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Capolungo, anche il Comune contro i giudici

Capolungo, anche il Comune contro i giudici
Frana di Capolungo a Genova Nervi (foto d'archivio)

GENOVA. 15 DIC. Capolungo, anche il comune di Genova contro i giudici. Se la Regione aveva già dichiarato il mese scorso di valutare il ricorso contro la sentenza dei giudici per il ripristino della messa in sicurezza della frana di Capolungo, oggi anche il Comune si è schierato contro la decisione del Tribunale di Genova, che è andata incontro alle richieste delle famiglie sfollate, tra le quali proprio quella di un loro collega magistrato. Un fatto fuori dal comune, finora mai successo per le normali famiglie genovesi sfollate per frane e alluvioni. Tant’è che in Liguria ce ne sono altre fuori casa e senza speranza.

“Siamo convinti – ha detto oggi l’assessore comunale Gianni Crivello – che non è nostra competenza intervenire. Di fronte al dramma di chi ha subito dei danni ingentissimi ed è ancora fuori casa, abbiamo la responsabilità di gestire le risorse pubbliche, non possiamo agire senza la certezza sulle competenze ad intervenire”.

L’assessore Crivello ha quindi riferito che l’avvocatura del Comune e la Regione Liguria hanno presentato una istanza di reclamo contro la sentenza del Tribunale di Genova“Rimaniamo in attesa, ma se verrà confermata la sentenza sarà nostro dovere intervenire”.

“Siamo davanti – ha aggiunto Crivello – a interventi significativi: opere di consolidamento, l’esecuzione di una scogliera in massi naturali ai piedi della frana, un intervento da svariati milioni di euro? Ricordiamoci che il Comune è sempre stato estraneo alla manutenzione delle scogliere”.

http://www.ligurianotizie.it/nervi-e-prelo-sfollati-di-serie-a-e-b/2015/11/19/179396/

Violenza sessuale su minorenne, il giudice crede al romeno: libero

Violenza sessuale su minorenne, il giudice crede al romeno: libero
Il Tribunale della Spezia

LA SPEZIA. 18 GIU. E’ rimasto in galera solo un paio di notti. Il romeno 29enne che lunedì scorso aveva accalappiato una studentessa 16enne a La Spezia ed era stato accusato dalla minorenne di violenza sessuale, è libero. Gli investigatori ritengono attendibile la ragazzina, ma ieri l’immigrato è stato rimesso in libertà dal giudice.

Il grave episodio sarebbe successo a la Spezia in un alberghetto del centro città. In sostanza, il romeno avrebbe raccontato al giudice che la minorenne ci stava e l’avrebbe seguito in camera di sua spontanea volontà. Poi la vittima avrebbe avuto una crisi di nervi e sarebbe scappata.

Tuttavia, pure lui si era allontanato e non aveva avvertito dell’accaduto le forze dell’ordine, che lo avevano acchiappato nel giro di 24 ore. Inoltre, i poliziotti avevano trovato la vittima da sola, spaventata, sotto choc e l’avevano accompagnata al pronto soccorso per le necessarie cure del caso.

Il giudice ha convalidato il fermo, ma ha deciso che non ci sarebbe pericolo di reiterazione del reato, né di fuga da parte del presunto stupratore con passaporto straniero. Quindi lo ha rimesso in libertà.

Il romeno, che avrebbe dichiarato di non avere una residenza, né un lavoro stabili, ma di vivere in un roulotte con un amico sul litorale apuano e di lavorare in nero per una ditta edile della zona, ha solo l’obbligo di firma.

Cassazione non sbaglia: assolto clochard che ruba 4 euro per fame

Cassazione non sbaglia: assolto clochard che ruba 4 euro per fame
Furto in un supermercato (immagine di repertorio)

GENOVA. 2 MAG. Se fosse stata una bottiglia di vino, sarebbe stato diverso. Uno straniero senza fissa dimora aveva pagato i grissini, ma aveva rubato il companatico da un supermercato genovese: un wurstel e un paio di fette di formaggio del valore di soli 4 euro.

