Patente ritirata pure a Silvia Salis? Ma lei non è come Claudio Burlando. Lui aveva fin da subito chiesto umilmente scusa, senza fare polemiche: “E’ giusto che io paghi”. La candidata sindaca non ha appreso la lezione dell’ex sindaco
Alla candidata sindaca del centrosinistra Silvia Salis, oltre alla sanzione per violazione dell’art. 146 del Codice della Strada, sarebbe stata sospesa la patente per due mesi a seguito dell’incidente avvenuto il 23 maggio 2024 a Quinto, dove non aveva dato la precedenza ai pedoni e aveva travolto una donna di 42 anni che, col verde, attraversava regolarmente la strada sulle strisce pedonali (30 giorni di prognosi).
Non lo ha riferito Silvia Salis, spiegando con chiarezza e trasparenza il caso giudiziario che l’ha coinvolta. Lo ha riportato oggi il quotidiano La Verità, il primo che ha dato la notizia e che, nonostante sia stato denigrato da molti sostenitori di Salis, continua a scavare a fondo sui reali comportamenti di quella che si proclama già “futura sindaca” di Genova, pubblicando anche un’inchiesta sul presunto “negozio” acquistato e utilizzato come “box auto” dalla candidata del centrosinistra a Quinto (…).
Ricordiamo che la 42enne, in tempi non sospetti, l’anno scorso aveva querelato Silvia Salis per lesioni personali colpose stradali per cui, come emerso soltanto alcuni giorni fa, la Procura di Genova ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato dell’art. 590 del Codice penale, destinato al giudice di pace.
Se la candidata sindaca e indagata ha riferito che si era fermata, l’aveva soccorsa e le aveva lasciato un biglietto sol suo numero telefonico, la vittima dell’incidente ha confermato: “Non mi ha fatto visita in ospedale, non mi ha mai chiamato per sapere come stavo. Non mi ha mai chiesto scusa. Nemmeno un biglietto. Se ci fosse stata una donna anziana al mio posto forse avrebbe rischiato di morire”.
Di più. Perché Silvia Salis, anziché chiedere umilmente scusa per avere sbagliato, in primis alla donna vittima dell’incidente, troncando così la storia pubblicata sui media, si è inalberata e ha accusato il centrodestra di “attacchi personali”, affermando che “è una vergogna”.
Non è tutto. Ha pure tentato di giocare la carta della “bufala” del quotidiano La Verità soltanto perché il cronista in un primo articolo aveva riportato, a differenza di quanto effettivamente risulta dal verbale della Polizia locale, che era passata col rosso anziché col verde. La sostanza dei fatti, però, è che pur essendo anche lei passata col verde non aveva dato la precedenza ai pedoni e aveva travolto la 42enne (v. articoli precedenti).
Insomma, patente ritirata e la candidata sindaca Silvia Salis come l’ex sindaco Claudio Burlando? Dai fatti non sembra proprio. Anzi, fra i due appare che ci sia un abisso.
Da un lato la candidata sindaca di Genova che si professa di sinistra da sempre, ma che vive tra salotti romani e località esotiche (il 25 aprile del 2024 anziché essere in piazza Matteotti era ad Abu Dhabi), ha puntato sull’immagine, sugli slogan, sui video con i droni, sui discorsi scritti a tavolino.
Una “futura sindaca” che appare incoerente (come su Gronda e Agenzia per il Nucleare) e incompetente su diversi temi (Porto in primis), al punto di rifiutare l’unico confronto diretto con l’avversario del centrodestra Pietro Piciocchi con domande non precompilate e “senza sconti” e quesiti posti in diretta pure dal pubblico (organizzato da Genova24).
Una donna che non avrebbe nemmeno inviato un mazzo di fiori o alzato il telefono per chiedere scusa a un’altra donna, rimasta gravemente ferita a causa della sua “distrazione” in auto.
Dall’altro lato un ex sindaco, ex presidente della Regione Liguria, ex ministro dei Trasporti, che è realmente di sinistra da sempre, vive il territorio e si comporta da genovese senza avere mai fatto dell’apparenza il suo stile di vita.
Un uomo che ha subito chiesto umilmente scusa e riconosciuto di avere sbagliato con l’errata manovra agli Erzelli: “E’ giusto che io paghi”.
Un amministratore di ben altro livello, rispetto a Salis, che non ci ha pensato un attimo ad ammettere il fatto e a cospargersi il capo di cenere. E che quindi in questo caso non si può biasimare, ma si deve ammirare per l’umiltà e l’onestà intellettuale.
Perché è vero che una “distrazione” può capitare a tutti, ma chi aspira a essere un buon amministratore pubblico, quando sbaglia, deve avere come minimo l’umiltà di chiedere scusa. Senza se e senza ma.
Una lezione, quella di Claudio Burlando, che la candidata “futura sindaca” Silvia Salis evidentemente non ha ancora appreso dall’ex sindaco di Genova.
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