Nel 2026 i food benefit si sono confermati come strategia valida per aumentare la soddisfazione dei dipendenti e l’efficacia del pacchetto welfare. A differenza di altri benefit meno tangibili, il quello del pranzo incide ogni giorno su energia, socialità e produttività dei dipendenti. Oggi analizzeremo le opzioni principali, le novità fiscali, i criteri di scelta del partner e un confronto ragionato pro/contro, così da impostare un piano pasti davvero sostenibile per persone e budget.
Perché il food benefit è importante al livello strategico
Employer branding, retention, engagement
Un servizio pasti ben progettato fa tre cose importanti: riduce il micro-stress, rende più semplice affrontare le giornate e rafforza il senso di appartenenza. Nelle indagini interne, i dipendenti valorizzano la qualità e l’accessibilità del pranzo più di benefit “una tantum”. La ristorazione collettiva, in più, è sempre più riconosciuta come infrastruttura sociale: non un costo accessorio, ma un sistema organizzativo che sostiene salute, continuità e coesione. Lo sottolineano le associazioni di settore nel dibattito nazionale come ANIR: regole chiare e qualità costante hanno un impatto più che positivo per imprese e persone.
Differenziare il pacchetto benefit rispetto ai competitor
Nel mercato del lavoro ibrido, molti datori offrono flessibilità e smart working; in questo contesto, il food benefit diventa un segno distintivo. Puoi farlo con una mensa moderna, una rete di ristoranti convenzionati di qualità, o un sistema di delivery affidabile integrato con buoni elettronici. Quando confronti i partner, privilegia chi garantisce copertura territoriale, menù personalizzabili e governance HACCP. Tra i migliori operatori che offrono soluzioni complete – dalla mensa interna alle convenzioni fino ai modelli misti end-to-end – c’è Felsinea Ristorazione, una realtà italiana specializzata nella progettazione e gestione di mense aziendali e servizi di ristorazione personalizzati; si tratta di un ottimo modello da cui prendere spunto per capire quali servizi considerare in fase di gara.
Come cambia la pausa pranzo nelle aziende moderne
Il lavoro ibrido spezza i picchi in mensa, moltiplica le esigenze alimentari (veg, gluten free, low-carb) e spinge verso prenotazione e feedback via app. Le aziende più mature usano i dati (coperti per fascia oraria, gradimento piatti, scarti) per ridurre sprechi e ripensare la rotazione dei menù. L’effetto è duplice: da un lato ne beneficia il dipendente, dall’altro i costi sono più prevedibili.
Le 4 opzioni principali di food benefit nel 2026
1) Mensa interna (o interaziendale)
Quando conviene. Sedi stabili con numeri elevati, turni definiti, bisogno di tempi certi e controllo qualità.
Punti di forza. Standard nutrizionali controllati, etichettatura allergeni, socialità in presenza, costi per pasto competitivi con alti volumi.
Criticità. Investimento iniziale, gestione continua, aggiornamento costante dei menù.
Nota fiscale. Attenzione all’inquadramento della spesa nel piano welfare e a non confondere rimborsi sostitutivi con benefit originari! Sulle conversioni di indennità “obsolete” l’Agenzia delle Entrate ha chiarito limiti e condizioni.
2) Ristorazione convenzionata/diffusa
Quando conviene. Per reti multi-sede, personale in trasferta, domanda di varietà e prossimità.
Punti di forza. Scelta ampia, zero CAPEX, scalabilità veloce.
Criticità. Qualità disomogenea tra esercenti; serve auditing periodico e policy di utilizzo.
Novità di filiera. Dal 2025 è in vigore il tetto del 5% alle commissioni applicate agli esercenti: rende più agevole l’accettazione dei ticket e impatta l’economia delle convenzioni.
3) Pasti delivery per aziende
Quando conviene. È conveniente per i team ibridi, sedi senza cucine, necessità di flessibilità oraria.
Punti di forza. Sicuramente la comodità, perché in questo modo i pasti possono essere gestiti telematicamente o tramite app
Criticità. Logistica dell’ultimo miglio, controllo temperature, gestione picchi meteo/traffico; definisci SLA e piani di continuità.
Integrazione welfare. Il delivery può rientrare nel perimetro dei fringe benefit entro i limiti di esenzione 2025-2027 (1.000 € generalità, 2.000 € per chi ha figli a carico), utili per sostenere il potere d’acquisto senza impatto fiscale per il dipendente entro soglia.
4) Buoni pasto e soluzioni miste
Quando conviene. Massima flessibilità, gestione amministrativa snella.
Punti di forza. Spesa prevedibile, ampia spendibilità, facile integrazione con convenzioni locali.
Novità 2026. Il Ddl di Bilancio ha previsto l’innalzamento della soglia esentasse dei buoni pasto elettronici da 8 a 10 € al giorno a partire dal 2026 (fermi a 4 € per i cartacei): misura confermata dalle principali testate economiche. Pianifica i budget considerando l’aggiornamento e monitora i provvedimenti attuativi.