Il pm aveva chiesto e ottenuto la sua condanna.

Il procuratore generale aveva provato a sparigliare un po’ le carte sui fatti, chiedendo di derubricare il reato in tentato furto e la condanna a cento euro di multa, ma anche in appello il clochard era stato condannato alla reclusione: sei mesi con la condizionale.

I giudici della Suprema Corte di Cassazione, come quelli della Corte d’Appello, oggi hanno riconosciuto che si era trattato di furto e, giustamente, non sono entrati nel merito dei fatti già giudicati dalla Corte territoriale genovese, ma hanno assolto il clochard: rubare per fame non è reato.

Secondo gli Ermellini, il poveraccio aveva rubato, ma aveva anche dimostrato che, viste le sue condizioni e le circostanze, si era impossessato di quel poco cibo, di irrisorio valore, per far fronte ad una immediata e imprescindibile esigenza di alimentarsi, agendo quindi in stato di necessità. FGraf

 

Luciana Biggi: dieci anni fa l’omicidio, oggi nessun colpevole

Luciana Biggi: dieci anni fa l’omicidio, oggi nessun colpevole
Luciana Biggi (Foto LN)

GENOVA. 27 APR. Una sera come tante nei caruggi, verso la morte. Una giovane donna nel pieno della sua vita, sgozzata senza un perché. Dieci anni fa, il 28 aprile 2006, Luciana Biggi, 33 anni, veniva barbaramente uccisa in vico di San Bernardo da qualcuno.

A distanza di dieci anni, il colpevole non c’è. Forse, non ci sarà mai. All’epoca ci furono alcuni indagati E molti sospettati. Uno in particolare fu prosciolto con la formula prevista dal secondo comma dell’art. 530 del nostro codice penale, che il giudice deve applicare quando la prova manca, è insufficiente o è contraddittoria.

Oggi non voglio parlare di quello perché sono già stati spesi fiumi di parole e, forse, non ne vale la pena.

Vorrei raccontare chi era Luciana Biggi e i fatti successivi al quel terribile, tragico evento, sentiti bruciare sulla pelle insieme alla sorella gemella, che li ha affrontati con esemplare dignità. Roba che, senza mezze parole, ti sconvolge e cambia la vita.

Luciana, Luccy per gli amici, era una ragazza simpatica, generosa ed estroversa, piena d’amore, con tanta voglia di vivere e sempre pronta ad aiutare qualcuno.

Ricordo sempre come l’avevo conosciuta oltre dieci anni fa, lei e la sorella Bruna.

Sono con degli amici, in corso Italia, un venerdì sera. Loro stanno litigando. Due belle ragazze che discutono in pubblico ad alta voce e d’impeto, è bastato dire: “Dai non litigate, la vita è bella!!” per ricevere da Bruna un “vaffa e fatti gli affari tuoi!” e sentirsi dire dalla più dolce Luccy: “Non l’ascoltare…dai…”, presentarsi e ritrovarsi poi a ridere, scherzare e fare colazione tutti insieme alle cinque del mattino.

Gli anni passano con frequentazioni alterne e qualche allontanamento, ma i sentimenti di amicizia restano.

Poi, nella famiglia di Bruna e Luciana viene a mancare dapprima il papà e poi la mamma, una tristezza immensa con le due sorelle che si avvicinano ancora di più. Due fragili gocce d’acqua, che diventano una, risucchiate dalla strada della vita, dove si possono fare brutti incontri.

La notte del 6 gennaio 2006, Luccy arriva nella casa di famiglia. Non è da sola. E’ senza chiavi, non le trova e suona. In casa c’è Bruna, che apre la porta alla sorella e vede per la prima volta il suo nuovo amico. Qualcuno che le resterà vicino fino agli ultimi momenti della sua vita, quello che da molti sarà considerato il suo assassino. Agghiacciante.

I giorni, però, non passano tanto tranquilli.

