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Flop inchiesta Tirrenia-Cin, Riesame: compagnia solida. No a sequestro navi

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Tribunale di Genova (foto di repertorio)

La compagnia di navigazione è “solida e ha liquidità” e anche in caso di futura condanna potrà versare i soldi allo Stato. Soprattutto, anche se fosse vero che siano state contraffatte le marcature di alcune componenti dei motori “non si può parlare di una frode in pubbliche forniture”.

E’ quanto, in sintesi, hanno sostenuto i giudici del Tribunale del Riesame (presidente Massimo Cusatti) nelle motivazioni del dispositivo con cui hanno accolto la richiesta di annullamento del sequestro di quattro traghetti alla compagnia Tirrenia-Cin per un valore di circa 64 milioni di euro.

Secondo i giudici genovesi, per quanto riguarda la presunta contraffazione dei motori, “l’analisi dei supporti informatici e della documentazione sottoposta a sequestro ha permesso di accertare che gli indagati, una volta appreso che le autorità di controllo stavano procedendo a specifiche verifiche sulle marcature Imo dei componenti dei motori sulle motonavi interessate, hanno proceduto all’apposizione di false marcature sui numerosi componenti che ne erano privi”.

Per quel che concerne la presunta frode, invece, i giudici del Riesame citano una sentenza della Corte di Cassazione secondo la quale la nozione di “pubblica fornitura non possa essere estesa fino a ricomprendere anche i rapporti derivanti, come nel caso di specie, da una concessione di beni o servizi pubblici”.

Sulla cifra del sequestro, dicono i giudici genovesi “difetta la sproporzione fra l’importo confiscabile e il patrimonio dell’ente destinatario il quale, nonostante l’alienazione di due navi nel 2024, appare già sulla base della nota della finanza assolutamente capiente”.