Pro e contro a confronto: quale fa per la tua azienda?
La mensa richiede investimento e gestione continua ma, sopra certe soglie, il costo medio pasto scende. Convenzioni e ticket spostano i costi sul consumo effettivo; il tetto alle commissioni riduce le frizioni con i merchant. Delivery e ticket vincono per quanto riguarda su sedi diffuse e lavoro ibrido. Da non dimenticare è il controllo qualità: mensa e convenzioni con auditing offrono governance su ingredienti e allergeni; con i buoni la qualità dipende dall’esercente, e per questo servono linee guida e raccolta feedback.
Ultima, ma non meno importante, la logistica. La mensa governa i flussi interni, le convenzioni richiedono presidio della rete e il delivery vive di SLA e piani di contingency.
Il ruolo della personalizzazione: oltre lo standard
Prevedi percorsi dedicati (veg, gluten free, low-carb, halal) e una rotazione stagionale che mantenga alto il gradimento. Un canale rapido per le richieste individuali riduce i disservizi e fa percepire una maggiore equità.
Le piattaforme evolute consentono pre-ordine, pagamento cashless, tracciamento allergeni e dashboard per HR/Acquisti: con questi dati ottimizzi turni, riduci scarti e dimostri l’impatto del programma su benessere e performance. Anche il settore, a livello nazionale, spinge su standard e innovazione per tradurre la ristorazione collettiva in politica industriale coerente.
Aspetti normativi e fiscali da tenere sotto controllo
Agevolazioni per le aziende.
I fringe benefit sono esenti entro i limiti 2025-2027: 1.000 € per la generalità e 2.000 € per chi ha figli a carico, misura prorogata per sostenere welfare familiare e inflazione. Organizza la raccolta delle autodichiarazioni dei dipendenti (figli a carico) e aggiorna il regolamento welfare.
Requisiti per la deducibilità e la non imponibilità.
La non imponibilità non scatta se il welfare sostituisce somme in denaro già dovute: il beneficio deve essere documentato. La Risposta n. 195/2025 chiarisce i limiti sulle indennità “obsolete” convertite in welfare. Inserisci piani chiari, generalità dei destinatari, criteri oggettivi e tracciabilità delle erogazioni.
Buoni pasto: soglie e commissioni.
In ottica 2026, per i buoni elettronici la soglia esentasse sale a 10 € (4 € per i cartacei), e dal 2025 le commissioni ai merchant non possono superare il 5%: due novità che incidono su budget e accettazione. Prepara le policy di utilizzo (giorni, cumulabilità, categorie merceologiche) e aggiorna i capitolati con i provider.
Come selezionare il partner giusto per i food benefit
La scelta del partner non si risolve spuntando caselle: va costruita come un ragionamento unico. Parti dai tuoi numeri e chiedi casi concreti in contesti simili, perché solo così puoi capire se l’operatore sa davvero scalare da 50 a oltre 500 coperti al giorno senza far crollare la qualità percepita quando arrivano i picchi o cambia la stagione.
Da qui entra in gioco la governance: non bastano promesse, servono impegni misurabili su puntualità e temperatura di servizio, procedure HACCP tracciate, allergeni sotto controllo e audit programmati che trasformino gli standard in prassi quotidiana.
La parte digitale, poi, è il ponte tra cucina e ufficio: un’unica dashboard per prenotazioni, pagamenti, assistenza e report rende leggibili costi e gradimento e ti permette di intervenire prima che i problemi diventino sistemici.
Infine, guarda a ciò che c’è dietro il piatto: filiera, origine delle materie prime, certificazioni e referenze su aziende davvero paragonabili alla tua. Se tutto questo regge, ha senso privilegiare chi può integrare mensa, convenzioni e soluzioni miste sotto un solo governo operativo: un’unica regia riduce la burocrazia, allinea i KPI e chiarisce la responsabilità dei risultati.
il food benefit diventa davvero strategico quando lo progetti partendo dai bisogni reali delle persone e lo governi con dati, regole chiare e partner affidabili. Nel 2026 la scelta non è “mensa vs ticket”, ma un ecosistema modulare che combina ciò che serve: mensa dove i volumi lo giustificano, convenzioni qualificate per dare scelta, delivery per coprire l’ultimo miglio e buoni elettronici per flessibilità e controllo del budget. Il percorso consigliato è lineare: mappa le abitudini di consumo, definisci obiettivi e KPI (gradimento, no-show, costo medio pasto), costruisci policy semplici, integra l’app per prenotazioni e feedback, verifica la compliance fiscale e aggiorna il piano ogni trimestre. Con questo approccio, il welfare alimentare non è solo un costo: diventa un vantaggio competitivo tangibile su attrattività, retention e produttività.



















