Il 27 gennaio è il giorno del loro compleanno. Decidiamo di passarlo solo noi tre e di far festa. Prenotiamo un tavolo in un locale in Versilia. Però, all’ultimo momento, Luccy ‘tira il pacco’. L’indomani ammetterà che “qualcuno” le aveva impedito di festeggiare felice con noi.

Comincia così e prosegue nei giorni a seguire, l’isolamento di Luciana. E’ quasi inavvicinabile. Neppure Bruna riesce a vederla e a starle accanto, con la stessa regolarità di prima.

Una mattina mi squilla il telefono. I vigili del fuoco avvertono che l’appartamento della famiglia Biggi è esploso. Il tubo del gas è stato staccato, ma Luciana è salva. Stordita, ma salva. Non era stato ancora il suo momento.

Ogni tanto Luccy chiama, digitando il numero telefonico di nascosto da quel “qualcuno”: “Sai, è gelosissimo, possessivo…”. Improvvisamente, capita che arrivi in ufficio o a casa senza annunciarsi. Forse la storia con quel qualcuno, non andava così bene e si voleva distrarre. Forse cercava aiuto, per qualcosa di molto più drammaticamente e dannatamente serio.

Bruna ha una bimba alla quale badare e nel contempo deve tenere sotto controllo la sorella e il suo nuovo ‘amico’.

Spesso arrivano telefonate dai vicini: “Quelli litigano sempre…pesante…”. La preoccupazione per quella storia sale, ma stupidamente non si pensa mai al peggio. Come per allontanare ed esorcizzare il male. Invece, dietro all’angolo può esserci l’inferno.

Due giorni di silenzio, il terzo proprio dieci anni fa. Al mattino mi sveglio, vado al lavoro e comincio a sbirciare le prime agenzie, i comunicati stampa, accendo la TV, apro le pagine dei quotidiani. Solita routine.

Pochi minuti e arriva la notizia di cronaca nera. Una giovane donna trovata morta nella notte, nel centro storico genovese, sgozzata. Niente documenti addosso. Non si sa chi è, solo “una bionda, probabilmente dell’est, con gli occhi chiari”.

Pubblico la notizia così com’è. Non penso a Luccy. E’ un susseguirsi di lanci di agenzia, di appelli per riconoscerla. Insomma, il caso dell’omicidio e le prime frammentarie notizie. A metà mattinata mi sale dal cuore una strana angoscia perché man mano la descrizione corrisponde alle ragazze che conosco bene.

Chiamo Bruna. Risponde al telefono, sospiro di sollievo: “ciao Bru tutto bene?”. “Si si… tutto a posto”. “Sei a Casa? Luccy è lì con te?”. “No, non c’è, sai com’è fatta, non la sento da un paio di giorni…”. “Ah, ok, dai va bene ci sentiamo più tardi…”. “Ma è successo qualcosa? Sono agitata…”. “No, Bru, nulla nulla, non è successo nulla… stai tranquilla, a dopo”.

Passano due minuti e squilla il telefono. Bruna, è molto agitata: “Lu, ho guardato la tele, ho visto di questa ragazza che hanno trovato, ho l’ansia, ne sai qualcosa?”. “Bru, stai tranquilla ora chiedo, ma vedrai, non c’entra nulla, sicuro”.

La preoccupazione sale e si trasforma in agitazione. Chiamo una fonte investigativa. Mi dice: “Guarda, abbiamo delle indicazioni, potrebbe trattarsi di una giovane dell’est, non credo si tratti di un’italiana. Comunque vieni qui, così ti levi ogni dubbio”.

Non sono in grado di guidare l’auto per l’agitazione. Tremo. Prendo un taxi. Arrivo in commissariato. Mi chiedono la descrizione fisica e le generalità della mia amica. Sono note generiche, ha i capelli castano chiaro, il trucco permanente, i vestiti, un tatuaggio particolare su una spalla. Poi la fatidica domanda: “C’è un’altra cosa di particolare… un altro tatuaggio in un punto….”. Mi viene in mente un sole disegnato su una caviglia. “Dobbiamo verbalizzare in questura” e l’inferno mi si apre sotto i piedi.

