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Il Nano Morgante | Il pregresso della saggezza

Il Nano Morgante | Il pregresso della saggezza

Data la ripetitività con cui si manifestano le questioni, è suggeribile aggiornare costantemente parametri di riferimento e di confronto.

Insistono infatti aspetti comparativi la cui applicazione risulta più che utile per affrontare il presente e per presagirne, sebbene in stretta misura, una possibile ricaduta.

E’ quindi innegabile ritenere che, nelle molteplici dinamiche, tali parametri possano volta per volta essere validamente assunti, a patto di definirne ancor prima i criteri ispiratori. In sostanza, estrapolando il concetto dal testo vedico Bhagavat-Gita: “bisogna avere un criterio per valutare il proprio progresso”.

Istintivamente, non è agevole, né desiderabile, riuscire a costituire una asettica cornice interpretativa entro cui collocare e classificare l’agire umano, giacché la nostra natura, volubile e fluttuante, tende a considerare le cose in modo sempre nuovo, in base al grado individuale di coinvolgimento. Ciò illudendoci sulla effettiva potenza e sull’efficienza di un epico libero arbitrio.

E’ certamente più semplice parametrare e confrontare tra loro dati in termini di quantità che di qualità, tanto più conteggiando il fatto che ogni relazione è implicata, va ribadito, al singolo grado di coinvolgimento.

D’altro canto, la celerità con la quale si avvicendano le questioni può divenire ostacolo all’idea di una tale comparazione, là dove, sempre, non solo per luogo comune, “la fretta è cattiva consigliera”.

Poco consolante, anche a questi fini, sostenere che il concetto di “esperienza” recepisca ed integri in sé gli errori commessi  e che siano questi stessi errori passati a contribuire, quota parte, al “successo” presente.

Pur avendo ciò una ragione d’essere, è constatabile che le esperienze negative, i cosiddetti “fallimenti”, sortiscono non di rado un effetto emotivo diametralmente opposto alla costituzione  di una volitività individuale solida e motivata.

Travolti, per un verso, dall’incalzare dei bisogni e, per l’altro, da una “rivoluzione antropologica in cui tace Sant’Agostino e parla Vasco Rossi” (cit. L.Allodi),  prende senso la “verità” che tenta ad armonizzare le azioni con le presupposte esigenze.

Un punto di partenza non malvagio per ottenere un riscontro del progresso della propria saggezza.

Massimiliano Barbin Bertorelli