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Carige, i Malacalza chiedono 875 milioni di danni alla Bce. Ricorso a Corte UE

Gli imprenditori genovesi Vittorio, Mattia e Davide Malacalza (foto di repertorio fb)

E’ arrivata al gradino più alto, direttamente contro l’autorità di vigilanza della Banca centrale europea, la battaglia legale degli imprenditori della famiglia Malacalza su Carige, in cui entrarono nella primavera 2015 acquistando il 10% dalla Fondazione conferitaria per trovarsi primo azionista con il 27,5% a fine 2019, dopo avere rilevato anche quote dai francesi di Bpce e sottoscritto due aumenti di capitale, ma per finire poi con “un pugno di mosche” dopo il commissariamento deciso dalla Bce a inizio 2019.

Il riassetto-salvataggio targato Fitd del 2019 è avvenuto con un aumento con esclusione del diritto di opzione da 700 milioni (più 200 di bond subordinati) che ha azzerato i vecchi azionisti e il consorzio delle banche italiane nel Fondo è diventato primo socio Carige con l’80%.

Gli imprenditori genovesi avevano già chiesto un risarcimento a Carige, al Fitd e ai trentini di Cassa centrale banca (inizialmente destinati all’acquisto e poi usciti di scena) per quasi mezzo miliardo di danni, quasi cioè quanto investito dai Malacalza nell’avventura Carige, considerando anche consulenze e interessi.

Ora Malacalza Investimenti e Vittorio Malacalza hanno chiesto alla Corte di Giustizia della UE di condannare la Bce a risarcirli di un danno stimato complessivamente oltre 875 milioni di euro.

Più precisamente, 870,5 milioni chiesti dalla holding che fa capo per un 4% al fondatore Vittorio e per un 48% ciascuno ai figli Davide (tramite Hofima) e Mattia.

E altri 4,5 milioni chiesti da Vittorio Malacalza, che non era invece mai intervenuto direttamente nelle azioni già presentate alla Corte di Giustizia Europea dalla “Malacalza Investimenti”.

In sostanza, viene contestato all’Authority “omissioni di interventi doverosi” e “positive condotte pregiudizievoli” nella vigilanza Carige.

Inoltre, Bce avrebbe “concorso a determinare una rappresentazione della situazione e delle prospettive della banca”, in cui i Malacalza hanno investito, salvo “frustrare” tale “affidamento” con comportamenti e “provvedimenti contraddittori”, “misure ingiustificate, sproporzionate”, in una “condotta complessiva illecita e pregiudizievole”.

Gli imprenditori genovesi puntano il dito anche contro l’imposizione della dismissione di crediti deteriorati, “in modo e in misura ingiustificati, sproporzionati e contrastanti con il principio di parità di trattamento e di altri princìpi”.

Secondo i Malacalza, Bce ha anche effettuato “impropri condizionamenti e ingerenze nei processi di governance” di Carige favorendo “una gestione autocratica da parte degli amministratori delegati” e ha “concorso” ai presupposti posti dalla Bce a fondamento della “propria illegittima decisione” di amministrazione straordinaria, oltre ad avere “concorso a determinare l’illegittimo aumento di capitale con esclusione del diritto di opzione” del 2019.