Home Consumatori Consumatori Genova

I giovani e la violenza, il parere di un medico criminologo

I giovani e la violenza, il parere di un medico criminologo
il dott. Stefano Alice

La violenza tra giovanissimi, spesso minori, è uno dei fenomeni negativi che stanno inquietando la società contemporanea.

Quali motivi spingano a tanta brutalità; perché molti giovani spezzino il futuro di altri coetanei simili a loro per problematiche e momento di vita, ma pure la loro destinandosi al carcere per lunghi anni che ne disperderanno l’età più bella, sono domande che ci stiamo ponendo con angoscia.

A dare risposte, suggerimenti ed esaminare questi tragici fatti è un noto e qualificato specialista del settore, Stefano Alice, medico esperto in Medicina Legale e danno alla persona, Psicologia Forense, Criminologia e Scienze Psicoforensi e criminologo. 

La serie mostra un’umanità complessa dietro il crimine di Jamie. Quanto è realistico il ritratto di un adolescente influenzato da comunità online come la manosfera e gli incel?

Molto più di quanto si voglia ammettere. Le comunità tossiche su internet possono essere come virus, contagiano anche i più giovani più facilmente di quanto si pensi.

Jamie sembra un ragazzo “normale” che si trasforma in un mostro. La violenza adolescenziale può davvero essere così imprevedibile?

Può, perché spesso i segnali sono nascosti tra le pieghe della normalità. La vera sfida è saperli leggere prima che sia troppo tardi, ma non è mai facile, anche per i genitori più attenti.

La serie mette in evidenza quanto spesso i genitori siano distanti dai rischi digitali dei figli. Quanto dovrebbe preoccuparsi un genitore moderno?

Molto, perché tra social, chat e community online, il pericolo non è più un mostro sotto il letto, ma un’ombra che si cela dietro uno schermo. La vigilanza deve essere più di una raccomandazione, deve essere un’abitudine.

La serie suggerisce che i segnali di disagio possano essere trascurati. Quanto spesso si sottovalutano i segnali di disagio tra i giovani?

Tutti tendiamo a chiudere gli occhi, perché affrontare le emozioni difficili richiede coraggio. Ma spesso, sono proprio quei segnali a gridare “qualcosa non va”, e chi non ascolta rischia di perdere il treno.

E se invece Jamie fosse stato più ascoltato o aiutato prima? La prevenzione può davvero fare la differenza?

Assolutamente sì. Ma bisogna essere pronti ad ascoltare non solo le parole, ma anche i silenzi e i comportamenti sottili. La prevenzione è il miglior antidoto contro le tragedie annunciata.

Il finale mostra una famiglia distrutta e un padre che si chiede cosa avrebbe potuto fare di diverso. Quanto conta il ruolo dei genitori nel prevenire questi drammi?

Tanto, ma non sono maghi. I genitori devono essere più che figure autoritarie: devono essere ascoltatori, osservatori e, sì, anche un po’ detective della vita dei figli.

In un mondo digitale così complesso, si può davvero parlare di responsabilità dei genitori senza cadere nel sensazionalismo?

Certo, è una responsabilità reale ma i sensi di colpa non servono e sono controproducenti. Essere genitori consapevoli significa accettare che il mondo evolve e che il ruolo nostro è accompagnare i figli senza lasciarli soli nel labirinto digitale.

Cosa ci insegna questa serie sulla nostra società e sul futuro della prevenzione dei crimini tra i giovani?

Che dobbiamo smettere di pensare ai giovani come “problematici” e iniziare a considerarli come persone complesse, con bisogni e segnali da interpretare. La prevenzione parte dall’empatia, e dalla capacità di intervenire prima che la crisi diventi tragedia. Dino Frambati

Non perdere gli ultimi aggiornamenti su cronaca, eventi e politica in Liguria! Iscriviti sui canali di Liguria Notizie di TelegramFacebook, Twitter e YouTube