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Favoreggiamento immigrazione clandestina in Liguria, 6 misure cautelari: italiani e marocchini

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Carabinieri (foto d'archivio)

Oggi i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Alassio hanno eseguito in Liguria e Lombardia sei ordinanze di custodia cautelari, perquisizioni e sequestri nei confronti di italiani e marocchini responsabili, a vario titolo, di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, falso materiale e ideologico in atti pubblici.

L’attività svolta ha permesso di bloccare l’attività di un gruppo criminale che, dietro a compenso in denaro, favoriva l’immigrazione di cittadini stranieri in Italia, dicendo di offrire ospitalità o residenza in modo fittizio per far ottenere permessi di soggiorno e documenti di abilitazione di guida italiani.

L’operazione dei carabinieri, denominata ‘Versolmar’, ha interessato le province di Savona, Genova e Milano.

Delle sei misure cautelari, due sono di detenzione in carcere e quattro sono di obblighi di presentazione giornaliera all’autorità di polizia giudiziaria del luogo di residenza.

In carcere sono finiti una donna di 50 anni e un uomo di 64, entrambi domiciliati a Genova e disoccupati.

Gli altri quattro componenti del gruppo (tre uomini e una donna) sono un camionista laziale di 50 anni, due marocchini di 47 e 49 anni residenti ad Alassio e nell’hinterland di Milano, una marocchina di 37 anni residente a Milano.

I quattro erano, secondo i carabinieri, i fiancheggiatori dei due arrestati ai quali ‘avviavano’ gli extracomunitari bisognosi dei permessi farlocchi.

L’indagine, avviata nel maggio 2018, ha consentito di accertare che gli indagati presentavano “comunicazione di ospitalità” o richieste di residenza (fittizie) per gli stranieri in un alloggio nell’entroterra di Alassio di proprietà dei due finiti in carcere.

Così ottenevano il permesso di soggiorno a tempo determinato per motivi di lavoro e il documento di abilitazione alla guida italiano.

Gli stranieri pagavano da 400 a 600 euro ai due italiani finiti in carcere, ma in un caso, un peruviano ha pagato addirittura 2500 euro.