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Lavoro, fuga di giovani cervelli all’estero

Lavoro, fuga di giovani cervelli all'estero

A livello nazionale, la fuga di 28mila laureati all’estero è costata oltre 3 miliardi di euro

3 Miliardi di euro spesi dallo Stato italiano per l’istruzione, partendo dal primo anno di elementari e arrivando all’ultimo anno di università

E’ quanto stima Coldiretti Giovani Impresa sulla base del Report Istat 2019 – iscrizioni e cancellazioni anagrafiche della popolazione residente.

Più in generale, a livello locale, sono più di 152mila gli emigrati liguri, molti dei quali giovani, censiti nel 2019, in crescita dell’8% rispetto all’anno precedente, dei quali quasi il 55% solo dalla provincia di Genova (dati dell’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero 2020 (AIRE)). Le motivazioni del trasferimento possono sicuramente variare, ma è la ricerca di un’occupazione che spinge, soprattutto i ragazzi, fuori dai confini nazionali.

“In un Paese come l’Italia – affermano il presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il delegato ConfederaleBruno Rivarossa – la prospettiva dell’abbandono per molti giovani, rappresenta una perdita di risorse insostenibile se si vuole tornare a crescere, ma anche il risultato di un’evidente sconfitta per tutti, dal mondo scolastico a quello imprenditoriale, dalle famiglie alle Istituzioni. In questo scenario, anche a livello regionale, l’agricoltura e la pesca possano rappresentare settori strategici per dare un taglio alla fuga dei giovani all’estero, come dimostra il fatto che, nonostante tutte le difficoltà dell’anno di pandemia, a livello ligure sono 992 le imprese giovani attive impegnate appunto nel settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca. Un numero che potrebbe essere addirittura più consistente senza gli ostacoli frapposti oggi dalla burocrazia proprio a coloro che vorrebbero costruirsi un futuro in campagna o in mare. Occorre sostenere il sogno imprenditoriale delle nuove generazioni e per questo è necessario intanto iniziare a liberare entrambi i settori dal peso della burocrazia, che di fatto impedisce anche il pieno utilizzo delle risorse comunitarie, ed agevolare il più possibile il ricambio generazionale. In un periodo in cui l’economia soffre, risulta ulteriormente grave e inaccettabile ostacolare le progettualità economiche di coloro che hanno scelto l’Italia quale luogo per realizzare le proprie idee imprenditoriali, impedendo lo svilupparsi degli  impatti sociali che ne possono derivare, in primis i posti di lavoro”