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Loro fanno le rivolte e Pastorino vuole istituire il Garante dei detenuti

Linea condivisa, capogruppo regionale Gianni Pastorino (foto d'archivio)

“La sommossa avvenuta ieri nelle carceri italiane (e anche nel penitenziario di Marassi, a Genova) a causa dell’emergenza coronavirus, dimostra quanto sia indispensabile la figura del Garante dei detenuti. Una figura tuttora assente in Liguria”.

Lo ha dichiarato oggi il capogruppo regionale Gianni Pastorino (Linea condivisa) dopo le rivolte nelle carceri italiane, spalleggiate anche dagli anarchici come a San Vittore a Milano.

Loro fanno le rivolte, Ardenti: ripensare a istituire Garante dei detenuti in Liguria

“La situazione – ha aggiunto Pastorino – nelle carceri italiane è esplosiva: lo dimostrano i disordini di ieri, causati dall’emergenza coronavirus.

Concordiamo con le parole di Stefano Anastasia, garante dei detenuti di Lazio e Umbria, nonché portavoce di tutti i garanti italiani, da sempre in prima linea sul fronte di una legge regionale per istituire in Liguria la figura di garanzia.

Ancora una volta ci colpisce quanto Regione Liguria non abbia saputo cogliere il problema. E anche l’opportunità: quella cioè di approvare la legge che da anni stiamo promuovendo.

Giusto per fare un esempio di queste ore: ieri Anastasia è stato protagonista della mediazione riuscita fra i detenuti in rivolta nel carcere di Frosinone e la direzione del penitenziario.

Nonostante l’impegno profuso da Linea Condivisa, nonostante che il nostro provvedimento sia approdato in aula, le continue di titubanze di una parte del centrodestra, rappresentate dalla Lega, finora hanno impedito l’approvazione della legge. Ora serve un gesto responsabile e di buona volontà.

Credo che oggi tutte le persone di buon senso si rendano conto che anche la Liguria debba avere un garante dei detenuti, capace di svolgere mediazioni importanti anche nelle nostre carceri.

A partire da Marassi, vera e propria polveriera del mondo penitenziario.

Il nostro impegno continuerà anche nell’emergenza di questi giorni, perché i diritti sono di tutti: dei detenuti, del personale di polizia penitenziaria che opera nelle carceri, del personale civile e di tutti coloro che lavorando in un settore così delicato rischiano di essere dimenticati dalla politica. E dobbiamo riuscire ad alleggerire il carico della popolazione carceraria, utilizzando tutti i sistemi giuridici disponibili, ivi compreso la possibilità di ampliare la detenzione domiciliare”.