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Interrogatorio Toti, Savi: GdF non ha contestato un centesimo fuori dalle regole

Stefano Savi, legale difensore del governatore ligure Giovanni Toti

Il governatore ligure alle 11 di oggi è arrivato nella caserma della GdF a Molo Giano, all’interno dell’area portuale, inaccessibile per giornalisti e curiosi, per essere interrogato dai pm

“Questa vicenda deve essere letta sapendo come vanno da secoli le cose nel Porto di Genova dove ci sono sempre state delle grandi guerre tra terminalisti in concorrenza tra loro, poi concluse con grandi paci” nell’interesse pubblico.

Lo ha dichiarato al Corriere della Sera l’avvocato Stefano Savi, legale difensore del governatore ligure Giovanni Toti, da martedì 7 maggio agli arresti domiciliari per corruzione elettorale, che oggi sarà sentito dagli inquirenti dopo avere letto e approfondito le 9mila carte agli atti.

L’avvocato Savi ha risposto così a una domanda in riferimento alla contestazione della pubblica accusa di avere favorito la proroga della concessione trentennale del Terminal Rinfuse, che Aldo Spinelli avrebbe ottenuto con un finanziamento per 40mila euro al comitato elettorale di Toti.

Sul punto, però, nei giorni scorsi il superteste Giorgio Carozzi, giornalista in pensione del quotidiano Il Secolo XIX e membro del comitato portuale in rappresentanza del Comune di Genova, ha già spiegato nei dettagli ai pm di “non avere ricevuto pressioni” da nessuno e di avere votato a favore della concessione “in scienza e coscienza” smentendo, in questo caso, il teorema accusatorio degli inquirenti. Addirittura, Carozzi ha elencato i 5 motivi tecnici principali che aveva valutato con attenzione per addivenire alla conclusione del voto favorevole.

“Toti non promette qualcosa a Spinelli fa un’attività di mediazione. Va ricordato – ha confermato Savi – che la proroga è stata decisa dall’Autorità portuale sulla base di parametri precisi”.

Per quanto riguarda i presunti finanziamenti di Spinelli al Comitato Toti, Savi ha sottolineato che è “il vero punto di un’accusa che si ritiene che ogni qualvolta ci si interessi di qualcuno non si possa ricevere niente o viceversa. Toti afferma di avere fatto ciò che ha fatto in altre centinaia di casi, di cui faremo un elenco, sia per chi ha contribuito ai suoi Comitati elettorali sia per chi non lo ha fatto, perché guardava all’interesse pubblico che era di agevolare gli investimenti in Liguria.

Molti sono andati da lui, qualcuno mandato anche dall’opposizione, ma si è sempre comportato con tutti allo stesso modo e alla luce del sole. Non vedeva nulla di male a invitare a contribuire come ha fatto con Spinelli, che ha dato soldi a tutti i partiti.

I fondi che arrivavano passavano per vie ufficiali rispettando le regole, quando ciò non è avvenuto i finanziamenti sono stati rifiutati o restituiti”.

Sull’accusa di corruzione elettorale per poche centinaia di voti promessi alle ultime regionali dalla comunità dei riesini in cambio di alcuni posti di lavoro, secondo Savi: “È emerso che quelle persone lo facevano un po’ con tutti i gruppi politici ma si parla di una cena organizzata dai suoi collaboratori di cui Toti sapeva solo che riguardava la comunità riesina”.

E sulla questione dei 55mila euro che nel 2022 dal conto del Comitato elettorale dell’uomo-partito vanno a un suo conto personale “usato esclusivamente per l’attività politica” il legale difensore ha ribadito che, come in altri casi, tutto è stato tracciato in modo trasparente.

“E’ stato tutto vagliato dalla Guardia di Finanza – ha dichiarato Savi – nessuno ha contestato un centesimo fuori dalle regole. Anticipava il denaro per l’attività politica e poi veniva rimborsato, oppure veniva bonificata una somma per far fronte alle spese. Infatti, il conto era gestito dalla tesoriera del Comitato elettorale”.

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