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Omicidio Cella, in aula audio con minacce della Cecere alla criminologa che fece riaprire il caso

Omicidio Cella, in aula audio con minacce della Cecere alla criminologa che fece riaprire il caso
Nada Cella

Omicidio Nada Cella, prosegue il processo a Genova: ascoltati in aula gli audio delle minacce di Annalisa Cecere

È ripreso a Genova il processo sull’omicidio di Nada Cella, la segretaria ventiquattrenne uccisa brutalmente il 6 maggio 1996 nello studio di un commercialista a Chiavari, dove lavorava. A quasi trent’anni dai fatti, l’indagine – riaperta nel 2021 grazie a nuovi elementi investigativi – è ora al centro di un dibattimento che continua a suscitare grande interesse pubblico.

Al centro dell’ultima udienza, gli audio delle minacce inviate da Annalisa Cecere, l’ex insegnante oggi imputata per il delitto, alla criminologa Antonella Delfino Pesce, la professionista che tra il 2017 e il 2019 analizzò i vecchi fascicoli del caso contribuendo in modo decisivo alla riapertura dell’inchiesta. Gli audio sono stati ascoltati in aula davanti alla corte, lasciando trasparire il tono aggressivo e intimidatorio con cui Cecere cercava di zittire la testimone.

La criminologa in aula: “Minacce e insulti dopo le mie ricerche”

Antonella Delfino Pesce, chiamata a deporre come testimone, ha ricostruito davanti ai giudici il percorso che l’ha condotta a riaprire un caso considerato ormai archiviato. L’esperta ha spiegato di aver incrociato negli anni una serie di indizi mai completamente approfonditi, fino ad arrivare a sospettare il coinvolgimento di Annalisa Cecere.

“I messaggi vocali erano pieni di insulti e minacce – ha dichiarato Antonella Delfino Pesce –. Non solo era turbata dalle mie ricerche, ma voleva chiaramente intimorirmi per farmi desistere”. La criminologa ha anche ricordato il rapporto inizialmente collaborativo con Marco Soracco, il commercialista per cui lavorava Nada e che aveva frequentato anche la stessa Cecere. “All’inizio eravamo diventati anche amici – ha detto –, mi aiutava nelle mie ricerche. Poi, con la riapertura dell’inchiesta, i rapporti si sono raffreddati e ha smesso di parlarmi”.

Un cold case riaperto dopo 25 anni

L’omicidio di Nada Cella è rimasto per anni uno dei cold case più misteriosi della Liguria. Nonostante l’intensa attività investigativa svolta all’epoca, nessun colpevole era stato identificato con certezza. Solo grazie al lavoro indipendente della criminologa e a nuove analisi forensi, l’attenzione si è concentrata su Annalisa Cecere, vicina all’ambiente professionale di Soracco e già sospettata negli anni Novanta, ma mai formalmente incriminata fino al 2021.

Con la riapertura del caso, il procedimento ha preso nuova forza: elementi indiziari, intercettazioni, nuove testimonianze e reperti riesaminati stanno ora contribuendo alla ricostruzione degli ultimi momenti di vita di Nada.

Il processo continua: in attesa di nuovi sviluppi

Il processo, che si svolge presso il Tribunale di Genova, è ancora in fase istruttoria e si prevede che nelle prossime udienze vengano ascoltati altri testimoni chiave. L’attenzione rimane alta anche sul ruolo di chi, negli anni, avrebbe potuto fornire elementi importanti ma ha scelto il silenzio.

Nel frattempo, la famiglia di Nada continua a chiedere verità e giustizia per una giovane donna la cui vita fu spezzata senza un motivo apparente. La speranza è che il lungo cammino della giustizia porti finalmente a una risposta definitiva su uno dei delitti più oscuri e irrisolti della cronaca italiana recente.

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