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Gaslini: no a scuole chiuse, effetti devastanti sui bimbi. Sì a micro-lockdown in aree critiche

Bimbo con la mascherina (foto di repertorio)

“Scongiurare un lockdown nazionale con lockdown intermittenti e micro-lockdown nelle province e nei Comuni piu’ a rischio, senza sacrificare l’istruzione di bambini e ragazzi”.

Dopo la lettera inviata il 2 novembre al Governo e ai membri del Comitato Tecnico Scientifico da 16 tra i piu’ importanti medici e ricercatori italiani, gli esperti intervengono nuovamente “in vista delle nuove misure in discussione da parte del Governo che potrebbero includere nuove regioni tra le aree rosse”.

Gli scienziati “domandano l’applicazione di chiusure non solo su scala regionale, concentrandosi su Comuni e Province dove i dati sui contagi indicano una situazione epidemiologica in forte crescita e un carico sulle strutture ospedaliere non sostenibile.

L’immediata attuazione di micro-lockdown estesi anche alle situazioni piu’ critiche nelle aree gialle e arancioni, sull’esempio delle misure intraprese a Codogno, Vo’ e Medicina nello scorso mese di marzo, e di una strategia di medio-lungo periodo con lockdown pulsati di durata intermittente di 1-2 settimane fino alla primavera, porterebbe a una riduzione dei contagi.

L’interruzione degli spostamenti regionali anche tra regioni ‘gialle’, l’obbligo (e non solo la raccomandazione contenuta nell’ultimo Dpcm) al lavoro agile per amministrazioni pubbliche e attivita’ private attuabili a distanza, il divieto di incontri in abitazioni private tra non conviventi, ad eccezione di congiunti, con numero massimo di 6 persone per abitazione, e il potenziamento delle capacita’ di test e tracciamento, con particolare attenzione alle Regioni in maggiore difficolta’”.

Gli esperti hanno sottolineato nuovamente l’importanza di mantenere aperte le scuole: “La risposta alla crescita dei contagi non puo’ essere la chiusura delle scuole, che (come tutti i dati regionali confermano) non rappresentano significativi hotspot dei contagi.

In uno studio nazionale effettuato durante il primo lockdown su 2.064 adolescenti di eta’ compresa tra 11 e 19 anni abbiamo dimostrato che il 58,5% dichiarava una sensazione di tristezza che si associava a crisi di pianto (nel 31% dei casi) e ad agitazione (nel 48%) come conseguenza della chiusura delle scuole, con il 52,4% dei ragazzi che riferivano disturbi alimentari e il 44,3% che presentavano disturbi del sonno.

Inoltre, la chiusura della scuola in presenza determinerebbe un ulteriore aggravamento delle diseguaglianze, con un impatto sociale drammatico soprattutto per le famiglie con persone con disabilita’ e gravi malattie croniche.

Le conseguenze della chiusura della scuola sulla salute psicofisica di bambini e adolescenti sarebbero devastanti.

Le misure messe in atto per combattere il Covid-19 devono tener conto del loro effetto sulla salute globale, specialmente di quella delle generazioni future.

La politica deve agire con scelte rapide e razionali.

In Italia nel 2019 1.137.000 bambini (l’11,4% del totale) vivevano in condizioni di poverta’ assoluta. Si stima che in conseguenza della pandemia questo dato sia cresciuto di un milione di bambini. La chiusura delle scuole avrebbe conseguenze psicologiche, educative e sociali drammatiche, oltre che economiche”.

Ecco l’elenco dei firmatari dell’appello: Susanna Esposito, Direttore Clinica Pediatrica, Universita’ di Parma; Stefano Zona, specialista in Malattie Infettive, Ausl Modena; Antonella Viola, Immunologa, Universita’ di Padova; Giacomo Biasucci, Direttore Dipartimento Materno-Infantile, Ospedale Guglielmo da Saliceto, Piacenza; Fabio Caramelli, Direttore Uoc Terapia Intensiva Pediatrica, Irccs Policlinico Sant’Orsola, Bologna; Elio Castagnola, Direttore Uoc Malattie Infettive, Irccs Ospedale G. Gaslini, Genova; Carla Colombo, Direttore Centro Fibrosi Cistica, Universita’ degli Studi di Milano; Franca Fagioli, Direttore Dipartimento Patologia e Cura del Bambino Regina Margherita, Universita’ di Torino; Giovanni Guaraldi, Professore Associato di Malattie Infettive Universita’ di Modena e Reggio Emilia; Anna Maria Magista’, Direttore Pediatria di Comunita’ Ravenna Lugo Faenza; Federico Marchetti, Direttore Dipartimento Materno-Infantile, Ravenna; Nicola Principi, professore emerito di pediatria, Universita’ degli Studi di Milano; Antonella Squarcia, Direttore Uoc Neuropsichiatria infantile Ausl, Parma; Agnese Suppiej, Direttore Clinica Pediatrica, Universita’ di Ferrara; Gianluca Vergine, Direttore Uoc Pediatria, Ospedale di Rimini; Giorgio Tamburlini, pediatra, Centro per la Salute del Bambino onlus.