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Ad Andora per Azzurro pesce d’autore: ospite Angelo Taranto

Ex giornalista del "Decimonono" oggi è bioagricoltore a Stellanello nella Azienda "Bio Meo Modo"

Un momento dell'incontro (Foto gc Pro Loco Andora)

SAVONA – Si è chiusa, con un grande successo di pubblico, la decima edizione di “Azzurro Pesce d’Autore” la kermesse che ogni anno rappresenta una occasione per conoscere le novità della degustazione dei prodotti legati al mare, le golosità del territorio della Riviera delle Palme, lo street food, aziende, prodotti e personaggi della Riviera di Ponente. Fra i tanti personaggi che la rassegna ha messo in luce uno ci ha particolarmente colpito.

Si tratta di Angelo Taranto, ex validissimo giornalista del “Decimonono” oggi bioagricoltore, e della storia della sua azienda agricola “Bio meo Modo” una della tante aziende liguri da considerare eroiche : “Sono aziende – spiega lo stesso Taranto- che investono per il recupero e il mantenimento delle coltivazioni su fasce. Costi non recuperabili, ma che garantiscono qualità e presidio del territorio”. Aziende che hanno a cuore la qualità e la salute del consumatore: “Qual’è il giusto prezzo per un vino o un olio EVO bio?- prosegue Taranto- quando dietro a un prodotto c’è l’impegno etico di recuperate aree boschive abbandonate, ricostruire muri a secco, fare rinascere un uliveto o piantare una vigna là dove prima c’erano solo rovi?”.

A dare l’opportunità a Taranto di essere un protagonista di Azzurro pesce d’autore è stata la Pro Loco di Andora organizzatrice, per conto del Comune, della mostra mercato che annualmente viene organizzata con grande passion e maestria nel porto andorese. “L’agricoltura eroica – ha spiegato Taranto- è l’agricoltura tipica della Liguria dove si coltiva su terrazzamenti, fasce strette e territori impervi in cui è escluso l’uso di grandi mezzi meccanici e l’agricoltore opera praticamente a mano. La cura e l’impegno danno prodotti sani, buoni e di qualità.

Queste aziende fanno concreto presidio del territorio i cui costi di cura e manutenzione non potranno mai essere completamente recuperarti dal prezzo di vendita del prodotto”. Tutto ciò è ancora più evidente nel caso di chi, come Taranto, ha deciso di coltivare là dove non lo si faceva da tempo. In 12 anni di lavoro ha strappato ai rovi molti terreni sulle alture di San Damiano di Stellanello, ha fatto rinascere uliveti che il fuoco aveva distrutto, ha piantato una vigna. Oggi ha probabilmente la più piccola azienda bio d’Italia: Meo Modo ha conquistato il prestigioso premio Heroic Olive Growing Award nell’ambito del concorso internazionale organizzato da Lodo Guide.

Sul mercato ha due prodotti bio: l’olio extravergine d’oliva Meo Modo e il vino Pigato Cà di Papi, dal nome della località di Stellanello dove sorgeva un vecchio frantoio di famiglia ora cantina. Le quantità prodotte sono naturalmente ridotte. “L’agricoltura eroica ha bisogno di sostegni pubblici che riconoscano l’impegno di salvaguardia del territorio – conclude Taranto – perché non sfrutta la terra, non snatura la fisionomia delle colline, ma rispetta ciò che è il simbolo della nostra Liguria e ci rappresenta nel mondo.

Non parlo solo di me, ma di chi vuole lasciate qualcosa sul territorio, preservare l’entroterra, ricostruire muri a secco là dove c’è pericoloso abbandono. Un entroterra coltivato è meno fragile, a tutto vantaggio della collettività. Nella mia sfida ho avuto l’aiuto di amici, della famiglia, ho raccolto i consigli dei vecchi contadini e ho avuto la fortuna che un enologo di tutto rispetto si appassionasse al mio progetto. Sono grato ai consumatori sensibili e ai ristoranti che sostengono l’agricoltura eroica con le loro scelte, sapendo che spendendo un po’ di più stanno aiutando una economia agricola tradizionale e le professioni ad essa legate”.
CLAUDIO ALMANZI