Con una pattuglia andiamo a recuperare Bruna. Gli investigatori la vedono e strabuzzano gli occhi: è uguale all’altra, trovata poche ore prima sgozzata nei caruggi. Pensavano si trattasse di una sorella, non di una gemella. Urla di dolore, pianti e gambe che non ti sostengono più al centro medico legale del San Martino. Il cuore a pezzi.

Ma non c’è tempo da perdere. L’assassino è ancora in giro. In questura comincia la serie di domande, anche intime. Addirittura, vengono fatte alcune illazioni su Luccy, che poi verranno definitivamente smentite a livello medico.

La giornata è cupa, c’è pure il cielo coperto.

Usciamo dalla questura con Bruna. Abbiamo risposto alle domande per oltre un’ora. C’è la necessità di camminare, ma è difficile allontanarsi da quel luogo. Ci separiamo un attimo. Io da una parte e lei dall’altra. Abbiamo voglia di pensare.

Poi la richiesta da parte di Bruna: “Questa sera voglio andare nei caruggi, voglio incrociare lo sguardo di qualcuno che mi prende per mia sorella. Magari lo riconosco come l’assassino”. “Ok”. Si parte a stomaco vuoto.

Giriamo per i vicoli del centro storico. Poco dopo, abbiamo la sensazione di essere seguiti e lo siamo davvero. Notiamo che abbiamo degli angeli custodi. Sono gli investigatori della sezione Omicidi che ci seguono. Li salutiamo e spieghiamo la nostra idea.

Bruna vuole andare sul luogo dell’omicidio, vico di San Bernardo, tra il bar Moretti e salita di Mascherona. Ci sono ancora tracce di sangue, mi guarda e all’improvviso esclama: “Voglio vedere cosa ha visto mia sorella prima di morire…” e si stende per terra nel vicolo. E’ un’immagine forte, terribile, indelebile.

Ancora più terribile l’indifferenza di alcune persone presenti e quella di un gruppo di un comitato spontaneo, che manifestano per la sicurezza e anche per Luciana, ma non riconoscono neppure la sorella gemella.

Giunge il tempo per il funerale. E’ il terzo per la stessa famiglia, sempre nella chiesa di Bolzaneto. C’è mezzo quartiere. La chiesa è stracolma. Manca l’aria. In mente solo i bei momenti passati con Luccy. Insieme agli altri mi isso la bara sulle spalle. Poi l’ultimo saluto al cimitero della Biacca.

Le indagini proseguono. Vengono ascoltati tanti indiziati, extracomunitari ed italiani.

Alcune delle possibili prove, ossia eventuali tracce lasciate dall’assassino sul luogo del delitto, sono contaminate dal necessario intervento dei volontari del soccorso, ma anche da altri. L’arma del delitto, un coccio di bottiglia, non si trova.

Eccezionale un video (non più visibile al pubblico ma agli atti dell’indagine) del blog del settimanale Panorana. Compaiono i momenti successivi all’omicidio con i mezzi di soccorso. Qualcuno, inavvertitamente, calpesta anche il sangue.

Alcune telecamere del Comune, poste all’incrocio di salita di Mascherona e via di San Bernardo, tuttavia risultano non funzionanti ed altre immagini vengono fornite da telecamere più lontane.

Gli investigatori focalizzano gli sforzi su l’ultima persona rimasta, quella che ammette di aver visto Luccy fino a poco prima della sua morte. In questura vengono appese al muro tre foto dell’indagato, con la scritta “X files”.

L’ ultimo, unico indiziato, viene prima arrestato. Poi liberato, preso l’anno dopo con il coltello in mano a Sanremo e condannato. Ma questa è l’altra storia. Per Luccy non è stata fatta giustizia.

Rimangono solo le parole del pm Enrico Zucca davanti alla giuria popolare: “Liberatevi dal pregiudizio. L’imputato che siede davanti a voi è un assassino, già condannato per un altro omicidio ma il pm, in quest’aula, deve dimostrare con le prove le sue responsabilità…”.

