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Maggioranza italiani: stop armi a Kiev. Becchi a Salvini: il Nord è contro la guerra

Simbolo delle SS sul collo: un ucraino del battaglione Azov a Mariupol. Zelensky li ha definiti "eroi" (Twitter)

Secondo una sintesi di un sondaggio Ipsos, pubblicato lo scorso 1° marzo, gli italiani hanno espresso una chiara opposizione all’invio di armi al regime di Kiev: solo un terzo (32%) si dice favorevole, ma cinque su dieci si pronunciano in maniera contraria.

Inoltre, gli italiani vogliono la pace e indicano che l’Ucraina dovrebbe negoziare con la Russia anche a condizioni nettamente meno favorevoli.

Il sostegno al regime di Kiev, poi, comincia a diminuire, rispetto ai mesi precedenti, quando si passa agli aiuti finanziari diretti nei confronti del Governo ucraino (55%) e alle sanzioni contro la Russia (52%).

Ecco il commento del prof. genovese Paolo Becchi, da sempre contrario all’invio di armi ai nazionalisti e neonazisti ucraini del Governo Zelensky e favorevole ai negoziati di pace con la Federazione Russa del presidente Putin, sulla posizione espressa ieri dal vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini durante un’intervista al quotidiano Libero.

L’intervista di ieri di Salvini non poteva non passare inosservata. Segna un cambio di rotta. Si dirà, ma sulla guerra in Ucraina sin dall’inizio Salvini aveva preso le distanze dalla Russia. È vero, e tutte le polemiche al riguardo sono pretestuose. Però una così decisa presa di posizione a favore dell’Ucraina ha sorpreso.

In vista delle elezioni europee tutte le forze politiche del centrodestra sono a favore della continuazione della guerra (Lega compresa). Chi è contro questa guerra, e non sono pochi (inclusi industriali e imprenditori del Nord Italia), in quell’area elettorale dunque alle prossime europee non saprà chi votare.

Chi è favorevole alla guerra è molto più facile voti FI o FdI che Lega. Sbaglio? Vedremo.

Ma nella lunga intervista ci sono anche dei messaggi che parlano chiaro: due riferimenti a Bossi. Sembra un appello accorato. Qualcosa nel partito non va. E non va nelle Regioni storiche della Lega, al Nord.

Lo avevo già sottolineato in un precedente articolo, ma ora è evidente. E l’autonomia differenziata viene solo vista come uno specchietto per le allodole. Non è vero federalismo. Non basterà a evitare la frana.

Si sta verificando una di quelle ironie hegeliane della storia, tutt’altro che infrequenti.

Salvini ha tentato una impresa staordinaria, trasformare la Lega in una Lega nazionale, ma alla fine non ha fatto altro che riaprire la questione settentrionale: il Nord. Prof. Paolo Becchi