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Pro Pal Hannoun non risponde al gip. Solo dichiarazione spontanea: non ho finanziato Hamas

Previsto presidio davanti al carcere di Marassi per Hannoun: Libertà per tutti gli arrestati
Pro Pal e "genovese" Mohammad Hannoun (foto d'archivio)

Maxi inchiesta contro il terrorismo islamico a Genova e in Italia.

Il Pro Pal 62enne Mohammad Hannoun, abitante da anni nel capoluogo ligure e arrestato sabato scorso insieme ad altri 8 islamici con la pesante accusa di essere un membro e un finanziatore di Hamas (si parla di oltre 7 milioni di euro finiti all’organizzazione terroristica islamica), stamane ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti alla gip Silvia Carpanini.

L’interrogatorio di garanzia si è iniziato alle 9 e si è svolto nel carcere di Marassi, dove il Pro Pal è detenuto.

Hannoun ha però rilasciato una dichiarazione spontanea, parlando per circa 30 minuti.

“Ha rivendicato la sua attività di raccolta fondi per iniziative precise di beneficenza a favore del popolo palestinese in tutte le sedi, cioè Gaza, la Cisgiordania e i campi profughi, che ha cominciato a svolgere negli anni Novanta” hanno riferito i suoi legali Emanuele Tambuscio e Fabio Sommovigo dopo l’interrogatorio di garanzia del presidente dell’Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese.

Nella dichiarazione spontanea Hannoun “ha negato di aver finanziato direttamente o indirettamente Hamas” e “ha spiegato con un po’ di dettagli per quanto possibile come funzionava la raccolta fondi e la loro distribuzione prima e dopo il 2023 con i grandi cambiamenti che ovviamente ci sono stati dopo il 7 ottobre”.

Per adesso Hannoun, accusato di essere al vertice della cellula islamica italiana di Hamas, resta in carcere.

I suoi legali, al momento, non hanno ancora deciso se presentare una qualche istanza di attenuazione della misura cautelare o se proporre ricorso al Tribunale del Riesame.

Hannoun ha saputo del presidio che si è svolto ieri sera davanti al carcere di Marassi con un centinaio di attivisti Pro Pal, che hanno chiesto la sua scarcerazione.

“Ce lo ha detto lui – hanno riferito i suoi legali – e ci ha detto che lo ha visto alla televisione. Ci è apparso confortato”.

Intanto, la maxi inchiesta antiterrorismo islamico della Dda e della Digos genovese va avanti. Al momento risultano altri 25 indagati.