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Crisi, cura del Governo: termosifoni bassi e meno illuminazione

Crisi, cura del Governo: termosifoni bassi e meno illuminazione
Crisi, cura del Governo: termosifoni bassi e meno illuminazione

Con il paventato blocco del gas russo, il governo italiano risponderà alla crisi energetica con un piano di razionamento dell’energia elettrica e riscaldamenti nelle pubbliche amministrazioni.

Ma il problema non sarà solo l’energia. Con l’ipotesi del blocco delle esportazioni c’è l’allarme per quanto riguarda il grano, i cereali in genere e i mangimi a base di mais.

Per questo il Consiglio dei Ministri lavora ad un piano per affrontare la situazione emergenziale provocata dalla guerra in Ucraina.

E’ stato, infatti, convocato a Palazzo Chigi il Nisp, il gabinetto di guerra coordinato dalla Presidenza del Consiglio assieme ai ministri tecnici e ai vertici dell’intelligence, per monitorare la crisi.

Possibile carenza energetica

Il tutto per fronteggiare, in primis, una possibile carenza energetica con conseguente aumento dei carburanti.

Proprio sul fronte dell’energia, l’Italia fin dal 27 febbraio è in stato di preallerta che diventerebbe allerta se la Russia dovesse interrompere le forniture.

Le scorte, secondo i più informati, sarebbero sufficienti per un paio di mesi ed è quindi necessario ridurre i consumi di luce e gas.

La razionalizzazione inizierà dalle pubbliche amministrazioni. Nei piani del ministro Cingolani è prevista una riduzione dell’illuminazione esterna, a partire dei monumenti minori e degli edifici pubblici.

Mentre le strade resteranno illuminate per ragioni di sicurezza.

Gli uffici potrebbero abbassare di un grado i riscaldamenti e spegnere i termosifoni un’ora prima.

Il problema dei cereali

Poi c’è il problema dei cereali con il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, che ha allertato sulla possibile mancanza di approvvigionamento che riguarda le materie prime alimentari provenienti da Ucraina e Russia, in particolare cereali e mais, utilizzati per i mangimi negli allevamenti.

L’allarme arriva proprio dagli allevatori che se si verificasse la malaugurata ipotesi di mancanza di mangimi e sementi per i nostri animali, l’alternativa sarebbe quella di abbatterli, cancellando la filiera.

Nel caso avvenga un blocco totale delle esportazioni da questi paesi, spiega Giorgetti, è possibile che si adottino incentivi per spingere i produttori di materie prime a vendere anche a prezzi più alti alle aziende delle nostre filiere.