Home Cultura Cultura Genova

Palazzo Ducale di Genova: mostra “Tina Modotti. Donne, Messico e libertà”

Palazzo Ducale

Tra le più grandi interpreti femminili dell’avanguardia artistica del secolo scorso, Tina Modotti
espresse la sua idea di libertà attraverso la fotografia e l’impegno politico e sociale, diventando icona
del Paese che l’aveva accolta ma trascendendo ben presto i confini del Messico nella sua pur breve
vita, per essere così riconosciuta sulla scena artistica mondiale. Ancora oggi Tina Modotti rimane il
simbolo di una donna emancipata e moderna, la cui arte è indissolubilmente legata alla ricerca verso
una “nuova umanità”.
Dopo il successo al Mudec Photo di Milano, dall’8 aprile al 9 ottobre 2022 arriva a Palazzo Ducale
di Genova la mostra “Tina Modotti. Donne, Messico e Libertà”, promossa da Fondazione Palazzo
Ducale, Regione Liguria, Comune di Genova, prodotta da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, a cura
di Biba Giacchetti, in collaborazione con Sudest57 e realizzata grazie al fondamentale contributo
scientifico del Comitato Tina Modotti.
In esposizione un centinaio di fotografie, stampe originali ai sali d’argento degli anni Settanta
realizzate a partire dai negativi di Tina, che Vittorio Vidali consegnò al fotografo Riccardo Toffoletti,
il quale fu protagonista della sua riscoperta, oltre a fotografie, lettere e documenti conservati dalla
sorella Jolanda, e video per un racconto affascinante, che avvicinerà il pubblico a questo spirito
libero, che attraversò miseria e fama, arte e impegno politico e sociale, arresti e persecuzioni, ma che
suscitò anche un’ammirazione sconfinata per il pieno e costante rispetto di sé stessa, del suo
pensiero, e della sua libertà.
“Siamo molto contenti di ospitare questa mostra a Palazzo Ducale, che si conferma non soltanto come
un luogo di produzione artistica e di accessibilità culturale, ma anche come importante crocevia di
riflessione civile – sottolinea la direttrice di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Serena
Bertolucci – “Tina Modotti. Donne, Messico e libertà” infatti è il tributo a una grande fotografa, dallo
stile unico e riconoscibilissimo, i cui scatti fanno parte delle collezioni dei più importanti musei del
mondo; ma è – nello stesso tempo – un viaggio alla scoperta di una donna straordinaria, poliedrica,
appassionata, anticonformista, impegnata nella lotta per il riconoscimento dei diritti. Una donna che,
se dovessi definire con un solo aggettivo, direi modernissima.”
“Questa ulteriore proposta di Palazzo Ducale, innovativa per la figura della donna a cui è dedicata, è
destinata a destare grande interesse – dichiara il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti –
“Tina Modotti: Donne, Messico e Libertà”: questo il titolo dell’esposizione. Tre parole capaci di
riassumere la vita, il talento e il percorso avventuroso di una donna che interpreta la fotografia come
testimonianza e impegno politico. Con questa esposizione Palazzo Ducale Fondazione della Cultura è
destinato a replicare il successo di pubblico ottenuto dalla mostra antologica di Escher, tra le più
visitate in Italia, e l’avvio strepitoso della mostra di Monet. Una ulteriore conferma della vivacità di
questa istituzione, sempre più punto di riferimento della cultura a livello nazionale”.
“La primavera di Palazzo Ducale continua a riservare appuntamenti di altissima qualità – commenta
l’assessore alle Politiche culturali del Comune di Genova Barbara Grosso –. È di solo una
settimana fa il grande successo della rassegna “La Storia in piazza” che è stata seguita da ben 15mila
persone, la mostra su Monet sta facendo numeri davvero confortanti e la “La forma della meraviglia”
sta trainando una serie di iniziative che hanno trasformato Genova nella città del Barocco. Ora la
Fondazione Palazzo Ducale, che si conferma come uno dei centri di produzione culturale più importanti
d’Italia, propone un’altra eccezionale mostra. Protagonista è Tina Modotti, che è stata non soltanto una
delle più grandi fotografe dell’inizio del XX secolo, ma una straordinaria figura di donna emancipata e
moderna, impegnata in prima persona nella lotta per i diritti civili”.
“Sottolineo spesso – commenta l’amministratore delegato di 24 ORE Cultura Federico Silvestri –
come le mostre siano, oltre che il frutto di un concept che privilegia senz’altro il contenuto e che spesso
necessita di anni di lavoro progettuale, anche il prodotto mirabile di processi organizzativi complessi e
di una collaborazione a più voci che ogni volta è supportata da un’alchimia speciale. E questa mostra
lo testimonia in pieno, con il supporto di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e con la strettissima
collaborazione con Sudest57 e il Comitato Tina Modotti: insieme siamo riusciti a dare vita a una mostra
filologicamente rigorosa ed emotivamente coinvolgente.”