Dopo l’assoluzione dell’imputato, fuori dall’aula, lo stesso pm che mi prende le mani: “Ho fatto il possibile”. L.B.

(nella prima foto: l’ultima immagine di Luciana Biggi ripresa durante l’inaugurazione di un noto negozio di arredamenti nel centro di Genova; nella seconda: le due sorelle Bruna e Luciana Biggi in un momento felice).

Iplom: recuperati 4 milioni di litri di emulsione oleosa dal Polcevera

Iplom: recuperati 4 milioni di litri di emulsione oleosa dal Polcevera
Iplom: recuperati 4 milioni di litri di emulsione oleosa dal Polcevera

GENOVA. 27 APR. Iplom ha confermato la stima di 500 metri cubi di petrolio greggio, che è finito nel Polcevera dopo lo scoppio della tubatura “dell’oleorotto” a Fegino l’altra domenica.  Inoltre, ha precisato che a tale valore, essendo in corso al momento dell’evento lo sbarco del fondo delle cisterne della frazione del carico dove si concentra in maggior misura l’acqua presente nel grezzo, devono aggiungersi 200-250 metri cubi di frazione acquosa.

La stima del prodotto petrolifero fino a ieri recuperato risulta: 4050 metri cubi emulsioni oleose (ossia oltre 4 milioni di litri), 255 metri cubi di  terreno superficiale contaminato, 8 metri cubi di materiale vegetale, 40 metri cubi di materiale assorbente (panne, fogli assorbenti, ecc.).

“Applicando i fattori di stima del contenuto idrocarburico forniti dai centri di raccolta e derivanti dall’esperienza operativa, si valuta un quantitativo recuperato dell’ordine dei 490-495 metri cubi, ovvero dello stesso ordine di grandezza del rilascio, a conferma della conclusione  della prima fase post emergenziale”.

Iplom ieri ha presentato anche in procura il “piano operativo di intervento per il recupero degli elementi probanti indispensabili per le attività di indagine, nell’ambito del quale verranno valutate la opportunità e la realizzazione di tutti quegli interventi utili all’avanzamento della messa in sicurezza, compatibili con le esigenza di mantenimento dei luoghi”.

Di forni per gay non c’è traccia: registrazione dà ragione a De Paoli

Di forni per gay non c'è traccia: registrazione dà ragione a De Paoli
Consigliere regionale e presidente Commissione Territorio e Ambiente Giovanni De Paoli (Lega)

GENOVA. 17 FEB. Non c’è traccia di “forni per gay” o roba simile. La presunta frase omofoba attribuita al consigliere regionale Giovanni De Paoli (Lega) non è mai stata pronunciata in commissione regionale. La registrazione degli atti è stata sbobinata nei giorni scorsi e resa pubblica dal gruppo M5S. I testimoni delle associazioni che difendono i diritti per gay e lesbiche, non hanno mai depositato in procura un esposto, come in un primo tempo avevano annunciato. Una dipendente regionale, che dice di avere ascoltato le parole di De Paoli, finora è rimasta anonima. Mentre il leghista ha più volte smentito la frase a lui attribuita.

Il presidente del consiglio Francesco Bruzzone (Lega) la scorsa settimana aveva ribadito che, preso atto della smentita di De Paoli, non è sua competenza indagare perché non fa il pm. Il leader del Carroccio Matteo Salvini aveva condannato le frasi riferite a mezza voce dai testimoni. Edoardo Rixi, segretario della Lega Nord Liguria, aveva spiegato che avrebbe espulso immediatamente il consigliere dal Movimento se avesse mai detto “quelle frasi esecrabili”.

Tuttavia, M5S, Pd e Rete a Sinistra oggi insistono ancora, chiedendo le dimissioni del leghista. E’ stata avviata pure una petizione online, che finora ha raccolto l’adesione di oltre 6mila disinformati. Una gogna mediatica, solo per sentito dire.

