Home Cultura Cultura Mondo

Marcello Fonte, l’occupato, incanta il pubblico di Kustendorf

Marcello Fonte, “l’occupato”, così come si definisce sin dalle prime battute rilasciate durante il workshop seguito alla proiezione di “Dogman”(2018) di cui è protagonista, incanta il pubblico di Kustendorf con l’umanità che trasuda dalle proprie parole e da ogni fibra del suo essere.

Conoscerete senz’altro tutti Marcello Fonte, attore di teatro e pregressi ruoli cinematografici balzato al successo internazionale con il film del Maestro Matteo Garrone.

Marcello, attore con un passato sofferto, si è gioiosamente definito “l’occupato”, in quanto concepito dai genitori durante “un’occupazione” nel’78. Lui stesso, cresciuto in un contesto di impegno politico e penuria economica, partecipa spesso alle occupazioni di luoghi culturali al fine di strapparli alle privatizzazioni. Ricordiamo la sua partecipazione all’occupazione del Teatro Valle di Roma al fine di salvarne la finalità artistica ed il suo risiedere presso il Nuovo Cinema Palazzo a Roma nel quartiere di San Lorenzo.

In molti dal pubblico, rivolgendosi a lui direttamente in italiano pur appartenendo ad altre terre(ma pare che qui la nostra sia una lingua piuttosto apprezzata) hanno chiesto spiegazioni in merito al significato dell’occupazione del Nuovo Cinema Palazzo. Certo è che per comprenderne appieno le sfumature, bisognerebbe conoscere bene l’assetto sociale e politico del nostro paese in generale ed essere a conoscenza di come il Cinema Palazzo sia stato riaperto dai cittadini nel 2015 bloccando in effetti l’apertura di un casinò illecito, con sentenza da parte della Magistratura, al processo civile, che assolve gli occupanti e conferma la legittimità della loro azione.

Ad ogni modo Marcello Fonte ha descritto con entusiasmo i progetti socioculturali che si tengono al Palazzo, facendo spesso riferimento ad un gruppo teatrale-che ivi si riunisce- composto da lui, altri attori e molti ex detenuti del carcere di Rebibbia(Roma) ad oggi attori.

Ha sottolineato con energia la rilevanza del valore del reinserimento per gli ex detenuti che tra l’altro saranno con lui in scena presso il Teatro India di Roma dal 17 al 20 gennaio corrente nell’ambito dello spettacolo intitolato “Famiglia”, scritto e diretto da Valentina Esposito. Marcello ha letteralmente ammaliato gli studenti presenti con la semplicità e l’entusiasmo esplosivo che lo contraddistinguono. L’entusiasmo di vivere, l’entusiasmo di recitare, l’entusiasmo soprattutto di costruire validi progetti inclusivi. Marcello ha detto che il grande regista Matteo Garrone gli ha insegnato molto; gli ha insegnato che nulla è impossibile, che occorra alzarsi a realizzare ciò che ci preme.

Per quanto concerne più strettamente la trama e la struttura del film “Dogman”, Marcello Fonte ha riferito che è nato dall’incontro tra il soggetto lavorato da Garrone e quello che di sé ha portato sulla pellicola. Il film in questione, come saprete, racconta una storia dura. Garrone trae spunto dal noto delitto del “canaro della Magliana”, tale Pietro De Negri, che aveva un negozio di toelettatura per cani come il protagonista del film. Tuttavia Garrone se ne discosta per raccontare un’altra storia; la vicenda di un uomo buono, che vive in modo mite pur spacciando la cocaina per arrotondare e che, alla fine, si farà giustizia da sé a seguito delle molte vessazioni morali e fisiche subite dall’amico Simone.

Profondamente incisiva l’interpretazione di Marcello Fonte. Ricordiamo alcuni dei molti premi che il film “Dogman” ha vinto. Premio come “miglior attore” a Marcello Fonte al Festival di Cannes 2018, Nastro d’Argento 2018 al “miglior montatore” Marco Spoletini, che è un’eccellenza nostrana, Nastro d’Argento 2018 al “miglior film” ed al “miglior regista”Matteo Garrone.

Il pubblico del Kustendorf, qui nel cuore della Serbia sudoccidentale, ha vivamente apprezzato la proiezione di Dogman e l’allegro intervento di Marcello Fonte il quale ancora una volta ci insegna, come cantava De Andrè che, “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.

Romina De Simone