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Sciopero 28 novembre 2025: la CUB attacca la precettazione al Policlinico San Martino di Genova

Sciopero 28 novembre 2025: la CUB attacca la precettazione al Policlinico San Martino di Genova
Una bandiera della CUB

La CUB Genova denuncia la decisione del Prefetto: «La precettazione non risolve i problemi strutturali del personale sanitario»

La protesta annunciata per venerdì 28 novembre 2025 scuote il mondo della sanità a Genova: la sigla Confederazione Unitaria di Base (CUB) critica duramente la decisione della direzione del Policlinico San Martino, che a poche ore dall’inizio dello sciopero ha dichiarato di non poter garantire nemmeno il servizio minimo nel reparto di rianimazione e ha richiesto l’intervento della Prefettura. Il risultato: attivata la procedura di precettazione, con l’obiettivo di obbligare il personale a garantire le prestazioni minime essenziali, anche in presenza di astensione collettiva dal lavoro.

Lo sciopero, la conciliazione e l’intervento del Prefetto

Secondo la normativa vigente, in particolare la Legge 146/1990 — che disciplina lo sciopero nei servizi pubblici essenziali — qualsiasi astensione dal lavoro in ambito sanitario deve rispettare precisi termini di preavviso e garantire, comunque, l’erogazione delle prestazioni indispensabili a tutela della salute e della vita.

In questo caso, la direzione del Policlinico San Martino, consapevole della carenza di personale disponibile nel reparto di rianimazione, ha richiesto alla Prefettura di intervenire per assicurare la continuità del servizio. Dopo il tentativo di conciliazione previsto per legge — resosi vano — è scattata la precettazione, un atto straordinario che sospende gli effetti dello sciopero per i lavoratori coinvolti, al fine di evitare un “pregiudizio grave e imminente” per gli utenti.

La reazione della CUB: accuse di “politica aziendale” e attacco alle carenze strutturali

La CUB Genova contesta aspramente la scelta di ricorrere alla precettazione in extremis. «La prima proclamazione di sciopero — ricordano — era stata inviata l’11 novembre. Le procedure previste sono state rispettate, ma la direzione ha atteso l’ultimo momento per chiedere la conciliazione». Per il sindacato la decisione non rappresenta una mediazione necessaria, ma la manifestazione di una politica aziendale inadeguata che scarica sul personale la gestione di carenze croniche.

Secondo la CUB, lo sciopero non è stato convocato a caso: il profondo malessere nel settore, a causa della mancanza di organico e di risorse, si è espresso con forza non appena è stata data la possibilità. La protesta del 28 novembre rappresenterebbe quindi la punta di un conflitto più ampio, che tocca la qualità della cura e il diritto alla salute dei cittadini.

Il sindacato accusa la dirigenza di trasformare in emergenza una situazione strutturale, annullando così la funzione reale dello sciopero, che non dovrebbe servire solo a una formalità, ma a richiamare l’attenzione su problemi gravi e irrisolti.

La precettazione: uno strumento “estrema ratio” secondo la legge

La Legge 146/1990 — modificata successivamente dalla Legge 83/2000 — prevede che il diritto di sciopero nei servizi essenziali sia compatibile con la tutela dei diritti fondamentali della persona: vita, salute, sicurezza.

Quando lo sciopero rischia di compromettere questi diritti, l’autorità può intervenire con la precettazione, imponendo la continuazione del servizio.

Tuttavia, secondo esperti e giurisprudenza, la precettazione è uno strumento che deve essere usato con estrema cautela, solo in presenza di un “fondato pericolo di pregiudizio grave e imminente”. Nel corso degli anni, sentenze e interpretazioni hanno sottolineato che non basta un disagio organizzativo: deve sussistere un concreto rischio per la tutela della salute o della sicurezza collettiva.

Il dibattito in corso: diritto di sciopero contro tutela dei servizi essenziali

La vicenda del San Martino riapre il dibattito su un tema sempre delicato: come bilanciare il diritto dei lavoratori a scioperare con la necessità di garantire servizi essenziali come quelli sanitari. Da un lato c’è il sindacato che denuncia carenze strutturali, condizioni difficili e la necessità di garantire dignità e sicurezza a chi lavora in ospedale. Dall’altro, c’è la comunità e il legislatore che chiedono continuità e sicurezza nella cura, soprattutto per un reparto vitale come la rianimazione.

La CUB chiede che la questione non venga risolta con una semplice sospensione forzata della protesta. «Serve un confronto reale e duraturo, mesi prima — spiegano — non decisioni dell’ultimo minuto che comprimono il diritto di sciopero e rinviano i problemi a tempi migliori».

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