Le affermazioni del Vescovo di Ventimiglia – San Remo Mons. Antonio Suetta, pubblicate ieri sul quotidiano Il Giornale e supportate dai consiglieri regionali liguri della Lega, sono del tutto condivisibili.
In particolare quando sostiene che togliere il Presepe dai luoghi pubblici è frutto di un laicismo dogmatico peggiore di quello religioso che si vorrebbe in questo modo combattere.
Quello che dispiace è che a dire queste cose, per primo, sia un religioso e non un laico. E il politico si limiti subito dopo a dare ragione al religioso, quando sarebbe dovuto essere lui, per primo, a fare quel discorso. Anche se, almeno in questo caso, finalmente i politici hanno preso una seria e netta presa di posizione di buon senso.
Come tutti sanno, sono stato tra i primi o forse il primo a criticare la scelta della sindaca Silvia Salis di eliminare il Presepe dalla sede del Comune di Genova, ossia Palazzo Tursi.
E qui vorrei ribadire un aspetto che certo meriterebbe ben altra attenzione.
Il processo di secolarizzazione da cui sono nati in Europa gli Stati nazionali non è avvenuto nel segno della radicale rottura, ma in quello della continuità.
Questo significa che gli Stati, sia pure laici, hanno interiorizzato il messaggio cristiano che viene così a far parte della nostra cultura e delle nostre tradizioni.
Ecco perché solo una forma dogmatica di laicismo pretende di eliminare ciò che invece ci appartiene.
Ieri la polemica era sul Crocefisso nelle scuole, oggi sul Presepe nei luoghi pubblici.
Perché dobbiamo rinnegare le nostre radici?
I musulmani hanno le loro, gli ebrei pure e dobbiamo rispettare entrambe, ma perché noi dovremmo rinunciare alle nostre? Prof. Paolo Becchi
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