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Disordini G20, pm tedeschi: reato associativo. Black block stavolta non la passano liscia

G20 Amburgo, i black block con il pugno alzato

L’abitazione di un anarchico genovese è stata perquisita all’alba di martedì da agenti della Digos di Genova insieme ai colleghi della polizia tedesca nell’ambito di un’indagine coordinata dalla procura di Amburgo.

L’estremista era stato arrestato nel luglio del 2017 nell’ambito dei disordini scoppiati nella città tedesca in occasione delle proteste durante il G20 ed è sospettato di far parte dei violenti “black block”.

Dopo avere trascorso oltre tre mesi in carcere, l’anarchico genovese era stato condannato a un anno e nove mesi con la condizionale per i disordini, ma poi era stato rilasciato.

Il blitz si sarebbe svolto in contemporanea in diverse città d’Europa alla ricerca di elementi in grado di provare la partecipazione degli arrestati della scorsa estate al ‘Blocco Nero’ che avrebbe organizzato i disordini al G20, un po’ come era successo per il G8 di Genova.

L’obiettivo della magistratura tedesca risulta quello di dimostrare il reato associativo, che invece i magistrati genovesi, in sostanza, non avevano perseguito con successo anche se la nostra città fu messa a ferro e fuoco dai manifestanti violenti, ben organizzati ed equipaggiati.

Centinaia di black block, infatti, non hanno mai pagato per quello che hanno distrutto e i reati che hanno commesso nel 2001 a Genova.

Nel corso delle perquisizioni dell’altroieri, gli investigatori avrebbero sequestrato materiale informatico e indumenti di colore nero come felpe e cappucci adatti alla guerriglia urbana dei “black block”.