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West Side Story, società e passione sul palco del Carlo Felice

West Side Story, società e passione sul palco del Carlo Felice

Applausi a scena aperta il 1° gennaio per West Side Story, e con ragione: il cast eccelle sia nella danza che nel canto e nella recitazione e ogni interprete si muove con perizia e fluidità in ognuna delle tre arti.

I testi sono concisi, espressivi e di grosso impatto emotivo e l’insieme si  allinea alla versione cinematografica senza rimpianti per quest’ultima.

Il musical: considerato un produzione minore, sorridente ed allegrotta, dove alla fine tutto si conclude per il meglio. Un genere snobbato per decenni dalla critica, rivolta per lo più verso gli aspetti cinematografici e i messaggi sociali dello spettacolo, che, riconosciuto dalla stessa solo qualche volta e  con condiscendenza come un prodotto di evasione, mancò di un vero approfondimento dei valori artistici e, perchè no, anche etici.

D’altra parte gli appassionati del musical americano, diciamo hollywoodiano, erano pochi e visti come fatui e un po’ matti piccoli fanatici.

La critica cominciò ad accorgersi dei pregi del musical quando  lo stesso andò verso il tramonto, appunto verso la fine degli anni ’50, con West Side Story, Hello Dolly, Gigi. Solo negli  anni sessanta e  con la critica alla filmografia che ne era derivata si comprese come il musical avesse dato vita ad alcuni dei momenti più genuini, artisticamente raffinati ed emotivamente intensi della storia dello spettacolo.

West Side Story è considerato il musical per eccellenza da molti critici ed appassionati: dal debutto al Winter Garden Theatre di New York nel 1957, fu replicato ben 732 volte a Broadway e in svariate tournèes.

La trasposizione cinematografica del 1961 fu un successo mondiale ed ha meritato dieci premi Oscar, tre Golden Globe e il Grammy Award per la colonna sonora.

Rivisitazione moderna dell’opera shakespeariana Romeo e Giulietta, ambientato nella multietnica New York anni Cinquanta, tratta dell’amore contrastato di Tony e Maria, appartenenti a due bande rivali nell’Upper West Side, una  americana e una portoricana. Riff è il capo dei Jets, Bernardo degli Sharks.

Tra le due bande  si prepara una dichiarazione di guerra. Ma nel frattempo  nasce  l’amore tra Maria, sorella di Bernardo, e Tony, il migliore amico di Riff,  che contribuisce a far  precipitare le cose in una battaglia  vana, scorretta, purtroppo tragica.

Questo musical è forse l’unico in cui il sapore della favola convive con una marcata denuncia sociale: il sentimento puro corre  parallelo tra le tensioni e le paure malamente vissute di una generazione in cui la “banda”, alla quale bisogna ubbidire senza riserve, è vista come una necessità (“nella banda non sei solo, sei protetto, senza una banda sei solo al mondo”) dalle menti di giovani individui segnati da un tessuto familiare spesso disastrato e dalla diffidenza, percepita come mancata accettazione, da parte del nuovo territorio.

Una banda che non ragiona e che esaspera rivalità e rancori, in cui energie non correttamente incanalate esplodono come petardi in comportamenti violenti difficilmente arginabili.

Forte il richiamo emotivo all’immigrazione nei paesi “ricchi” e gli inevitabili e consequenziali problemi dell’integrazione e della tolleranza.

New York, sotto il braccio alzato della statua della Libertà, assiste, impassibile ed impotente. Ma libertà e tolleranza escludono la violenza e presuppongono una capacità di evoluzione ed autocritica che non troviamo né negli “accolti” (“ me ne frego di questo paese e delle sue leggi” , sostiene un giovane portoricano) né nell’opportunismo egotico del commissario garante dell’ordine.

Splendide le coreografie del miglior “gusto” danzante americano, che, sebbene in ben altro contesto, rammentano  l’immortale e quasi coetaneo “Sette spose per sette fratelli”. Sapiente l’alternarsi  di ritmi popolari e coinvolgenti, il mambo e la samba, con melodie  di stile colto  rimaste incise nella memoria collettiva, come l’incantevole Maria, e gli intermezzi  del rock. Momenti in cui si coniugano arte e  ricordi adolescenziali ( il bellissimo doppio girotondo nel ballo dei ragazzi ) o arte  e dramma, laddove Tony cerca di impedire la sfida tra bande, che risulterà fatale a due giovani vite.

Elisa Prato