Ecco, senza censure, il testo inviatoci dal M5S, che avevamo già pubblicato:

“Io sono un attimino sconcertato, avendo anche partecipato al Family day.

Vorrei fare alcune domande agli interlocutori nostri. Sento sempre parlare di diritti. Io vorrei che qualcuno mi spiegasse i doveri quali sono, perché la Costituzione, all’articolo 29, dà una definizione diversa della famiglia di quella che si vuole far passare adesso.

Io credo che l’articolo 29 della Costituzione individui una famiglia fatta da un uomo e da una donna e possibilmente da una procreazione di figli che consente di portare avanti uno stato, una cultura etc…

Io, da maschio, all’età giusta, ho subito una visita al militare… Mi è stata fatta una visita per individuare se ero di qua o se ero di là. Ho dovuto servire la patria, voglio dire, e questo credo che sia un dovere istituzionale previsto dalla costituzione. Per cui io vorrei capire un attimino (… incomprensibile…) se non sia il caso di modificare l’articolo 29 prima di parlare di altre situazioni familiari diverse da quelle previste da un articolo ben preciso della Costituzione.

Diciamo… Nell’ordine naturale delle cose, scientificamente, tra uomo e donna c’è una diversità, ovviamente, c’è un polo positivo e uno negativo. Cioè, tutte le cose scientificamente sono formate da un polo positivo e uno negativo, per cui meno con meno si respinge, più con più… cioè. Io vorrei… La barzelletta è un’altra: la famiglia tradizionale italiana che si cerca di distruggere con discorsi un po’ al di fuori della realtà… Io credo, invece, che vada conservata al massimo perché comunque, nei tempi e nel tempo, ha sempre dato garanzie di… Anche nella situazione di crisi economica che abbiamo vissuto, abbiamo visto che i nonni hanno aiutato i nipoti, i genitori hanno aiutato i figli… Cioè, quando la famiglia è legata da certi vincoli e da certi valori, che secondo me sono la famiglia naturale uomo e donna, figli, nipoti, può garantire.

Io, scusate, la vedrò male però ho il diritto di vederla anche così in sostanza. Io vorrei garantire questo tipo di famiglia perché, di fronte a qualunque evenienza dello Stato, dà comunque una certa sicurezza. E quindi va mantenuta. Tutto il resto va bene. Però c’è comunque qualcosa di non naturale perché, se due donne non possono fare un figlio e devono comunque far intervenire un maschio, o in Italia o in Francia o in Inghilterra, qualcosa che non quadra c’è. Se due uomini hanno lo stesso problema, qualcosa che non quadra c’è. Che poi si vogliono bene e si amano, per l’amore di Dio, io non discuto. Però l’amore finisce qui.

La domanda è questa: perché, alla fine, le famiglie tradizionali devono passare in secondo piano per dare primo piano a queste cose che per me non sono …. (incomprensibile)?”.

Maculopatia, consumatori sulla scarsa reperibilità di Avastin

Maculopatia, consumatori sulla scarsa reperibilità di Avastin
Maculopatia

GENOVA. 16 FEB. “Avastin e Lucentis – si legge in una nota di Assoutenti Liguria – sono due farmaci oftalmici, antitumorali, praticamente impossibili da trovare e acquistare.

Il primo è economico, ma viene somministrato ‘col contagocce’ a causa di diversi paletti burocratici. L’altro, invece, si trova facilmente ma è troppo costoso. Il risultato è drammatico: circa 100 mila pazienti in tutta Italia rischiano di perdere la vista”.

La denuncia, ripresa dalle associazioni dei consumatori, viene dalla Società italiana di oftalmologia (la Soi) a due anni di distanza dal via libera del Consiglio superiore di sanità all’uso oftalmico dall’antitumorale Avastin (15 euro a dose), prodotto dalla Roche, dichiarato equivalente per efficacia e sicurezza al più costoso Lucentis (oggi 630 euro a dose) della Novartis, farmaco autorizzato invece proprio per la maculopatia senile, malattia che porta alla cecità.

