Qui si pratica da secoli una forma di pesca e lavorazione artigianale che segue la migrazione naturale delle anguille verso il Mar dei Sargassi, dove si riproducono dopo un viaggio di oltre 9.000 chilometri.

Il Presidio Slow Food dell’anguilla marinata punta alla salvaguardia della specie attraverso la sinergia tra conoscenze tradizionali e ricerca scientifica. Grazie all’Università di Bologna, ai pescatori della cooperativa La Valle e all’uso di nuove tecnologie come app per il tracciamento e la certificazione, si sta costruendo un modello virtuoso che tutela il prodotto e protegge un ecosistema fragile.

La tinca dorata e il ritorno della policoltura nelle risaie piemontesi

Dal Piemonte arriva una sperimentazione che unisce agricoltura e allevamento ittico: la coltivazione della tinca dorata di Ceresole d’Alba in sinergia con il riso Gigante di Vercelli. Questo modello si ispira a pratiche orientali antichissime, in cui le carpe coesistono nelle risaie apportando benefici al ciclo naturale delle piante.

Il Presidio della tinca dorata valorizza un pesce autoctono a crescita lenta, allevato in acque dolci e limpide senza l’uso di mangimi artificiali. Un esempio di economia circolare e sostenibilità, che genera biodiversità e promuove una nuova visione dell’allevamento come pratica rigenerativa.

I Presìdi che raccontano il Mediterraneo e le lagune italiane

A Genova, Slow Fish 2025 ospita anche Presìdi storici come quello del mosciolo selvatico di Portonovo, attualmente in difficoltà per l’assenza di crescita dovuta all’aumento delle temperature marine e alla raccolta indiscriminata da parte di pescatori non professionisti. È un caso emblematico di come la pressione antropica e i cambiamenti climatici stiano mettendo a rischio la sopravvivenza di molte specie.

Tra gli altri Presìdi marini presenti ci sono la piccola pesca di Porto Cesareo, l’alaccia salata di Lampedusa, la cozza nera di Taranto, l’alice di menaica della Campania, la pesca tradizionale del lago Trasimeno, il tonno rosso di Carloforte e molte altre esperienze che testimoniano la straordinaria ricchezza culturale e biologica dei nostri mari.

Un viaggio tra terra e mare: pasta, olio e vini dai Presìdi italiani

Accanto ai Presìdi legati al mare, Slow Fish propone anche sapori della terra profondamente legati alla cultura marinara. A Genova si possono assaggiare i croxetti di Varese Ligure, una pasta ligure incisa a mano e spesso servita con condimenti di mare, oppure l’olio extravergine prodotto da ulivi secolari che si affacciano sulle coste tirreniche e ioniche.

Non mancano i vini rari come il Moscato passito di Saracena, che raccontano la tradizione contadina delle aree interne, ma trovano spazio anche nei menù delle osterie di mare. Slow Fish diventa così il palcoscenico ideale per mostrare come la biodiversità acquatica sia profondamente connessa alla cultura alimentare italiana nel suo insieme.

Una manifestazione che unisce cultura, scienza e comunità

Slow Fish 2025 non è solo un mercato, ma una piattaforma culturale e scientifica che promuove il dialogo tra comunità locali, istituzioni e mondo accademico. Gli incontri e i Laboratori del Gusto offrono spunti concreti su come affrontare le crisi ambientali senza rinunciare alla qualità e all’identità del cibo. Il messaggio che emerge è chiaro: tutelare la biodiversità significa costruire un futuro più giusto, sano e sostenibile.

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