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Il Nano Morgante | La gerarchia dei sensi

L'Allegoria dei cinque sensi di Mattia Preti

Ammetto che l’apparenza da sempre costituisce una categoria essenziale nel caratterizzare le relazioni umane.

E comprendo per questo che il genere femminile, in media, possa considerare attrattivo il tipo erculeo maschile proteso nell’ ostentazione delle proprie qualità estetiche, nelle quali ripone la propria fierezza e sicurezza seduttiva.

La presente narrazione prende spunto proprio da una percepita compulsiva priorità che oggi si pone per la forma fisica del corpo e per tutti gli accessori che la Società delinea come componenti di fascino.

L’estetica resta quindi un’autorità in sé. Un requisito materiale visibile laddove altri, in quanto immateriali, sono impercepibili agli occhi e divengono, in ogni caso, espliciti solo in fase di successiva idealizzazione.

Non vi è quindi dubbio che in tale contesto, stante la mistificazione insita nel senso della vista, si esprima e prenda forma il dialogo emotivo. Il senso visivo coinvolge a trascinamento tutti gli altri sensi e sentimenti, secondo l’ampia quota di immaginazione, di cui é dotato il genere femminile.

Traducendo in sintesi: è più facile assegnare d’emblée qualità intellettive & morali, ancorché inesistenti, ad un uomo bello, piuttosto che riconoscerle in un uomo brutto.

Tale circostanza va direttamente correlata alla gerarchia dei sensi, considerate anche le numerose variabili socio-culturali di cui si compone.

In effetti, volendo costituirne un diagramma di valutazione (metodo econometrico, ne convengo), il processo di riconoscimento  si può calibrare con minor margine di errore. Anzi, acquisire rigore, a patto di individuare analiticamente tali elementi del comporre, sui cui singoli dettagli al momento non mi dilungo.

Ri-marcando l’ironia come strategia narrante, si rileva la polarità tra visibile ed invisibile, tra materia e spirito, tra realtà ed immaginazione, tra bello e brutto: la sempiterna disputa tra differenti ed opposti criteri e valori.

D’altro canto, ad una Società che aspira all’apparenza come fondamento vitalistico, non può che essere comprova il proliferare di una editoria specializzata in wellness, segno di un’offerta pari alla richiesta.

A ribadire quindi che ciò che ci circonda è tendenzialmente sottomesso all’autorità dell’estetismo, sta il fatto che diviene fattore determinante ottimizzare  le chance dell’esistenza destinando ogni impegno quasi esclusivamente nella cura del fisico.

Presagio di un travaglio interiore angosciato dal tempo che fugge, diventato ormai il nemico pubblico n°1 dell’essere umano.

Massimiliano Barbin Bertorelli