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Omicidio Nada Cella, il commercialista al pm: nessun legame con Annalucia Cecere

Omicidio Nada Cella, dopo 25 anni una nuova indagine
Nada Cella (foto di repertorio fb)

“Non ho avuto alcuna relazione con Annalucia Cecere. Siamo usciti un paio di volte e sempre in compagnia di numerose persone, ma con lei non ho avuto alcun legame”.

È la sostanza di quanto riferito ieri dal commercialista Marco Soracco al pubblico ministero nei due interrogatori a cui è stato sottoposto nelle scorse settimane.

Soracco, difeso dall’avvocato Andrea Vernazza, è indagato insieme all’anziana madre per false dichiarazioni al pm nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Nada Cella, la giovane segretaria massacrata il 6 maggio 1996 nello studio di Soracco dove lavorava.

Indagata per l’omicidio Annalucia Cecere, ex insegnante, trasferitasi da Chiavari a Boves, in provincia di Cuneo, che secondo gli inquirenti avrebbe visto nella giovane una rivale.

“Anche con Nada – ha ribadito agli inquirenti Soracco – non c’era nessun legame ma solo rapporti di lavoro”.

Per gli inquirenti però il commercialista mentirebbe.

“Contesto il reato ipotizzato – ha sottolineato l’avvocato Vernazza – e vedremo che strada farà, ma siamo contenti se si arrivasse alla soluzione del giallo. Tutto quello che aveva da dire Soracco lo ha detto”.

Secondo gli investigatori della Squadra Mobile, invece, sia il commercialista che la madre sapevano delle “mire” di Cecere, che era stata in studio più di una volta per cercare il commercialista, tanto che l’anziana ne aveva anche parlato con alcuni preti frequentati dalla famiglia e sentiti nei giorni scorsi.

Intanto, tra i reperti che verranno analizzati dal genetista Emiliano Giardina, oltre al bottone ritrovato sotto il corpo di Nada, anche un anellino di poco valore.

Potrebbe averlo perso l’assassina? Si chiedono gli investigatori.

In queste settimane sono state sentite le amiche della segretaria, gli investigatori dell’epoca, ma anche vari testimoni tra cui una cliente che chiamò più volte in studio quella mattina, all’ora del delitto, dicendo che le avevano risposto due persone diverse.

Alla donna potrebbe essere fatta sentire la voce dell’indagata per un eventuale confronto.

A fare riaprire il “cold case” di Chiavari è stata la tenacia della criminologa Antonella Pesce Delfino che insieme all’avvocata Sabrina Franzone ha riletto tutti gli atti della vecchia indagine trovando spunti che non erano stati valutati ai tempi.