A raccogliere la denuncia Rete Consumatori Italia, che, in occasione degli Stati generali della Sanità ligure, ha ribadito la sua posizione: “L’Avastin non può essere somministrato solo dagli ospedali”, ha detto Furio Truzzi, presidente di Assoutenti, a nome anche di Giovanni Ferrari e Ivano Giacomelli, presidenti rispettivamente di Casa del Consumatore e Codici.

“E’ necessario sbloccare la mancata diffusione di questi farmaci, Avastin deve essere reperibile da subito nelle farmacie”.

Caso De Paoli, Toti: frase su gay esecrabile, ma mai detta

Caso De Paoli, Toti: frase su gay esecrabile, ma mai detta
De Paoli

GENOVA. 11 FEB. Consigliere regionale De Paoli e presunte frasi sui figli gay da bruciare in caldaia. Sul caso ha espresso la sua opinione anche il governatore Giovanni Toti: “Se questa frase fosse stata mai pronunciata da un nostro consigliere o da chiunque altro sarebbe una frase assolutamente esecrabile, becera e volgare e non potrebbe rimanere priva di conseguenze politiche”.

“Al momento – ha aggiunto Toti – ci risulta che tale frase non sia mai stata detta. Il consigliere regionale ci ha giurato di non averla mai pronunciata anzi di avere detto l’esatto contrario. Se questa è la verità dei fatti riteniamo che si tratti di una polemica montata sul nulla, al solo cinico scopo di sostenere un dibattito politico in corso in queste ore, già sufficientemente nocivo e doloroso. Ove si scoprisse mai che tale frase è invece stata pronunciata è evidente che cambierebbe il nostro giudizio”.

Ultimo giorno di Eicma. le foto ed un video

Ultimo giorno di Eicma. le foto ed un video
Eicma 2015

MILANO. 22 NOV. Ultimo giorno per EICMA 2015, l’ Esposizione Mondiale del Motociclismo in programma in Fiera Milano a Rho, dal 17 al 22 novembre 2015.

Si tratta di un evento per quanto riguarda l’eccellenza nel campo motociclisticoe motoristico in genere.

Presenza massiccia di tutti i top brand, delle aree speciali (EICMA Custom, Area Sicurezza) dell’arena esterna MotoLive, di importanti novità e ritorni come l’EICMA Store e il Temporary Bikers Shop.

Quest’anno l’esposizione si sviluppa sul lato ovest del quartiere fieristico occupando i padiglioni 9-11, 13-15, 22-24.

Abbimo visitato la manifestazione che ci ha lasciati senza parole per la qualità dei brand esposti e per la presenza di persone per nulla intimorite da paure immotivate di possibili attentati.

Oltre 1.400 le presenze tra espositori ed aziende rappresentate, dei quali il 60% proviene dall’estero contando ben 44 Paesi diversi e il 49% rappresenta new entry e ritorni.

I biglietti sono acquistabili nei punti vendita Ticketone, online sul sito www.eicma.it o direttamente presso le casse in Fiera, mentre come da tradizione iper le donne l’ingresso è gratuito.

Ecco, infine, una carrellata di foto ed un video evocativo che abbiamo prodotto della manifestazione. (le foto di Liguria Notizie sono di Marco Marchelli, mentre il video di Matteo Ferrari).

L’ Eicma, Esposizione Mondiale del Motociclismo: www.eicma.it

LA LETTERA DI ARRIVEDERCI DEL CORRIERE MERCANTILE

LA LETTERA DI ARRIVEDERCI DEL CORRIERE MERCANTILE
L'ultimo numero del Corriere Mercantile e della Gazzetta del Lunedì

GENOVA. 26 LUG. Oggi è l’ultimo giorno per il Corriere Mercantile. Lo comunicano gli stessi redattori in una nota forse un po’ laconica precisando che, poi, domani toccherà alla ‘sorella’ Gazzetta del Lunedì. La lettera d’addio o, forse di arrivederci, che ci permettiamo di pubblicare per intero, fa intendere come il giornale proseguirà su altri mercati, probabilmente l’online e, almeno da parte nostra, sarà il benvenuto.

