“La situazione che si è venuta a creare nel carcere di Marassi purtroppo non ci sorprende. È il risultato di problemi strutturali che da tempo vengono denunciati da chi lavora quotidianamente all’interno degli istituti penitenziari. Le organizzazioni sindacali della Polizia Penitenziaria, le associazioni che si occupano dei diritti dei detenuti, i volontari. E sono gli stessi problemi che anche io ho più volte portato all’attenzione delle istituzioni”.
Lo ha dichiarato stasera il consigliere regionale Gianni Pastorino, capogruppo della lista “Andrea Orlando Presidente” e rappresentante di Linea Condivisa, commentando i violenti disordini a Marassi che sarebbero stati provocati in prevalenza da detenuti stranieri.
“Sovraffollamento – ha aggiunto Pastorino – carenza di personale (sia penitenziario che amministrativo), assenza di un servizio sanitario in grado di dare risposte concrete. Questo è il quadro in cui si è sviluppata una situazione esplosiva che andava affrontata con serietà molto prima di arrivare a un punto di rottura come quello di oggi.
Ironia della sorte, proprio oggi, mentre qui a Marassi esplode una crisi annunciata, a Roma il governo ha approvato il cosiddetto ‘Decreto Sicurezza’. Un provvedimento che insiste solo sulla logica repressiva, introducendo nuovi reati come quello di ‘rivolta in carcere’, punibile anche in caso di resistenza passiva. Ma il carcere non può essere pensato solo come luogo di esclusione e controllo. È anche e soprattutto un luogo vivo, dove vivono e lavorano persone. E la sicurezza vera si costruisce migliorando le condizioni, non criminalizzando il disagio.
Per questo ho immediatamente contattato il presidente della I Commissione, il consigliere Alessandro Bozzano, trovando una positiva disponibilità, a cui ho chiesto formalmente la convocazione urgente della Commissione con l’audizione del Garante regionale delle persone private della libertà, Doriano Saracino, e dei rappresentanti sindacali CGIL, CISL e UIL sia della Polizia Penitenziaria che del personale civile/amministrativo. È urgente un confronto istituzionale serio, concreto, che parta dall’ascolto di chi conosce la realtà del carcere dall’interno.
La politica regionale non può restare inerte davanti a una situazione tanto drammatica. Non basta reagire quando scoppia l’emergenza. Serve agire prima, con responsabilità e con la volontà di affrontare i problemi per quello che sono: urgenti, concreti, risolvibili. Se si vuole davvero cambiare rotta”.