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Il Nano Morgante | L’effetto Stefano Puzzer

I battellieri del Volga di Il'ja Efimovič Repin (1870-73)

La vita riserva sempre delle sorprese, talune belle, talaltre meno. Nondimeno, il principio causa-effetto non costituisce un elemento di sorpresa. E’ anzi un dato fattuale tanto inesorabile quanto, a volte,  imperscrutabile.

Sia come sia, calando la teoria nello specifico delle proteste contro i criteri governativi  anti-pandemia Covid 19, la causa istituzionale ha prodotto, suo malgrado, l’effetto dell’apparizione sulla scena mediatica di Stefano Puzzer, il portavoce del Coordinamento lavoratori portuali di Trieste.

E’ paradossale quanto sostanziale il fatto che questo intelligente individuo (mi autorizzo il giudizio) sia giocoforza apparso agli onori della cronaca a causa della nefasta combinazione mediatica tra reazioni istituzionali in materia di green pass & enunciazioni pubbliche divisive e irriguardose nei confronti dei lavoratori.

E’ anche paradossale e sostanziale che i concetti espressi da Stefano Puzzer, e non quelli delle Istituzioni, stiano procurando soddisfatta gratificazione ad un uditorio libero e che il rammarico derivi invece dalla rabbiosità percepita da certe cariche istituzionali nell’evocare gli argomenti tamponi & green pass come anatemi contro chiunque legittimamente esprima perplessità.

L’aspetto di gradito paradosso discende ora da un contenuto verbale pacificato e coerente con la modalità collettiva ideale alla qualità individuale d’ esistenza, senza l’ausilio di verbosità faziosa, né toni apocalittici stile “deep impact” (film catastrofico del 1998).

Tale modalità coesiva, esonerata da intenti estranei, diviene simbolo e motivo di una generale pretesa di solidarietà, categoria fino ad oggi  inattuale e adesso invece resuscitata nell’appello a quella solidale convivenza civica che il potere in quanto tale rifugge.

E’ altresì paradossale che, dinanzi ad esternazioni politiche che fanno entrare in due e uscire in quattro (per tradurla in proverbio), dinanzi ad una mole di opinionisti da talk show propinati come scienza e dichiarazioni a ritmo alternato, una parte di platea non abbia percepito la stonatura dell’orchestra.

In generale, l’intento di dividere rivela l’obiettivo scadente di dequalificare l’esistenza collettiva contaminandola e gracilizzandola con una reciproca ostilità. E sottende un esercizio del potere divergente rispetto a finalità di salute civica.

In sintesi conclusiva, un effetto concreto e imprevisto dell’ azione istituzionale è l’afflato ad esigere e ricomporre coesione sociale. Una coesione che assurge ad ideale irrinunciabile quando il potere governante, genericamente inteso, esprime azioni & toni incoerenti e striduli rispetto al benessere di cui si professa promotore; e quando   libertà e ripartenza  divengono i termini retorici fondativi su cui innestare l’arroganza solita dell’ autorità. Massimiliano Barbin Bertorelli