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Rogo Villa Oneto a S. Colombano, arrestato il mandante: 48enne calabrese

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Caserma Carabinieri di Sestri Levante (foto di repertorio)

Ieri i carabinieri della Compagnia di Sestri Levante, nell’ambito dell’operazione denominata “Flashover”, hanno arrestato un imprenditore edile di 48 anni, di origini calabresi,  considerato dagli inquirenti il mandante e l’organizzatore dell’incendio doloso risalente al primo luglio 2020, che distrusse una palazzina residenziale di tre piani sita a “Villa Oneto”, una località del Comune di San Colombano Certenoli.

Lo scorso 20 luglio 2021, i militari, dopo un anno di indagini serrate, avevano eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di tre uomini: un manovale 48enne di origini calabresi e due fratelli residenti nel Tigullio, rispettivamente di 43 e di 29 anni, tutti ritenuti a vario titolo gravemente indiziati della pianificazione e dell’esecuzione dell’incendio doloso.

Le fiamme in brevissimo tempo avevano completamente divorato tre appartamenti dell’immobile, provocando il crollo totale dei solai e del tetto. Il disastro aveva destato grande preoccupazione tra la popolazione della piccola frazione, dal momento che parte dello stabile in quel momento era abitato e solamente per circostanze fortuite non si erano registrate vittime o feriti.

Le opere di spegnimento, a causa delle dimensioni dell’incendio favorite dalla presenza di strutture in legno che avevano agevolato la propagazione delle fiamme, si erano protratte fino a tarda sera e avevano visto coinvolte numerose squadre dei Vigili del Fuoco.

Inizialmente la causa dell’incendio era stata ricondotta ad un innesco di natura accidentale, ma le indagini condotte dai militari ne avevano acclarato la natura dolosa. Infatti, un minuzioso sopralluogo eseguito dai carabinieri in collaborazione con la squadra di polizia giudiziaria dei Vigili del Fuoco di Genova, aveva permesso di rivelare la presenza di sostanze acceleranti nel punto di origine.

La successiva attività investigativa aveva consentito di ricostruire le fasi della condotta delittuosa che aveva preso le mosse da un sopralluogo preliminare, effettuato dagli autori del reato il pomeriggio precedente a quello dell’incendio e finalizzato a studiare la posizione e le caratteristiche dell’immobile.

A seguito dell’arresto dei tre esecutori materiali del rogo, le indagini si sono quindi concentrate sul movente e sull’eventuale mandante.

E’ stato accertato che lo stabile era assicurato con una nota compagnia di assicurazioni e che, nei mesi antecedenti l’incendio, l’edificio era stato oggetto di lavori di ristrutturazione dai contorni anomali, che sono finiti sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti.

Il sospetto è stato quello che l’incendio doloso potesse nascondere una frode assicurativa.

Così è saltata fuori la figura dell’imprenditore edile di Chiavari, titolare dell’impresa che nel mese di settembre 2020 aveva stipulato con la società proprietaria dell’immobile di Villa Oneto un contratto per la ricostruzione dell’edificio distrutto dalle fiamme.

Secondo l’ipotesi degli inquirenti, l’incendio sarebbe stato commissionato proprio dall’imprenditore ai due fratelli arrestati nel mese di luglio scorso, con la fondamentale intermediazione del manovale di origini calabresi, anch’egli arrestato a luglio, allo scopo di conseguire un beneficio economico dall’ottenimento dell’appalto per i lavori di ricostruzione post-incendio.

Lavori che sono stati poi effettivamente commissionati a una ditta di costruzioni collegata alla famiglia dell’imprenditore arrestato.

Le indagini hanno accertato che l’ingente ristoro assicurativo, quantificato in circa 600.000 euro che la società di assicurazioni avrebbe dovuto elargire alla società proprietà dell’immobile, sarebbe stato utilizzato per finanziare la ristrutturazione dell’immobile “post incendio”.

Invece la riqualificazione “ante incendio” era stata appaltata ad un’altra società, sempre in qualche modo riconducibile allo stesso imprenditore calabrese.

Tuttavia, pare che i risultati di quella prima ristrutturazione fossero viziati da gravi errori. Da qui presumibilmente la decisione di “sanarli”, dando alle fiamme l’immobile per poi ricostruire sulla solida base del risarcimento che sarebbe stato elargito dall’assicurazione.