“Rimango sconcertata, ma non stupita, dal silenzio della sinistra genovese che, a partire dal Pd genovese e ligure sino a tutta la giunta Salis, tace sull’arresto del Pro Pal Mohammed Hannoun con l’accusa di terrorismo islamico nell’inchiesta che ha visto la nostra città protagonista della cronaca nazionale e internazionale.
Un silenzio ancora più colpevole è quello del sindaco Silvia Salis che abbiamo visto in testa ai cortei Pro Pal, accogliere a braccia aperte Francesca Albanese, colei che giustifica gli attacchi ai giornali come nel caso del quotidiano Stampa, ma che adesso non ha speso nemmeno un minuto per un plauso, un ringraziamento alle Forze dell’ordine per il loro proficuo operato.
Il sindaco di Genova che si è dimostrata loquace e sempre pronta a parlare quando c’era da lanciare finti allarmi sul ritorno del fascismo oggi preferisce tacere e trincerarsi in un silenzio ambiguo magari attendendo istruzioni sulle cose da dire, che farà avere con la solita ‘velina’.
Dopo avere trasformato Genova nella capitale del dissenso, delle tasse, dei no a tutto e delle proteste ideologiche, non vorrei ora si proseguisse in questa folle escalation negativa”.
Lo ha dichiarato ieri Alessandra Bianchi, capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale a Genova.
“In questi mesi – ha aggiunto Bianchi – abbiamo visto il nostro sindaco Silvia Salis ‘benedire’ i cortei Pro Pal, sfilare con la fascia tricolore per le vie della città, insieme a sedicenti pacifisti, anche quando il presidente della Repubblica faceva appello alla ‘responsabilità’.
Come Fratelli d’Italia avevamo già evidenziato tutte le incongruenze di un’azione di propaganda politica ‘venduta’ come sostegno a una generica missione umanitaria sottolineando, allo stesso tempo, il grande impegno del Governo Meloni per assicurare sostegno alla popolazione civile di Gaza senza così correre il rischio di potere alimentare o finanziare in nessun modo il regime terroristico di Hamas.
Ma sappiamo come il campo largo, con in testa il sindaco Silvia Salis, abbia sempre preferito la mera propaganda alle azioni concrete.
Un modello che purtroppo a Genova conosciamo bene: una città che resta sempre più immobile sulle opere ma in prima linea per le battaglie ideologiche”.




















































