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Quali profili professionali green cercano le imprese?

Quali profili professionali green cercano le imprese?

Le imprese saranno pronte ad assumere fino a 2,375 milioni di lavoratori con competenze green entro il 2025.

Le imprese saranno pronte ad assumere fino a 2,375 milioni di lavoratori con competenze green entro il 2025 – ma ribadiscono – mancano all’appello 741 mila tecnici che potrebbero pesare fino al 2,5% del Pil. È quanto emerge dal focus Censis Confcooperative “Sostenibilità, investire oggi per crescere domani” presentato nel corso della prima giornata della Sostenibilità organizzata da Confcooperative. Si legge in un comunicato dell’ente.

«Il Pnrr è la benzina verde della ripresa. Solo un anno fa – osserva Maurizio Gardini, presidente Confcooperative – il fabbisogno di lavoratori con competenze green era di 1,6 milioni. A distanza di un anno il grande balzo, la richiesta salirà a 2.375.000 per gli anni 2021 – 2025. Di questi 1.448.000 sono figure con competenze green elevate.

Le imprese – aggiunge Gardini – saranno pronte ad assumere, ma in cinque anni, il mismatch, cioè la mancanza di occupati con competenze green, sarà di 741mila unità che possono pesare fino al 2,5% del Pil. Questo in un momento in cui le imprese stanno aumentando spesa e investimenti in sostenibilità.

Le nostre cooperative nel solo 2020, hanno speso 1miliardo di euro in sostenibilità (fonte Centro Studi Confcooperative). Le cooperative sono attente alla sostenibilità. Sul green sono pronte a investire di più, ma servono misure di sostegno (fonte Bilancio Sostenibilita’ Confcooperative)». Secondo il focus Censis Confcooperative, le professioni green più difficile da reperire sono.

   Ingegneri energetici e meccanici.   Disegnatori industriali.
   Idraulici e posatori di tubazioni.   Verniciatori artigianali e industriali. 
   Tecnici della sicurezza sul lavoro.

La crescita occupazionale innescata dalla Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, viene sottolineato, deve trovare disponibilità di competenze, in grado di raccogliere la sfida di una crescita green. È questo uno dei nodi da sciogliere per la riuscita del Pnrr e che può costituire un punto critico particolarmente rilevante.

Sulla base del prodotto interno lordo per occupato, si stima per i prossimi anni una perdita annuale di 10,2 miliardi di euro complessivi, in media il 2,5% del Pil. Su 2,5 milioni di occupati riconducibili oggi a interventi della Missione 2, due milioni (il 78,6% del totale) sono rappresentati da uomini nella fascia 35 – 49 anni prevalentemente nelle regioni del Nord, mezzo milione saranno donne.

Se letta attraverso la variabile dell’età, la componente giovane (15-34 anni) si fermerebbe a 534mila unità (uno su cinque), mentre la fascia (35-49 anni) risulterebbe maggioritaria con 1milione e 42 mila occupati (40,8% sul totale).
I lavoratori più anziani rappresentano invece il 38,3% del totale che in termini assoluti colloca gli over 50 di poco sotto il milione. In base alla ripartizione territoriale, il 48,8% degli occupati di riferimento per la transizione ecologica risultano residenti al Nord. Il 35,3% nel Mezzogiorno e il restante 15,9% nelle regioni del Centro.

Statistica occupazionale.

Rispetto al 2020, grazie alla Missione 2, l’incremento di occupazione femminile e giovanile sarebbe da un lato di 385mila donne, dall’altro di 201mila giovani. Per l’occupazione femminile si supererebbe la soglia dei 10 milioni, mentre i giovani occupati si collocherebbero oltre i 5 milioni. Le imprese mediamente e altamente sostenibili hanno più anni di attività (quasi 29 anni). Hanno una dimensione elevata in termini di addetti (336 addetti) rispetto alle imprese meno orientate alla sostenibilità.

Sul piano degli indicatori legati alla performance economica, emerge una correlazione fra sostenibilità e produttività del lavoro con quasi 20mila euro in più per le imprese green-oriented e fra sostenibilità e redditività (con un margine operativo lordo sul fatturato superiore di 2 punti e mezzo).

Inoltre le imprese più sostenibili risultano più internazionalizzate, più patrimonializzate. Le società contano su una maggiore disponibilità di capitale per addetto e su un più alto livello di capitale umano. ABov