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Il Nano Morgante | Una vita da os-sesso

Il manifesto del film della Titanus: Vedo nudo con Nino Manfredi e Sylvia Koscina

La tematica sesso, nelle sue possibili coniugazioni, dai tipici commenti  tra amici alle dinamiche compulsivo-voyeuristiche, per approssimazione e a vario titolo, é un dato artificioso e paradossalmente affliggente  per l’essere umano.

Lo stuolo di sfegatati fans che ne apprezzano la presenza nella programmazione di numerosi palinsesti mediatici  é un dato altresì identificativo della smania straboccante che ne com-misura il manifestarsi verbale.

La tematica detiene infatti una sorta di primato discorsivo, a pari merito con l’attuale pandemia, gli allarmismi-meteo e l’elencazione delle disgrazie personali.

Ben prima dei possibili effetti delle restrizioni sociali da contagio,  l’esigenza di sfogare gli impulsi repressi già ri-assumeva uno quota di nevrosi individuale, estrapolando per comodità la considerazione in materia di Sigmund Freud: “più un individuo è disposto alla nevrosi, meno tollera l’astinenza sessuale”.

Nondimeno, malgrado sulla carta il terzo millennio si annunci tecnologicamente iper-evoluto, la priorità epifanica  dedicata al sesso esprime  la “dispersione verso l’infimo” (cit. Sant’Agostino) e lo stigma consumistico che nelle sue modalità  non tarda a svilire la conquista sessantottina.

Il suo dilagare, virtuale e/o mediatico, individua uno spazio totalmente estraneo ad una sana “economia della perpetuazione della specie umana”, interpolando Georges Bataille.

Nei prodromi socio-culturali che investono il fenomeno, non è forse casuale il crescendo di tragiche derive domestiche in cui, ben più che in filigrana,  si intravede il versante compulsivo.

Casca a fagiolo menzionare anche Michel Houellebecq sulla circostanza che “il sesso, dissociato dalla procreazione, sussiste come principio di differenziazione narcisistica e di lotta”.

Nel relativismo imperante in cui ciascuno pretende ragione, il solo osservarne le dinamiche a livello mediatico stimola l’idea di combinarle col liberismo-edonista identificabile nella triadica brama di “avere, potere, valere” (cit. Paul Ricoer).

In via generale, il pensarci finalmente liberi dai condizionamenti confligge di fatto con ogni comportamento emotivamente alterato e bisognoso.

Non stupisca quindi l’attualità di Lucrezio (I sec. a.C) quando  commentava che “per vivere bene serve un corpo sano e una mente senza ossessioni”. Massimiliano Barbin Bertorelli