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Meno Bucci più bulicci: in 5mila sfilano contro il sindaco (10mila per organizzatori)

Genova, Liguria Pride 2018: manifestanti contro sindaco Bucci

“Meno Bucci più bulicci”. “Mi spiace Bucci ma siam tutti bulicci”. “Offensivi e divisivi”. “Siamo indignati”. “Il patrocinio siamo tutti noi”.

La sfilata del “Mardi Gras” genovese oggi si è trasformata anche in una contestazione al sindaco di Genova che ha negato il patrocinio del Comune al Liguria Pride 2018 organizzato dalla comunità LGBT (Lesbiche Gay Bisessuali Transessuali).

Contestata pure Regione Liguria, che con il governatore Giovanni Toti ha scelto di seguire la linea di Bucci e non ha concesso il suo patrocinio.

A differenza di accaduto nella Capitale una settimana fa (quando la sindaca Virginia Raggi aveva disertato il “Mardi Gras” romano) durante la sfilata genovese non si sono registrate contestazioni al nuovo governo M5S-Lega, ma solo contro “i ministri della Lega” e le “amministrazioni di destra”. Probabilmente perché il M5S locale, insieme al Pd, ha sostenuto ufficialmente la manifestazione di Genova.

In ogni caso, da Principe a Brignole fino a De Ferrari hanno sfilato oltre 5mila persone (10mila secondo gli organizzatori). Mentre l’anno scorso erano stati stimati circa 8mila partecipanti. Per le strade tanti colori, carri allegorici, alcuni gay in tenuta sadomaso soft, travestiti e transessuali con vestiti luccicanti e succinti. Le femministe hanno esposto i soliti cartelli contro il Vaticano.

Anche Anpi, Arci e Cgil si sono schierati con i manifestanti colorati.

“A De Ferrari 10mila persone in marcia – hanno dichiarato gli organizzatori del Liguria Pride – la meterologia non ha sbagliato: migliaia di arcobaleni luccicanti in uno splendido cielo azzurro. Ci hanno definito offesivi, ma abbiamo visto solo abbracci e sorrisi. Ci hanno detto divisivi, ma il nostro Liguria Pride 2018 è la casa di tutti e tutte. Abbiamo portato in piazza l’antifascismo dei sentimenti, con il nostro stile fatto di allegria, rispetto e condivisione. Liguria Pride vuole dire famiglia, perché nessuno/a resti indietro”.