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La ricetta di Slow Fish per i nostri mari

Slow Fish lancia la ricetta per il futuro dei nostri mari: pescare meno e meglio, coltivare alghe e più molluschi

“È sempre più evidente che, affinché i mari continuino a essere riserve di cibo, dobbiamo decisamente cambiare le nostre abitudini: pescare meno e meglio, coltivare alghe e più molluschi. Insomma, un vero salto culturale in cui Slow Food deve assumere un importante ruolo guida coinvolgendo pescatori e allevatori, cuochi e consumatori”. A parlare è Massimo Bernacchini, esponente del Comitato esecutivo di Slow Food Italia che sintetizza così quattro giorni di lavori dei delegati internazionali della rete di Slow Fish e del Comitato scientifico, che si sono confrontati a partire dal tema centrale di questa nona edizione, Il mare: bene comune.

“Per riuscire ad affrontare in modo sostenibile l’aumento della popolazione mondiale mantenendo un mare ancora ricco – spiega il Comitato scientifico di Slow Fish – dobbiamo puntare alla parte inferiore della catena alimentare, evitando quindi i pesci che si trovano all’apice, come tonno o pesce spada, che tra l’altro contengono un’elevata quantità di contaminanti persistenti, a favore di bivalvi, crostacei, plancton e alghe, potenzialmente molto abbondanti”.

La manifestazione organizzata da Slow Food e Regione Liguria che si conclude oggi, ha riunito a Genova pescatori, trasformatori, esperti e aziende che hanno raccontato le loro storie, e soprattutto hanno condiviso le loro buone pratiche, rafforzando ancora di più quella rete internazionale che ha fatto incontrare più di 100 delegati da oltre 20 Paesi.

“Solo così riusciremo a preservare le risorse per le future generazioni e salvare davvero il nostro mare. Fondamentale anche ridurre la pesca di pesce azzurro utilizzato per produrre i mangimi necessari per l’acquacoltura: è molto meglio imparare a mangiarlo e prepararlo recuperando le specie e le ricette che conoscevano così bene i nostri nonni!”.

Quattro giorni di lavoro hanno permesso ai delegati di riscoprire l’importanza della condivisione e il senso di comunità che li unisce, indipendentemente dalla latitudine da cui provengono. È emerso come dato fondamentale quanto sia importante lavorare affinché le istituzioni e i governi valorizzino il mestiere del pescatore e si aprano a una cogestione delle risorse marine. Per la prima volta il confronto è stato aperto anche ad apicoltori e produttori di altre filiere, che lottano ogni giorno contro gli stessi problemi.

Slow Fish 2019 è stato anche il palcoscenico per l’Assemblea della rete italiana della Chiocciola. Oltre 200 attivisti da tutto lo Stivale hanno dibattuto del futuro di Slow Food e hanno approfondito i temi della manifestazione: oggi chiude l’evento e da domani continua l’impegno con la campagna permanente Slow Fish dedicata al mare e alle comunità ad esso legate.