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Giudice di Cagliari: fare saluto romano non è reato, assolti nostalgici di Salò

Domani evento militanti estrema destra e contro manifestazione antifa

“Presente! Presente! Presente!” Fare il saluto romano non è reato. Tutti assolti perché il fatto non sussiste.

Il giudice del Tribunale di Cagliari, Simone Nespoli, oggi ha fatto cadere l’accusa di apologia del fascismo nei confronti di sette imputati (l’ottavo, una donna, è deceduta ma è stata ugualmente assolta) che il 25 aprile 2012 avevano manifestato in ricordo dei Caduti della Repubblica Sociale Italiana (RSI) con saluti romani e, alcuni, con al braccio le effigi del Duce Benito Mussolini.

Il pm Giangiacomo Pilia aveva chiesto sei mesi di reclusione per tutti, ma dopo un’ora e mezzo di camera di consiglio il giudice Nespoli li ha assolti con la formula più ampia accogliendo le richieste degli avvocati Gianluca Grosso, Emanuele Trois e Gianni Faa.

Lo ha riferito l’agenzia Ansa.

Gli imputati risultano nostalgici di Mussolini, simpatizzanti della destra e di età compresa tra i 27 ai 65 anni. Nessuno di loro è iscritto iscritto a movimenti estremisti. Tuttavia, il 25 aprile di sei anni fa avevano preso parte alla commemorazione a Cagliari per ricordare i Caduti di Salò.

A seguito delle indagini della Digos, che aveva identificato tutti i partecipanti, erano stati indagati in dodici: otto avevano scelto la via del dibattimento e ora sono stati assolti. Gli altri avevano scelto di essere giudicati con riti alternativi.

Secondo il pm, saluto romano e inni erano propri di associazioni e movimenti che hanno tra i propri scopi anche l’incitamento alla violenza per motivi razziali, etnici o religiosi.

Una tesi che non è stata accolta dal giudice perché in situazioni come quella della commemorazione per i Caduti RSI a Cagliari non si può ravvisare “una discriminazione razziale, etnica o religiosa”.

D’Altronde, altri imputati erano già stati assolti negli anni scorsi in altre città italiane perché avere fatto il saluto romano, sia pure pubblicamente, non aveva determinato “il pericolo di ricostituzione del partito fascista” né creato “situazioni di pericolo pubblico”.

Pertanto, il gesto è talvolta riconducibile a una “libera manifestazione del pensiero”. Altro che presunto reato.