Il criminologo Stefano Alice: “usare la scienza per fare chiarezza”
“Molti credono che le persone con problemi di salute mentale siano più pericolose e abbiano maggiori probabilità di commettere reati. Questa idea, però, è spesso sbagliata”, afferma Stefano Alice, master in criminologia, perfezionato in psicologia forense, che specifica: “la psichiatria forense si occupa di capire come le malattie mentali influenzino il comportamento e di garantire che la giustizia funzioni bene”.
Del resto la materia non è facile e talvolta il continuo dibattere e discutere il tema in ogni sede vede più contrapposizioni che spiegazioni. E questo non aiuta a fare chiarezza.
Piuttosto occorre comprendere cosa ci sia di vero e cosa non lo sia in una società dove ogni giorno la delicata materia sale agli onori della cronaca e si deve capire “in primis” se ci sia più propensione a commettere crimini da parte di persone con disturbi mentali.
Solo una credenza popolare, per Stefano Alice che sostiene come “la maggior parte di loro non è violenta. Sono più spesso vittime, che non colpevoli. I media fanno sembrare il contrario, ma non è così. Né – insiste il criminologo – la malattia mentale è la causa principale della criminalità, che deriva invece da tanti fattori. Problemi sociali, economia e ambiente contano di più. Il mito più diffuso è che i criminali siano tutti pazzi. Mentre in realtà la stragrande maggioranza di chi ha bisogno di cure non è violenta. I casi in cui la violenza si spiega con una diagnosi sono piuttosto rari”.
Precisa Alice: “molte malattie mentali si possono curare o gestire con le terapie giuste. Non sono le diagnosi a definire una persona, ma il funzionamento concreto della sua mente. La scienza evolve. Le leggi cambiano. Oggi in modo di considerare la salute mentale e molto diverso da 40 anni fa. Mentre la psichiatria forense non serve solo per giudicare i criminali, ma aiuta anche a capire i rischi di recidiva, a proteggere le vittime ad assistere le persone con problemi mentali che devono affrontare la giustizia. Certo sta attraversando una crisi, C’è chi preferisce interpretazioni, restrittive chi più ampie. Diffido delle ideologie. Occorre sempre concentrarsi sul caso concreto, guardare i fatti con rigore, senza paura e senza pregiudizi ideologici”.
Circa invece il pietoso dramma dei suicidi, il medico genovese spiega che “la maggior parte dei suicidi riguarda chi ha problemi di salute mentale. La violenza contro gli altri è rara, e spesso ci sono altri fattori in gioco”.
Le persone con disturbi mentali appaiono quindi più pericolose per se stessi che per gli altri ed hanno invece un nemico davvero insidioso nei pregiudizi con la necessità di una narrazione adeguata. “I media – dice – spesso alimentano il fuoco, con titoli che spaventano oltre il dovuto”.
Per il criminologo c’è il pericolo che i media possano in qualche modo alimentare i pregiudizi sulla pericolosità delle persone con problemi mentali. “Per la maggior parte non pericolosa; i titoli spesso spostano l’attenzione su casi isolati, creando paure ingiustificate. Pensare che il folle sia una mina vagante è un mito che si scontra con i dati. Una persona con disturbi mentali può recuperare la propria vita sociale e lavorativa con cure adeguate e supporto sociale. Dovremmo essere più aperti. Aiutare di più, giudicare di meno. Una persona su quattro ha un problema di salute mentale. Eppure, anche in paesi ricchi, la metà non si cura. Si fa finta di niente e non va bene”.
“Comprendere i fatti reali sulla salute mentale e sulla psichiatria forense – fa sapere il medico, perito del Tribunale – aiuta a eliminare i pregiudizi e a vivere in una comunità più sicura e più giusta. È importante informarsi bene e non affidarsi ai miti. Non sono le diagnosi a definire la persona, ma il funzionamento concreto della sua mente. La scienza evolve, e con essa anche il modo di capire la salute mentale”. Dino Frambati
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