Assunta Adelaide Luigia Modotti Mondini, abbreviata in Tina Modotti (Udine, 1896 – Città del
Messico, 1942), fu una attrice, fotografa, attivista italiana.
È considerata una delle più grandi fotografe dei primi decenni del XX secolo, nonché una figura
di grande fascino del movimento comunista e della fotografia mondiale. Le fotografie da lei scattate
in Messico, dove si trasferì dagli Stati uniti nel 1923, illustrano la sua militanza politica, umana e
politico-sociale.
La sua creatività, espressa nei pochi anni che potrà dedicare alla fotografia, racconta pienamente uno
spirito libero e anticonformista che anima il corpo di una particolare bellezza, alla quale lei stessa
assegnerà ben poca importanza.
Vivrà negli Stati Uniti, in Messico, in Russia e nell’Europa degli anni ’30, profondamente divisa nello
scontro epocale tra fascismo e antifascismo. Si impegnerà in prima linea nell’azione di solidarietà e
nel soccorso alle vittime civili della Guerra di Spagna, condividerà in questi stessi anni la propria vita
con Vittorio Vidali e, al contrario del suo compagno, non potrà mai tornare alla sua amata terra natale
(Udine) a causa delle sue attività antifasciste e di una morte prematura avvenuta nell’esilio
messicano ad appena 46 anni, alla quale resero omaggio artisti come Rafael Alberti e Pablo Neruda
che le dedicò una celebre poesia.
La sua riscoperta inizierà negli Anni Settanta grazie a Vidali, che rientrato in Italia e divenuto poi
senatore, inizierà a scrivere di Tina e a rendere pubblico il suo lascito artistico, forte anche di un
interesse internazionale espresso dalla grande retrospettiva dedicata a Tina Modotti dal Moma di
New York, tenutasi nel 1977, in cui furono esposte quaranta fotografie. Con la nascita del Comitato
Tina Modotti e con l’apporto determinante di Vidali, si avvia la ricostruzione della collezione al
tempo più esaustiva delle sue opere e dei documenti che riguardano la sua vita avventurosa.
Il tema della Libertà in Tina Modotti è essenzialmente legato alla sua poliedrica personalità, e si
sviluppa con una coerenza priva di compromessi nell’arco della sua intera esistenza, scandita da
capitoli che hanno incrociato la storia politica del mondo nell’arco della sua pur breve esistenza.
Poverissima e costretta ad emigrare ad appena sedici anni, Tina avrebbe potuto seguire la carriera
di attrice a Hollywood, e sfruttare la sua bellezza per una facile rincorsa agli agi economici. Ma la sua
scelta di libertà la porta invece verso lo studio, e l’approfondimento delle sue innate doti artistiche,
coltivate nel circolo delle frequentazioni del suo primo compagno – il pittore Robo Richey – fino
all’incontro con Edward Weston, fotografo non ancora celebre che la inizia alle tecniche fotografiche.
Se Weston sarà il suo mentore, si deve a Tina la scelta di andare in Messico per condividere un
rinascimento artistico che poggiava su basi sociali e culturali nella particolare fase post
rivoluzionaria, nelle correnti estridentiste, nella frequentazione di pittori e intellettuali di
avanguardia: da Frida Kahlo a Diego Rivera, da José Clemente Orozco a David Alfaro Siqueiros.
Tina seguirà i primi passi di fotografi come Manuel Alvarez Bravo e la di lui moglie Lola, incrocerà
la grande fotografa Imogen Cunningham, poeti e scrittori come David Herbert Lawrence e
MaJakovskij, musicisti, un circolo di artisti sperimentali e liberi di cui Tina a Weston diverranno in
breve tempo figure di spicco.
Tina smetterà di essere attrice, ma non modella. Poserà per i grandi Muralisti, vivrà nei primi anni
messicani una libertà di pensiero totale che si rispecchierà nello stile di vita, nei suoi comportamenti
e nei suoi amori. Ma soprattutto si affrancherà rapidamente dallo stile di Weston per affermare una
sua arte, un suo modo di fotografare che nel tempo resterà unico e verrà immediatamente
riconosciuto a livello internazionale.
Artista sensibile e partecipe verso il movimento di emancipazione degli oppressi, Tina non esiterà ad
abbandonare l’arte per il crescente impegno nell’attivismo politico. A causa di questo verrà
falsamente accusata di complicità nell’assassinio del suo compagno, il giornalista cubano Antonio
Mella, e poi, all’inizio del 1929, di aver preso parte a un attentato al Presidente messicano.
Tina verrà espulsa dal Messico; gli Stati Uniti l’avrebbero nuovamente accolta se avesse rinunciato
alle sue convinzioni politiche. Ma la sua libertà di pensiero e la sua coerenza spinta al limite del
rischio della sua stessa incolumità le fecero declinare l’offerta. Iniziò così una fase da rifugiata politica
che la portò in Germania, in Russia, e poi ad impegnarsi direttamente nella guerra di Spagna in
soccorso delle vittime del conflitto, con particolare attenzione ai bambini.
Al termine della guerra di Spagna Tina, affaticata nel corpo e nello spirito, verrà accolta nuovamente
in Messico, dove vivrà nell’ombra i suoi ultimi anni accanto a Vittorio Vidali.