La chiusura di un giornale, fa sempre male, soprattutto per chi lo seguiva con interesse. In molti, compreso lo scrivente, hanno iniziato proprio al Corriere Mercantile, sui campi di calcio di terza categoria o scrivendo degli allievi come ultime ruote del carro, ma allora le cose erano ben diverse.

Da parte nostra non vogliamo fare commenti, su eventuali errori o problematiche interne, non ci permettiamo.

Solo un paio di riflessioni da chi da tempo è passato dalla carta stampata all’ online e ha vissuto l’ultimo giorno de La Notte di Milano con le macchine da scrivere lanciate per terra, i saloni desolatamente vuoti e gli occhi dei redattori vuoti e disperati.

Per prima cosa ricordiamo la scelta coraggiosa che ha fatto il New York Time passando all’online, il mercato dell’ editoria è in continua evoluzione e se non c’è più spazio, lo si deve cercare in nuovi mercati.

La seconda proprio leggendo la lettera d’addio si parla di persone che non hanno voluto o non se la sono sentita di ‘comprarmi’. Anni fa proprio poligrafici, giornalisti ed amministrativi del Mercantile avevano fondato dalle ceneri una cooperativa che era uscita vincente ed allora perché non fare rinascere una nuova ‘fenice’? Con affetto e solidarietà. LN

Ciao. Sono l’ultimo numero del Corriere Mercantile. Domani la stessa sorte toccherà alla mia “sorella”, la Gazzetta del Lunedì. Da martedì sparirò dalle edicole. Poi sarò in vendita, ma su altri mercati. Quelli dove opera chi, sino ad ora, non ha voluto o non se l’è sentita di comprarmi.
Ho tentato di restare in vita in ogni modo. Aggrappandomi al solo elemento che era rimasto al mio interno, quando la liquidità è andata man mano esaurendosi e hanno iniziato a bussare alla porta i primi creditori. Se sono arrivato sin qui, è solo grazie alla professionalità e all’enorme e impagabile impegno di quei giornalisti, poligrafici, amministrativi, fotografi, collaboratori che tutti i giorni mi hanno confezionato. Mi hanno sempre voluto bene. Con i miei 192 anni, posso dire di esser stato per tutti un papà. Dal mio direttore più longevo, Mimmo Angeli, all’ultimo dei ragazzi che qui hanno imparato il mestiere. Sono sempre stato un’ottima “scuola”, e tutti me lo hanno riconosciuto: a cominciare da quei giornalisti diventati famosi a livello nazionale e che sempre hanno raccontato di aver iniziato con me.
Ma sono anche una delle aziende storiche della città. Qualche anno fa, alla Camera di Commercio, venni insignito con una targa commemorativa. La mia città è capace di autocelebrarsi, un po’ meno, forse, di guardare al futuro. Per questo è iniziata la mia agonia. Mi conforta il fatto che in queste ultime ore che mi separano dalla sospensione delle pubblicazioni mi sono arrivate centinaia di mail, messaggi, ricordi, solidarietà. Tanti hanno espresso la speranza che possa tornare presto nelle edicole. Più forte, vigoroso e motivato di prima.
Ho bisogno di qualcuno che creda in me, nella mia storia, ma anche in quello che di buono posso esprimere in chiave futura. Alla mia città continuo a voler bene, anche se mi ha lasciato malconcio. Voglio continuare a raccontarla quartiere per quartiere, comune per comune, nelle squadre di serie A come nel calcio dilettantistico e negli sport minori. Nel suo mondo culturale e negli spettacoli. Per questo non vi dico addio. Ma un arrivederci pieno di speranze. E siccome sono il più vecchio di tutti, vi raccomando un’ultima cosa: ora non piangete”. (nell’immagine: la pagina odierna del Corriere Mercantile).

La versione online del Corriere Mercantile: http://www.corrieremercantile.it/