Tina Modotti è oggi una fotografa che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia contemporanea.
I suoi celebri scatti compongono le collezioni dei più importanti musei del mondo e la sua fama è
planetaria, come dimostra il successo d’asta di uno dei suoi scatti presenti in mostra (Prospettiva con
fili elettrici, 1925) il cui originale è stato battuto all’asta nel 2019 per 692.000 euro (Phillips, de Pury
& Luxembourg, NY, aprile 2019).

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da 24 ORE Cultura e a cura di Biba Giacchetti che
illustra, con il corredo di un ampio apparato storico, l’affascinante viaggio tra i confini del Messico
attraverso la fotografia di Tina Modotti, simbolo di emancipazione e modernità, la cui arte è
indissolubilmente legata all’impegno sociale.

INFO UTILI
Palazzo Ducale, Piazza Giacomo Matteotti, 9
16123 Genova
Infoline: +39 010 897 2737
palazzoducale.genova.it

DATE
8/04 – 9/10/2022
(apertura al pubblico l’8 aprile dalle ore 15:00 alle ore 21:00, la biglietteria chiude un’ora prima)

BIGLIETTI
Intero € 12,00 | Ridotto € 10,00

ORARI
Lunedì 14.00 – 19.00
Venerdì 10.00 – 21.00
Martedì, mercoledì, giovedì, sabato, domenica, e festivi ore 10.00-19.00
La biglietteria chiude un’ora prima (ultimo ingresso)

APERTURE O CHIUSURE STRAORDINARIE
Domenica 17 aprile 2022 (Pasqua) 10.00 – 19:00
Lunedì 18 aprile 2022 (Lunedì dell’Angelo) 10.00 – 19:00
Lunedì 25 aprile 2022 (Anniversario della Liberazione) ore 10.00 – 19:00
Domenica 1 maggio 2022 (Festa del Lavoro) ore 10.00 – 19:00
Giovedì 2 giugno 2022 (Festa nazionale della Repubblica) 10.00-19.00
Lunedì 15 agosto 2022 (Ferragosto) 10.00 – 19:00

A CURA DI:
Biba Giacchetti
Nasce a Roma, studia a Parigi, si laurea in giurisprudenza e lavora per molti anni nel campo della comunicazione. Da più di vent’anni si occupa di grande fotografia. Nel 2002 fonda con Giuseppe Ceroni Sudest57, centro di eccellenza per la fotografia d’autore. È curatrice delle mostre di maggior successo di Steve McCurry ed Elliott Erwitt, realizzate nei più importanti musei italiani ed esteri. Scrive di fotografia, ha pubblicato il volume Icons di Steve McCurry, tradotto in cinque lingue, Icons di Elliott Erwitt, Scatti Personali dello stesso autore. Concepisce progetti di comunicazione, mostre e installazioni site specific per grandi aziende, lavorando con fotografi e artisti di fama mondiale, come Steve McCurry, Elliott Erwitt, Lorenzo Vitturi, Duane Michals, James Nachtwey, Eugene Richards, Gian Paolo Barbieri. Cura acquisizioni di stampe fine art per collezionisti pubblici e privati

Il Comitato Tina Modotti
Il Comitato nasce a Udine nel 1973, per iniziativa di Riccardo Toffoletti, con la mostra (e il catalogo a lei dedicato, Tina
Modotti garibaldina e artista), che comprendeva molte fotografie di Tina stampate dai negativi originali di Vittorio Vidali.
L’iniziativa fu seguita da un intenso lavoro di riscoperta e valorizzazione di Tina Modotti durato decenni, scandito da
numerose mostre che esposero nella sua compiutezza il lascito di Vidali, tra cui quella di Udine del 1979 (Tina Modotti
fotografa e rivoluzionaria) e quella allestita a Udine nel 2015-2016 (Tina Modotti. La nuova rosa. Arte, storia, nuova
umanità, Forum, Udine 2015). Oltre ai molti allestimenti in Italia e all’estero, sono stati organizzati due convegni
internazionali, nel 1993 (Tina Modotti. Una vita nella storia, Arti Grafiche Friulane, Udine 1995) e nel 2015 (Tina Modotti.
Arte e libertà fra Europa e Americhe, Forum, Udine 2017), con la partecipazione dei maggiori studiosi di Tina Modotti